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Stato della professione infermieristica nel mondo

di Ilaria Campagna

Dalla formazione infermieristica avanzata alla creazione di maggiori posti di lavoro, fino al rafforzamento dei ruoli di leadership. Nei prossimi 10 anni sarà fondamentale l’impegno dei governi, insieme a quello delle Associazioni professionali, delle Società Scientifiche e degli Enti regolatori, per sostenere i progressi della professione infermieristica. Sono infatti ancora molte le disparità a livello mondiale e nonostante siano 27,9 milioni gli infermieri in tutto il mondo e si pongano come il più grande gruppo professionale (circa il 59%) del settore sanitario, il numero non è ancora sufficiente per garantire il raggiungimento della copertura sanitaria universale. È quanto emerge dal rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) sullo Stato dell'Infermieristica nel Mondo 2020, redatto in collaborazione con il Consiglio Internazionale degli Infermieri (ICN) e la campagna globale Nursing Now. Di seguito, i punti affrontati nel report lanciato in occasione della Giornata mondiale della salute 2020.

Professione infermieristica e formazione

A livello globale, la maggior parte dei paesi hanno dichiarato una durata minima di 3 anni per la formazione infermieristica, la presenza di standard ben definiti riguardo i contenuti didattici, la preparazione dei docenti e la formazione interprofessionale.

Numerosi sono anche i paesi che richiedono una valutazione iniziale delle competenze per accedere alla professione e in seguito un costante aggiornamento da perseguire attraverso la formazione continua.

Nonostante ciò si evidenzia ancora un’enorme variabilità nei livelli minimi di formazione, soprattutto a causa delle carenze di docenti qualificati e infrastrutture adatte allo svolgimento del tirocinio previsto dal percorso di studi.

Infermieri e posti di lavoro

A livello globale il personale infermieristico non è ancora sufficiente per garantire il raggiungimento della copertura sanitaria universale. Le maggiori carenze si riscontrano nei paesi dell'Africa, del Sud-Est asiatico, delle regioni del Mediterraneo orientale e in alcuni paesi dell'America.

Pertanto, sono almeno 6 milioni i nuovi posti di lavoro da creare entro il 2030, principalmente nei paesi a basso e medio reddito. L’obiettivo è quello di compensare le carenze interne agli stati e colmare le diseguaglianze di distribuzione degli infermieri in tutto il mondo.

In molti paesi, inoltre, la stabilità del patrimonio infermieristico è minacciata dall'invecchiamento del personale. Infatti, sebbene a livello globale il personale infermieristico sia relativamente giovane, ci sono paesi - in particolar modo europei e americani - che vedono la presenza di personale con un’età pari o superiore ai 55 anni.

A questi paesi si chiede di aumentare il numero di laureati in media dell'8% all'anno, insieme a una maggiore capacità di attrarre e assumere personale attraverso il miglioramento delle condizioni di lavoro, di salari equi e del rispetto dei diritti alla salute e alla sicurezza sul posto di lavoro.

Mobilità internazionale del personale infermieristico

La mobilità internazionale del personale infermieristico sta aumentando, tanto che un infermiere su otto pratica in un paese diverso da quello in cui è nato o si è formato. Nello specifico, molti paesi ad alto reddito sembrano fare grande affidamento sulla mobilità infermieristica internazionale a causa del basso numero di infermieri interni rispetto al numero di posti di lavoro disponibili o alla capacità di impiegare infermieri neo-laureati nei servizi sanitari.

Una mobilità internazionale non gestita potrebbe però peggiorare le carenze di personale in alcuni paesi e contribuire a un accesso non equo ai servizi sanitari da parte della popolazione. Pertanto, la mobilità e la migrazione degli infermieri devono essere monitorate e gestite in modo responsabile ed etico.

Leadership infermieristica e potere decisionale

Altro punto fondamentale è il rafforzamento della leadership infermieristica, attuale e futura, con l’istituzione della figura del Chief Nursing Officer, cioè di un Responsabile infermieristico a livello ministeriale e a livello regionale.

In questo modo si potrebbe garantire agli infermieri una voce in capitolo nella formulazione delle politiche sanitarie, nel processo decisionale e nel contributo all'efficacia dei sistemi sanitari e di assistenza sociale.

Il lavoro degli infermieri è infatti cruciale per il raggiungimento di una serie di obiettivi nazionali e globali come la copertura sanitaria universale, la salute mentale, le malattie non trasmissibili, la preparazione e la risposta alle emergenze, la sicurezza dei pazienti e l’erogazione di cure integrate centrate sulla persona.

Professione infermieristica e differenze di genere

Circa il 90% della forza lavoro infermieristica è di sesso femminile, ma sono pochi gli incarichi di leadership nei sistemi sanitari ad essere ricoperti dalle donne. Differenze di genere sono riscontrabili anche nei salari.

Ai governi si chiedono, quindi, attraverso la pianificazione di specifiche politiche di lavoro, maggiori tutele e risposte alla discriminazione e alla violenza di genere sul posto di lavoro.

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