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TAR sospende la delibera regionale sul super OSS

di Redazione Roma

Il Tribunale amministrativo regionale ha accolto la richiesta di sospensiva della delibera della giunta in merito alla formazione complementare per gli Oss. È andato a buon fine, dunque, il “pressing asfissiante” – usando una metafora calcistica – compiuto dalla Fnopi, dagli Opi veneti, da numerosi altri Opi italiani ad adiuvandum e dalla federazione Migep. L’assessore alla sanità, Lanzarin: Non rimane che rivolgersi al Consiglio di Stato. L’udienza di merito è fissata al 15 dicembre.

Delibera formazione complementare Oss, il Tar Veneto la sospende

È stata accolta dal Tar del Veneto la richiesta di sospensiva della delibera della giunta regionale relativa alla formazione per gli Oss, impugnata dalla Fnopi e dagli Opi veneti (e non solo). Dunque, il “lavoro di pressing” compiuto dalla Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche e dagli Ordini provinciali di Belluno, di Padova, di Rovigo, di Treviso, di Venezia, di Verona e di Vicenza – che fin dal principio hanno considerato la delibera irricevibile, chiedendone l’immediata sospensione – ha avuto la meglio. Ed ecco che il Tar ha accolto l’istanza cautelare, sospendendo il provvedimento impugnato e fissando per la trattazione di merito del ricorso l’udienza pubblica del 15 dicembre 2021.

La notizia è stata diffusa dalla consigliera regionale del Pd Anna Maria Bigon, vicepresidente della commissione sanità, che solo alcuni giorni fa aveva espresso tutta la propria contrarietà alla delibera della giunta relativamente all’introduzione del percorso di “Formazione complementare in assistenza sanitaria dell’Operatore Socio-Sanitario”.

Di contro, la replica dell’assessore regionale alla sanità e ai servizi sociali del Veneto, Manuela Lanzarin: Non abbiamo mai equiparato infermieri ed oss. Un esito, questo, sul quale la Fnopi aveva creduto e investito molto. Considerando la delibera (appunto) un atto che pone a rischio la salute dei cittadini e configura un abuso di professione, non essendo gli Oss personale sanitario, ma del ruolo tecnico – non laureato né iscritto agli albi – e che aggira i presupposti della legge n. 24/2017 sulla responsabilità degli operatori sanitari.

Soprattutto, la Fnopi – di cui alcune note, diramate attraverso il proprio sito, erano state riprese nell’interpellanza urgente presentata alla Camera dall’On. Maria Elena Boschi (Italia Viva) quale prima firmataria – aveva dato mandato ai propri legali di impugnare la delibera, anche a sostegno dell’attività intrapresa dagli Ordini provinciali in merito. In replica, lo stesso sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri (M5S) nel suo intervento alla Camera, aveva citato la Federazione, dichiarando che la delibera n. 305 del 16 marzo 2021 del Veneto va oltre le previsioni dell’accordo Stato-Regioni del 16 gennaio 2003, al quale è fondamentale uniformarsi.

Soddisfazione, oggi, è espressa da Bigon: La carenza di personale sanitario nelle Rsa è un problema reale, ma va affrontato senza fantasiose fughe in avanti che non risolvono nulla. Oss e infermieri sono due figure distinte e complementari e tali devono rimanere. Di tutt’altro avviso (ovviamente) Lanzarin: Il Tar ha di fatto accettato la sospensiva e ci ha bloccato. Non è una buona notizia: la situazione, infatti, è decisamente seria e problematica. Ad oggi, le Ulss stanno prestando i loro infermieri alle Rsa.

Di più. L’assessore regionale alla sanità tiene a puntualizzare: Stiamo parlando di una formazione professionale che non andava certamente a sostituire la figura dell’infermiere, che resta il profilo professionale cardine, ma che invece formava una figura di sostegno, che doveva essere poi coadiuvata da un infermiere, e che in questo momento – in particolare modo nelle strutture ospedaliere e nelle case di riposo – diviene fondamentale, se non essenziale, per assicurare il servizio. A questo punto non resta che rivolgersi al Consiglio di Stato.

Giornalista

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