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Medicina delle catastrofi, formazione universitaria e competenze infermieristiche

di Redazione

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FIRENZE. Nonostante gli infermieri siano d’accordo sulla necessità di possedere competenze di base nella preparazione e risposta alle catastrofi in aggiunta alle competenze cliniche riconosciute, l’insegnamento della medicina delle catastrofi non è riconosciuto nel curriculum universitario nelle scuole infermieristiche statunitensi (come anche in quelle italiane) e la letteratura riguardante il ruolo degli infermieri in tale ambito è sorprendentemente scarsa.

 

di Ester Baldi e Gabriele Ballerini

 

E’ quindi un imperativo identificare cosa gli infermieri debbano effettivamente sapere e conoscere in qualità di membri di un team nella risposta alle emergenze e ai disastri per poter garantire la sicurezza della popolazione e la risposta ai suoi bisogni (in questo caso assistenziali) anche durante una maxiemergenza.

 

I ruoli che possono ricoprire e le attività svolte, in funzione delle proprie competenze e abilità, spaziano dall’esecuzione di prestazioni assistenziali, al triage, attività di coordinamento, educazione e informazione alla popolazione e alla comunità colpita dalla catastrofe, attività di counseling in ambito di salute mentale, a molto altro.

 

Allo stato attuale, la mancanza di competenze riconosciute e le lacune in materia di istruzione rendono difficile reclutare infermieri preparati a rispondere a un disastro e fornire assistenza in modo efficace.

 

Un esempio di studio sul curriculum universitario degli infermieri, per quanto riguarda la preparazione in medicina delle catastrofi, è stato condotto da membri della facoltà di Hong Kong (Polytechnic University) e di Sichuan dopo il terremoto del 2008 a Wenchuan, con lo scopo di identificare le competenze e più che altro le abilità tecniche richieste nel disaster management e valutare la preparazione degli studenti universitari nell’ambito suddetto. I risultati dello studio hanno portato alla conclusione che il core dell’addestramento nella gestione delle catastrofi deve includere il trasposto delle vittime, la gestione delle emergenze, l'emostasi, le tecniche di bendaggio, fissaggio e movimentazione manuale, l’osservazione e il monitoraggio degli assistiti, il triage delle maxiemergenze, il controllo delle infezioni attraverso misure igieniche di profilassi e interventi educativi rivolti alla popolazione riguardanti la prevenzione primaria, la gestione dell’aspetto psicologico delle vittime (stress post-traumatico), la rianimazione cardiopolmonare, la cura delle lesioni, la gestione di accessi venosi e la registrazione dei dati relativi alla cura degli assistiti. Questo e altri studi fanno capire che è necessario adattare il contenuto della formazione universitaria in modo da acquisire la preparazione necessaria per poter rispondere anche agli incidenti maggiori.

 

La medicina delle catastrofi e di conseguenza il disaster nursing devono ancora essere inclusi come parte integrante del curriculum universitario infermieristico.
In un’analisi Usa del 2005 si rileva che il 75% di 378 Nursing Schools offrono conoscenze limitate (4 ore) in medicina delle catastrofi e, nonostante non esistono studi analoghi in Italia, è facile immaginare che la situazione sia la stessa.

 

Uno studio rispetto alla preparazione ai disastri è rappresentato da un Survey in 100 ospedali italiani al quale hanno rispondono in 32; solo il 55,6% di essi sono al di sopra della soglia minima di compliance e l’area più debole è quella del training degli operatori sanitari con il 37% di aderenza (maggiore negli ospedali che hanno affrontato maxiemergenze nel passato). La situazione odierna in Italia è la seguente: l’ordinamento universitario e anche il profilo dell’infermiere (DM 739/1994) non prevedono competenze specifiche in questo ambito in quanto la Laurea di Primo Livello non include la medicina delle catastrofi nei curricula . Al fine di implementare la preparazione degli infermieri anche in campo del disaster management e quindi per inserire la medicina delle catastrofi come parte integrante del curriculum è necessario garantire un approccio interprofessionale per la formazione e l’addestramento e soprattutto realizzare un curriculum basato su competenze definite e riconosciute a livello normativo e universitario.

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