La violenza sul lavoro non è mai tollerabile, a maggior ragione quando le vittime sono operatori di pubblico servizio che lavorano quotidianamente per la salute dei cittadini. Saremo al fianco del nostro infermiere anche dal punto di vista legale e processuale
. Così il direttore generale facente funzioni dell'Asl di Bari, Luigi Fruscio, esprimendo vicinanza e solidarietà all'infermiere della postazione 118 di Modugno aggredito la sera del 26 agosto da un paziente mentre era in servizio nel quartiere San Paolo del capoluogo pugliese. Sulle sue condizioni di salute, dopo il grave e vile episodio di violenza, si è informato anche il governatore della Regione Michele Emiliano, che lo ha contattato telefonicamente.
Bari, botte e minacce ad un infermiere del 118. La solidarietà dell'Asl
L'infermiere, 34 anni, era intervenuto in soccorso di un uomo che aveva chiamato il 118 per essersi ferito lievemente al sopracciglio. All'arrivo dell'ambulanza il paziente rifiutava il trasporto in Pronto soccorso per le cure del caso e pretendeva di essere suturato dall'infermiere a domicilio. Sebbene abitasse solo a qualche centinaio di metri dall'ospedale, aveva richiesto l'intervento del servizio di Emergenza-Urgenza proprio con l'intenzione di essere trattato a casa.
Di fronte al rifiuto del sanitario, che spiegava di non poter suturargli nella sua abitazione una ferita che andava trattata in ospedale, l'uomo sarebbe andato in escandescenze e durante la discussione avrebbe colpito il professionista in faccia con un pugno cagionandogli un trauma cranio-facciale ed un trauma contusivo alla retina dell'occhio destro.
Secondo quanto si apprende da fonti sanitarie, in seguito all'aggressione l'infermiere sarebbe stato sottoposto ad alcuni accertamenti diagnostici con una TAC ed una consulenza specialistica oculistica presso il Policlinico. La prognosi è stata di 5 giorni.
Dalla ricostruzione dei fatti emerge che, mentre ancora si trovava nel Pronto soccorso dell'ospedale San Paolo per completare l'iter diagnostico, l'infermiere è stato raggiunto dal suo aggressore, che nel frattempo si era recato autonomamente in ospedale. Poiché avrebbe continuato ad inveire e a minacciarlo sino a strattonarlo, creando altresì un notevole disservizio in tutto il reparto, si è reso necessario far intervenire le forze dell'ordine. Preso in carico dai sanitari, l'uomo è stato sedato e trattenuto in osservazione in Pronto soccorso sino alla mattina successiva allorché è stato dimesso.
Saremo sempre al fianco di tutti gli operatori sanitari impegnati nel 118, nei Pronto soccorso e in ogni situazione in cui, purtroppo, possono essere esposti al rischio di subire un'aggressione senza alcun motivo, a causa di un malcostume per cui si tende a fare un uso privato persino dei servizi di emergenza, sottraendoli così alla loro funzione pubblica
, ha sottolineato il direttore generale dell'Asl facendo sapere che incontrerà personalmente il proprio dipendente per offrigli tutto il sostegno da parte dell'azienda sanitaria.
Hanno espresso preoccupazione per l'accaduto anche il direttore del dipartimento Emergenza-Urgenza, Guido Quaranta, la coordinatrice del 118 Asl Bari, Franca Errico nonché il presidente dell'Ordine dei medici, Filippo Anelli, che lancia l'allarme sull'escalation di violenza che si sta registrando in Puglia ai danni dei sanitari.
Ricorda infatti che prima della recente aggressione all'infermiere del 118, si sono verificati altri due episodi, a pochi giorni di distanza, che hanno riguardato due giovani dottoresse, una specializzanda e un'altra che lavora da 13 anni, in servizio per l'estate presso la guardia medica, a Maruggio (Taranto) e a Minervino (Lecce). A causa delle aggressioni subite hanno deciso di dimettersi ritenendo gravemente a rischio la propria incolumità.
Alle aggressioni verbali ero abituata
, ha dichiarato la dottoressa di 32 anni di guardia nel tarantino specificando di essere stata spesso chiamata incompetente ed apostrofata in maniera ingiuriosa. Questa è stata la prima fisica. Mi dimetto a nome di tutte le donne in corsia: non siamo al sicuro. Non siamo tutelati, non lo è il personale medico e non lo siamo noi donne
.
Ha lasciato l'incarico anche l'altra dottoressa, 37 anni: In tredici anni di professione non mi era mai successo di essere spinta fuori casa, durante una visita domiciliare, perché un familiare non era d'accordo con la terapia – racconta -. Farò solo medicina di base, ultimo presidio di sicurezza
.
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