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Rimini, salgono a 80 gli infermieri no vax sospesi

di Redazione Roma

Nell’arco di una settimana sono raddoppiati, da 38 a 80, i professionisti sanitari non vaccinati sanzionati. La carenza di infermieri, però, si ripercuote all’interno del Pronto soccorso e in altri reparti. Con criticità e disagi, da parte dell’Ausl, anche nell’organizzare l’assistenza domiciliare. Il presidente dell’Opi Rimini, Colamaria: Auspichiamo di poter contare sui nuovi colleghi neolaureati.

Infermieri no vax, a Rimini sospensioni raddoppiate in una settimana

Sono raddoppiati nell'arco di una settimana gli infermieri no vax sospesi nel riminese

Sono oltre 80, nel riminese, gli infermieri no vax che sono stati sospesi. Di fatto, risultano raddoppiati nell’arco di una settimana i professionisti sanzionati – fino a pochi giorni fa erano 38 – e tra i professionisti sanitari lasciati a casa senza stipendio poiché hanno rifiutato di immunizzarsi, più del 50% sono in servizio all’interno degli ospedali o lavorano in ogni caso alle dipendenze dirette dell’Ausl.

All’atto pratico, la situazione è critica in diversi reparti, poiché la sospensione degli infermieri non vaccinati contro il Covid sta causando una serie di problemi di carattere organizzativo – nonché più di un disagio – presso il Pronto soccorso, la pneumologia, il reparto di terapia intensiva neonatale. Con difficoltà anche all’interno di altri reparti.

Senza dimenticare che, come segnalato da alcuni infermieri vaccinati, l’obbligo di sospensione del personale sanitario non vaccinato verrebbe non di rado aggirato con ferie, malattie e permessi. Se così fosse, si tratterebbe di una vera e propria disparità di trattamento, considerato che ottenere ferie e permessi non è facile per la carenza di personale dedicato. Pertanto, se sono state poste delle regole, come mai si cerca di aggirarle? E ancora, se a breve i sanitari saranno chiamati a fare la terza dose di vaccini, è possibile che a taluni lavoratori siano consentite la malattia e l’aspettativa?

Dubbi legittimi mentre la certezza, ad oggi, è che l’Ausl sta riscontrando difficoltà anche nell’organizzazione dell’assistenza domiciliare, proprio perché alcuni degli infermieri non vaccinati che sono stati sospesi, in precedenza erano impiegati nel servizio presso le Rsa. E mentre la direzione dell’azienda sanitaria si è già attivata per cercare altri professionisti sanitari, in parallelo alcuni infermieri saranno reclutati presso gli hub vaccinali. Inoltre, come rammenta il presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Rimini, Nicola Colamaria, a stretto giro potremo contare su tanti nuovi colleghi neolaureati. Ciò consentirà all’Ausl di colmare parecchi posti vacanti.

Nel frattempo da Bologna giunge la notizia che ci sono infermieri, medici, tecnici di radiologia e tanti psicologi – contrari all’obbligo vaccinale imposto dall’art. 4 del decreto-legge n. 44/2021, convertito in legge n. 76/2021 – tra i proponenti dei tre ricorsi al Tar tra giugno e settembre – per essere precisi: 24 giugno, 15 luglio, 21 settembre – ancora in attesa del giudizio di merito.

Dal nord al sud Italia, dunque, incalzano i ricorsi ai Tribunali amministrativi. Complessivamente ad oggi sono già 300 professionisti. Una schiera eterogenea, ammette l’avvocato Daniele Granara. Ma non si tratta di un ricorso fatto da no vax – viene puntualizzato – bensì di persone che rivendicano una libertà di scelta. Ragione per cui i ricorrenti chiedono l’annullamento degli atti impugnati con i quali è stato avviato il procedimento per la vaccinazione obbligatoria, direttamente contrastante con il diritto dell’Unione europea e viziati da illegittimità. Ma non è tutto, poiché la schiera dei sanitari contrari a vaccinarsi contro il Covid chiede al Tar di condannare le amministrazioni, in persona dei rispettivi legali rappresentanti pro tempore , al risarcimento dei “di tutti i danni patiti e patiendi” dagli odierni ricorrenti.

Giornalista

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