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Infermieri all'estero

Rouvray, in sciopero della fame contro la contenzione

di Giordano Cotichelli

Da settimane si sta sviluppando un contenzioso fra il personale sanitario, Oss ed infermieri, e la direzione dell’Ospedale Psichiatrico e dell’ARS (Agenzia regionale della Salute). La rivendicazione sottolinea le condizioni di lavoro non più tollerabili sul piano etico e professionale, dove il sovraffollamento dei reparti di degenza, la mancanza di una separazione fra pazienti adulti e minori in qualche caso e la carenza di personale, hanno creato un quadro generale assistenziale abbastanza compromesso. Risorse per assistere, non per contenere: con questo grido continua lo sciopero della fame dei sanitari.

Risorse per assistere, non per contenere: Infermieri in sciopero della fame

Lo scorso 13 maggio è stato ricordato il quarantennale della Legge 180 del 1978, nota come Legge Basaglia. Un anniversario passato un po’ sottotono causa l’attenzione dei media sulle difficoltà di formazione del governo giallo-verde, nonostante resti una scelta giuridica che mostra tutta la sua validità, restituendo dignità a centinaia di persone in questi decenni e che ha rappresentato – e tutt’ora continua ad essere – un esempio da seguire in molti paesi di questo pianeta, nonostante diverse siano le criticità quotidiane che si vengono ad affrontare lungo un quadro assistenziale che merita maggiori risorse, conoscenze e sensibilità.

In merito, come spesso accade in questi casi, per capire le tante problematiche esistenti, forse diventa utile guardare agli avvenimenti che accadono in “casa d’altri”, fuori d’Italia. È il caso esemplare - e di forte attualità - dello sciopero che si sta svolgendo nel Nord della Francia, in Normandia, presso l’Ospedale Psichiatrico di Rouvray, vicino Rouen (dove è stata bruciata viva Giovanna d’Arco).

Da settimane si sta sviluppando un contenzioso fra il personale sanitario, Oss ed infermieri, e la direzione dell’Ospedale Psichiatrico e dell’ARS (Agenzia regionale della Salute). La rivendicazione sottolinea le condizioni di lavoro non più tollerabili sul piano etico e professionale, dove il sovraffollamento dei reparti di degenza, la mancanza di una separazione fra pazienti adulti e minori in qualche caso e la carenza di personale, hanno creato un quadro generale assistenziale abbastanza compromesso.

Dopo un contenzioso sindacale sviluppatosi nelle scorse settimane, a fronte delle mancate risposte da parte dei vertici amministrativi, gli infermieri hanno deciso di passare allo sciopero della fame come estremo atto di denuncia contro una disumanità presente.

Le testimonianze di infermieri e oss dell'ospedale psichiatrico di Rouvray

Drammatica la testimonianza di Jean Yves di 40 anni, infermiere in servizio da 17 anni, e di Marc-Aurelien, 34 anni, Oss, in servizio da 7 anni, in sciopero della fame da dieci giorni alla data del 1 giugno scorso. All’intervistatore rispondono che moralmente hanno degli alti e dei bassi mentre fisicamente comincia ad essere abbastanza difficile andare avanti: Jean-Yves ha perso 12 chili e Marc 7.

Gli infermieri rivendicano la creazione di 52 posti letto ulteriori e sottolineano l’atteggiamento della Direzione che, in assenza di letti, invitano il personale a aggiungere delle brandine nelle camere già esistenti o in stanze di fortuna senza i servizi previsti.

Dura la testimonianza di Jean che afferma di non considerarsi più infermiere, che nemmeno lui sa cosa sia, dato che ciò che fa è più vicino alla maltratance che non all’assistenza vera e propria. Un’affermazione forte che però Jean rivendica dato che, causa la penuria di infermieri, non riesce ad occuparsi di tutti i pazienti contemporaneamente ed in maniera funzionale e quindi si trova costretto all’uso della contenzione.

Cita il caso di un paziente, ricoveratosi di sua spontanea volontà per una depressione che, causa la carenza di personale e della relativa sorveglianza, una notte si è ritrovato contenuto per tutto il tempo e, al mattino dopo, dopo aver protestato con forza per il trattamento subito, è stato nuovamente contenuto e sedato farmacologicamente.

Nel raccontare l’episodio, Jean sottolinea che non ha studiato tre anni per fare questo, che si sente male, che è duro sopportare una situazione simile e racconta come una volta, a causa della carenza di personale, la sorveglianza è venuta meno e non è stato possibile accorgersi in tempo del suicidio, per impiccagione, di un paziente.

Le rivendicazioni degli infermieri sono chiare: Des moyens pour soigner pas pour enfermer, risorse per assistere, non per contenere, ma il Ministero della Salute rifiuta di creare nuovi posti letto.

Una storia di questo inizio giugno. Una storia che viene d’oltralpe, ma che sembra molto vicina a noi, che ci fa ricordare i letti bis di una volta e la degenza per giorni sulle barelle (di una volta?), e rammenta come il dibattito sulla contenzione sia tutt’ora d’attualità, anche qui, in Italia, nel paese della Legge Basaglia.

Anche se, proprio in questi giorni, il Bel paese vede la nascita di un Ministero della Famiglia e della Disabilità, e la diversità, l’esclusione, il disagio sembrano tornare ad essere stigma strutturali di una presa in carico parcellizzata e categorizzante, quando invece, come sottolinea Roberto Speziale dell’ANFFAS (Associazione nazionale di famiglie di Persone con Disabilità), è necessario sviluppare una visione dell’intervento trasversale ed inclusiva; per la disabilità, il disagio mentale, i bisogni di salute in generale.

Ecco che la lotta degli infermieri francesi assume così una sua doppia valenza, di monito per quello che può aspettarci per il futuro e di esempio, per quello che può portare il futuro a chi taglia, parcellizza, isola, categorizza e nega verso vite ed assistenze degne di chiamarsi tali.

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