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Dirigenza infermieristica

Dal Comitato Infermieri Dirigenti arriva aria di cambiamento

di Rosario Scotto di Vetta

Per questo 22° congresso nazionale CID è andata bene, abbiamo ricevuto tantissimi complimenti, soddisfazioni per i contenuti e per i relatori presenti, ha commentato il numero uno del CID, Nicola Barbato.

Congresso CID 2016

Gli argomenti discussi durante l'ultimo Congresso

Si è tenuto a Rozzano – Milano, presso il Centro Congressi dell’Humanitas Research Hospital il XXII° Congresso nazionale del Comitato Infermieri Dirigenti (CID).

Durante il susseguirsi dei vari relatori, il dibattito è stato costantemente acceso, talvolta con interventi critici e argomentati dal pubblico presente. Sulla formazione magistrale, ad esempio, sono emerse le posizioni dell’Università degli Studi di Milano e della Federazione Nazionale IPASVI, ma è evidente quanto ancora ci sia da riflettere e dibattere in merito.

Per i dirigenti infermieri il cambiamento è un qualcosa di molto fisiologico, basta che sia organizzato, gestito, governato e applicato. Un cambiamento di questo tipo diventa fondamentale per ogni azienda sanitaria – ha continuato Nicola Barbato durante l’intervista ai nostri microfoni. Questo ci da anche sicurezza che rispondiamo bene alla domanda dei cittadini.

Rispetto al Congresso nazionale CID del 2015, tenutosi a Roma, secondo Barbato è cambiato molto; si è rafforzato in maniera considerevole il consiglio direttivo viste le tante figure e personalità subentrate. Abbiamo delle prospettive future molto ampie. Rafforzeremo l’aspetto europeo così come richiesto dagli infermieri inglesi.

Per i colleghi inglesi, infatti, la Brexit ha rappresentato una battuta d’arresto nel processo evolutivo della professione in atto in Europa. La sfida è quella di dimostrare che la coesione professionale a livello europeo è possibile ed è rafforzabile.

L’evoluzione formativa della professione avvenuta in Italia negli ultimi due decenni è stata caratterizzata da un parallelismo tra innovazioni avvenute sul piano formativo e professionale, sicuramente non per motivi casuali, ma in seguito ad un cambiamento del mandato sociale dell’infermiere, cambiamento dei contesti organizzativi–assistenziali, nonché da un rinnovato riconoscimento sociale.

È intervenuta con una relazione anche la senatrice Annalisa Silvestro, a cui abbiamo chiesto se la politica italiana e gli infermieri siano pronti per le nuove competenze: Parlando in termini generali, secondo me sì, siamo pronti. Importante il gesto del presidente del CID che ha rilanciato l’hashtag #noisiamopronti. Questo mi fa molto piacere, perché significa che dirigenza e formazione sono coesi e orientati a sostenere le istanze dei nostri professionisti, che sono il cuore dell’infermieristica. Secondo me siamo pronti per metterci d’impegno per andare dritti verso la meta che ci siamo prefissati.

L'intervento della Federazione Nazionale Ipasvi

Interessante anche il pensiero espresso da Barbara Mangiacavalli - presidente della Federazione nazionale Ipasvi - presente per l’occasione ad illustrare come la Federazione preveda un’evoluzione delle competenze infermieristiche orientate verso la Laurea Magistrale, ricordando che quest’ultima è una laurea mirata ad un approfondimento disciplinare.

Deve continuare a progredire la riflessione sulla parte manageriale e lo sviluppo anche sull’organizzazione. Questo può significare che insieme all’Università (formazione), insieme al Ministero della Salute (organizzazione delle cure) dobbiamo continuare a riflettere e dalla pluralità di pensiero sintetizzare un percorso che contiene anche la prospettiva dell’evoluzione della famiglia professionale. Ci sarà sicuramente un approfondimento clinico con la Laurea Magistrale, che è una naturale evoluzione di quello che è il mondo dell’infermieristica per segnare dei processi clinico assistenziali che necessitano di competenze non solo manageriali, ma anche clinico assistenziali e sviluppare un approfondimento sulle competenze manageriali su una logica di aggressione verso quelle posizioni “contendibili” con gli altri professionisti.

Ad oggi sono pochissimi i laureati magistrali in Scienze Infermieristiche che trovano un impiego specifico per le competenze acquisite: Finora la Laurea Magistrale è stata intesa (o fraintesa) solo come lo studio necessario per accedere alla dirigenza nel pubblico impiego, ha commentato Mangiacavalli. Se la formazione della laurea magistrale diventa sempre di più un approfondimento clinico assistenziale allora dobbiamo fare anche un ragionamento a più ampio raggio con i Ministeri competenti – ha concluso.

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