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Reparti a conduzione infermieristica, Soi: Strategia pericolosa

di Redazione

È ora che qualcuno spieghi ai cittadini il senso di costituire dei reparti ospedalieri a conduzione infermieristica: in cui, per usare una vecchia definizione, il 'Primario è un Infermiere'. Solo una strategia politica miope e pericolosa, sensibile solo al risparmio per il risparmio può produrre soluzioni così assurde. Così in una nota Matteo Piovella, presidente della Società Oftalmolgoica Italiana (Soi), già noto per la denuncia sull’abuso di professione medica oculistica, che chiede vi sia trasparenza tra professioni sanitarie e cittadini, perché se ci fosse chiarezza e trasparenza tutti i pazienti (attenzione: tutti) – che afferiscono al Pronto soccorso - chiederebbero di essere visitati da un medico soprattutto se da questo dipende il loro percorso ospedaliero.

Soi, Piovella: Trasparenza tra professioni sanitarie e cittadini

matteo piovella

Matteo Piovella, presidente Soi - Società Oftalmologica Italiana

La legge italiana da sempre afferma: non è consentito sottrarsi al rispetto della legge adducendo la mancata conoscenza della stessa. Il Presidente della Soi (Società Oftalmologica Italiana) Matteo Piovella ha coinvolto il Ministero della Salute e la Magistratura italiana allo scopo di far prendere consapevolezza che impedire l'abuso di esercizio della Professione Medica è la chiave di volta su cui si fonda la tutela e la sicurezza dei Pazienti e l'efficienza del Sistema Sanitario Italiano.

L'assistenza sanitaria si può attivare solo nella stretta osservanza dei due principi posti a fondamento dell'esercizio (esclusivo) della Professione Medica: la diagnosi e la cura. Grazie alla presa di responsabilità e di posizione di Soi ora lo vedono tutti. Gli equivoci degli ultimi 20 anni sono stati spazzati via.

Così in un comunicato della Soi, che continua: Tutti i bla bla bla che si sentono a destra e manca circa il profilo di studio, le attività autorizzate e soprattutto l'autonomia professionale, in genere, messe tutte insieme appassionatamente per giustificare l'autocertificazione operativa delle Professioni Sanitarie, sono state sovrastate e rese assolutamente inutili dal principio inalienabile che solo il medico ha la responsabilità della diagnosi e della cura del paziente. E il mancato rispetto della legge comporta il reato di esercizio abusivo della professione.

Quindi - continua il comunicato della Soi - tutti gli esercenti le Professioni Sanitarie siano consapevoli che non può bastare appellarsi alla parola magica 'Equipollenza' per certificare di aver effettuato un percorso che non è mai esistito. Anche se gli infermieri si sono ricordati di fare domanda di 'equipollenza professionale': cosa che il Ministro della Pubblica Istruzione ha recentemente affermato di non essersi ricordata, a suo tempo, personalmente di fare.

La Sanità cura la Gente ed è responsabile della vita della Gente: niente più e niente meno. Quindi niente più Case della Salute a Roma gestite e condotte da Infermieri su decisione illegittima del Politico poco responsabile di turno. Quindi niente più cartellini verdi rossi gialli arcobaleno attribuiti con 'diagnosi' effettuate da Personale inappropriato incompetente ed incapace

Tutte opzioni che finiscono con condannare i pazienti - continua il comunicato della SOI - che hanno la disavventura di doversi rivolgere ad un Pronto Soccorso ad una esperienza da terzo mondo: sulle scelte fondamentali fatte da personale inadeguato, ogni giorno migliaia di cittadini mettono a rischio la loro vita. Situazioni paradossali in cui risulta 'normale' aspettare fino a 9 ore prima di veder comparire un Medico.

Un'esperienza che può colpire chiunque: in qualunque città. Ed è ora che qualcuno spieghi ai cittadini il senso di costituire dei reparti ospedalieri a conduzione infermieristica: in cui, per usare una vecchia definizione, il 'Primario è un Infermiere'. Solo una strategia politica miope e pericolosa, sensibile solo al risparmio per il risparmio può produrre soluzioni così assurde.

Soluzioni raggiunte esclusivamente sulla mancanza di comunicazioni ai pazienti: provate a chiedere ad un paziente che si reca ad un Pronto Soccorso se ritiene corretto che il codice di riferimento della gravità della sua situazione clinica sia definito da un infermiere (infermiere di Triage, ndr) o, invece, da un medico; magari di grande esperienza, visto che si tratta della decisione più importante della sua vita.

Come è noto - continua il comunicato - l'attribuzione di un codice giallo invece che rosso può veramente ed effettivamente salvarti la vita. E i recenti fatti di cronaca ne hanno dato impietosa testimonianza. Ma ormai è evidente: questa politica incompetente ed irresponsabile si irrita quando sente parlare di correttezza, di legittimità, di sicurezza. Semplice, chiaro ed evidente a tutti. Ma ci sono ancora persone che non conoscono la legge o che, conoscendola, ritengono di poterla manipolare a loro piacimento.

Da ultimo occorre sottolineare - scrive ancora la Soi nella nota - l'esigenza per tutti ad armonizzarsi al rispetto dei principi su cui si fonda il consenso informato recentemente aggiornati con l'approvazione della legge sul fine vita. Oggi occorre affermare con forza che il Cittadino italiano ha il diritto dovere di conoscere con chiarezza e trasparenza il titolo di studio le capacità professionali (e le conseguenti responsabilità) del professionista sanitario che lo sta ricevendo, valutando ('curando') e di sapere 'con chiarezza e trasparenza - se si tratta di un Medico o di un Infermiere; di un oculista o di un ortottista.

Più semplicemente: se ha di fronte un professionista in grado di salvargli la vita applicando la miglior cura. Invece no. Non lo vogliono fare.

La ragione è evidente: se ci fosse chiarezza e trasparenza tutti i pazienti (attenzione: tutti) chiederebbero di essere visitati da un medico soprattutto se da questo dipende il loro percorso ospedaliero. È totalmente evidente.

Questa azione virtuosa promossa da SOI, sostiene il Presidente Matteo Piovella, è una ulteriore opportunità per fornire alla cittadinanza uno strumento formativo utile e mirato, affinché tutti possano assumere consapevolezza sui propri diritti ad avere informazioni chiare in materia di salute. E metterli perfettamente nella condizione di far valere i propri diritti e di poter intervenire quando soggetti ad abusi e discriminazioni. Così dice la Costituzione. Così si deve salvare il Servizio Sanitario Pubblico. Tutto questo si riverbererà positivamente anche sulle attività di tutte le Professioni sanitarie oltre che sulla assistenza sanitaria erogata ai Cittadini.

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