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COVID-19

Opi Toscana su accordo indennità: servono modifiche

di Redazione

Portare tutti gli operatori che operano in contesti territoriali, privati, adibiti ai check point e gli operatori del 118 nella fascia più alta e prevedere due sole fasce per ricalibrare il tutto e definire con certezza che l’indennità è legata ad ogni giorno prestato nel periodo indicato, indipendentemente dal turno di lavoro e anche in caso di malattia professionale legata a coronavirus. Questa la proposta di modifica all'accordo sulle indennità che gli OPI della Toscana hanno inoltrato al presidente Rossi.

Indennità COVID-19, Opi Toscana: buono l'intento, ma servono modifiche

Pur apprezzandone l'intento, i presidenti degli Ordini delle professioni infermieristiche (Opi) della Toscana ritengono che il riconoscimento di indennità economiche ai professionisti impegnati nella lotta al Covid-19 necessiti di significative correzioni, per questo hanno inviato una lettera al presidente Enrico Rossi che nei giorni scorsi ha annunciato il riconoscimento di indennità economiche specifiche agli infermieri e altri operatori sanitari che lavorano in questo momento difficile nel Servizio Sanitario Regionale.

Ancora una volta – hanno esordito i nove presidenti toscani - non siamo stati interpellati nel merito. Se è vero che gli accordi economici vengono sottoscritti dai sindacati, è pur vero che essi sono declinati in merito all’esercizio professionale da cui originano. E sono proprio gli Ordini a dover suggerire alla sua Presidenza in qualità di Enti Sussidiari dello Stato gli errori legati alla descrizione delle competenze e all’esercizio del ruolo che in questo accordo sono stati compiuti, chiedendone una rapida modifica.

Secondo gli ordini è sbagliato attribuire coefficienti di rischio diversi a servizi che invece sono in prima linea come, ad esempio, il personale delle cure primarie che è coinvolto in un impegnativo lavoro legato a garantire tamponi a tutta la popolazione esponendosi a rischi in certi casi persino più elevati da chi ha la certezza di operare in un contesto COVID.

Altri esempi sono gli operatori della salute mentale, chi opera nei check point, nelle dialisi, gli operatori del 118 e tutto il settore della sanità privata. Presidente – continuano i rappresentanti OPI rivolti a Rossi -, lei sa bene quali elementi di rischio drammatici si annidano nelle RSA e in altri istituti privati su cui non a caso il nostro SSR è intervenuto. Sono proprio quei settori che vengono definiti a minor rischio ad essere in realtà più pericolosi proprio perché non vi è la certezza in chi assistiamo se questo sia positivo o meno e sono proprio quei settori che hanno meno tutele in termini di procedure e DPI. Altre osservazioni riguardano poi la definizione di giornate lavorative in relazione alle indennità.

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