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Opi di Lecco e Potenza alla politica: infermieri dimenticati

di Redazione Roma

Gli Opi scrivono alla politica. Lo fanno per invitare i partiti e candidati, senza distinzione alcuna, a confrontarsi in concreto sulle tematiche che interessano la categoria. E mentre l’Ordine delle professioni infermieristiche di Lecco parla, a malincuore, di eroi dimenticati privi di contratto, l’Opi di Potenza getta la luce sulle carenze e sui disagi che i professionisti sanitari vivono ogni giorno.

Gli Ordini professionali sollevano la questione infermieristica

Il presidente dell’Opi di Lecco ricorda che il nostro paese ha uno dei rapporto infermieri-pazienti tra i più bassi dell'area Ocse.

Scemata la pandemia, quantomeno nei suoi picchi più alti, gli infermieri tornano a domandarsi – anche se, in qualche modo, non hanno mai smesso di farlo – sulle (non) risposte della politica. E chiedono delucidazioni agli stessi protagonisti in relazione ai temi più attuali legati al Servizio sanitario nazionale.

In particolare, il presidente dell’Opi di Lecco, Fabio Fedeli, chiede ai politici di non tergiversare; di ricordarsi che, già prima dell’emergenza pandemica, gli appelli lanciati parlavano di carenza infermieristica e di un sistema che si reggeva “sulle spalle di pochi” e che quei pochi iniziavano a non sostenerne il peso.

Lo stesso Fedeli ritiene che un netto cambio di passo, con interventi tanto a stretto giro quanto in futuro, risulta imprescindibile per scongiurare il concretizzarsi di una professione sulla via dell’estinzione. La carenza attuale di infermieri rischia di mutare in assenza totale.

Il presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Lecco tiene poi a ricordare che il nostro paese ha uno dei rapporto infermieri-pazienti tra i più bassi dell’area Ocse, facendo al contempo presente che sempre meno diplomati optano per il corso di laurea in infermieristica. In certe zone è arduo saturare i posti messi a disposizione e negli ultimi anni la media è risultata inferiore a 1,5 candidati per ogni posto previsto.

Dunque, quali soluzioni per il domani? Di certo la strada non può essere solo quella di incrementare i numeri di accesso alle università o dell’eliminazione del numero chiuso. E sussistono altre criticità, come l’abbandono professionale e la fuga verso l’estero (nel caso di Lecco, soprattutto nella vicina Svizzera).

Tanti e tali i nodi da sciogliere. Gli stessi che il presidente dell’Opi Potenza, Serafina Robertucci, associa a dei veri e propri campanelli di allarme che rischiano di acuire situazioni già complicate da gestire nel comparto, con inevitabili ripercussioni sia sulla qualità dei servizi erogati al cittadino sia sul benessere professionale degli operatori. Viene quindi fatto presente che in Basilicata – ma la situazione riguarda tutto il paese – devono essere prese in maggiore esame le caratteristiche del territorio, il progressivo invecchiamento da parte della popolazione, l’incremento delle malattie croniche, della non autosufficienza e disabilità.

In quest’ottica Robertucci evidenzia che l’assistenza di prossimità – della quale si parla sempre più spesso – potrà concretizzarsi in toto solamente riconoscendo un ruolo di maggiore autonomia all’infermiere di famiglia/comunità.

Infine, l’Opi Potenza rimarca la rilevanza, all’interno delle strutture ospedaliere e territoriali, di aumentare i posti da dirigente delle professioni sanitarie che riveste un ruolo centrale nell’organizzazione dei processi assistenziali e del personale. In questo senso, infatti, la Basilicata è ancora indietro rispetto ad altre regioni.

Giornalista
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