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Lazio, lavoratori Rsa tra presidi e assemblee

di Redazione Roma

Riparte la mobilitazione del personale delle Rsa indetta da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl. L’intento: rivendicare l’apertura del tavolo negoziale con le associazioni datoriali Aiop ed Aris e approdare alla definizione del contratto collettivo nazionale. È una battaglia dura. Siamo consci della fatica e della rabbia dei lavoratori, precisano i segretari generali Cenciarelli, Chierchia e Bernardini.

I sindacati: giusta retribuzione e giusti diritti per i lavoratori delle Rsa

È una battaglia difficile. Siamo consapevoli della stanchezza e della rabbia delle lavoratrici e lavoratori, ma siamo anche convinti del fatto che solo la mobilitazione può, in questo momento, portare all’apertura del tavolo e a riconoscere dopo un decennio di immobilismo i diritti, la dignità e il salario che tali lavoratori meritano ed esigono. Nella giornata, quella odierna, che a Torino vede Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl con Nursing Up, Fials e Fsi-Usae in presidio davanti palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale del Piemonte – per chiedere le assunzioni a tempo indeterminato per infermieri e Oss e rivedere la programmazione universitaria –, riparte anche nel Lazio la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori delle Rsa indetta da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl per rivendicare l’apertura del tavolo negoziale con le associazioni datoriali Aiop ed Aris e giungere alla definizione del contratto collettivo nazionale del personale che opera all’interno delle Rsa.

Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini, segretari generali di Fp Cgil Roma Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio – che a febbraio avevano espresso la loro soddisfazione in merito all’accordo per la stabilizzazione dei precari della sanità siglato in Regione Lazio, pur avendolo definito solo un primo passo verso il rafforzamento della sanità regionale – non ricorrono a troppi giri di parole: Dopo due anni di attesa, innumerevoli richieste e presunti impegni che non si sono mai concretizzati – affermano – è ora che Aris, l’Associazione religiosa istituti socio-sanitari e l’Aiop, l’Associazione italiana ospedalità privata, riconoscano il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori delle Rsa alla definizione di un contratto nazionale di lavoro atteso da oltre quattordici anni.

Un contratto, incalzano, che riconosca i diritti e le professionalità in linea con gli standard salariali e normativi ampliamente recepiti per il personale che opera all’interno delle strutture che applicano il contratto della sanità privata dai noi sottoscritto nel 2020 con queste associazioni datoriali. Tale urgenza è diventata un imperativo morale nel corso dell’emergenza sanitaria che il nostro paese sta tuttora vivendo, emergenza nella quale il personale che lavora presso queste strutture non si è mai sottratto allo sforzo di curare e tutelare gli ospiti, proseguendo a lavorare in maniera instancabile e fornendo un prezioso e fondamentale contributo.

Nelle settimane a venire, Fp Cgil Roma Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio indiranno le assemblee in tutte le strutture per condividere le azioni di mobilitazione: la protesta partirà con presidi davanti alle strutture, alle istituzioni e sotto le sedi delle associazioni datoriali. Giusta retribuzione e giusti diritti. Dunque è questa, in estrema sintesi, la richiesta dei sindacati per i lavoratori delle Rsa. Ferma restando la convinzione, come più volte rimarcato da Cenciarelli, Chierchia e Bernardini, «che l’unico strumento, economico e normativo, in grado di valorizzare la professionalità, è un vero contratto collettivo nazionale».

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