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Lavoro

Sanità privata, Oss beffati dal decreto dignità

di Paola Botte

Nato per scoraggiare la precarietà lavorativa, il decreto dignità, voluto da Luigi Di Maio, ministro del lavoro e dello sviluppo economico, si sta in qualche caso rivelando un'arma proprio contro i lavoratori precari. Soprattutto in quei settori in cui l'instabilità è molto presente. Un esempio sono gli oss.

Decreto dignità, Denise: una beffa per noi Oss

La storia di Denise, una degli oss beffatti dal decreto dignità

Denise, oss di 39 anni, dipendente a tempo determinato di una struttura sanitaria privata, racconta la sua esperienza di lavoratrice precaria, denunciando una situazione comune ad altri colleghi: ossia avere in mano un contratto di soli undici mesi, dopo il quale non è previsto nessun rinnovo.

Da qualche settimana hanno iniziato a lasciare a casa alcuni colleghi e fra due mesi toccherà anche a me racconta Denise sconfortata. Secondo l'operatrice, che ha un'esperienza decennale con i contratti a tempo determinato, questo "benservito" di massa, avvenuto nella sua realtà e non solo, accade prevalentemente a causa delle nuove regole imposte dal decreto dignità.

I datori di lavoro di fronte al decreto che fissa il limite di durata del contratto di lavoro subordinato a tempo determinato o in somministrazione a dodici mesi, preferiscono sostituire continuamente i propri dipendenti, piuttosto che dovere assumere quelli già esistenti a tempo indeterminato.

In realtà, il decreto prevede anche un'altra possibilità e cioè che un contratto possa essere prorogato fino ad un massimo di 24 mesi, ma solo se ricorre una delle condizioni particolari previste dalla legge e se si indica la causale sul contratto. Ossia, il motivo per cui l'azienda ha deciso di assumere una persona a tempo determinato e non a tempo indeterminato.

Il problema è che nessun datore di lavoro vuole rischiare di sbagliare e finire in un contenzioso legale, così la maggior parte di loro opta, come nel caso di Denise e molti altri, per contratti di una durata non superiore agli undici mesi. Dopo i quali non servono motivazioni per lasciare a casa qualcuno.

In questo modo i precari e in particolare quelli del settore socio sanitario, come me, già ampiamente sfruttati, - dice Denise - sono entrati in un turn-over peggiore. Fino a prima del decreto dignità infatti riuscivamo a lavorare ininterrottamente almeno per trentasei mesi, adesso neanche per un anno e solo in rari casi per ventiquattro mesi. Questo vuol dire, parlo personalmente, che lavoreremo in situazioni di precariato sempre peggiori con un alto livello di stress. E per chi, ogni giorno, lavora accanto a persone bisognose di cura e assistenza vuol dire tanto.

Penso che il decreto dignità abbia una finalità giusta, ma credo che vada rivisto qualcosa, come per esempio imporre alle aziende un numero massimo di ricambi tra i lavoratori

Quello sollevato da Denise per gli oss è un problema che è già stato evidenziato nei mesi scorsi e largamente trattato da numerose altre categorie. Tra le prime, si ricorda quella dei call-center, che nel mercato del lavoro è forse la più rappresentativa del mondo precario.

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