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Via libera alla mozione per la sicurezza nelle strutture sanitarie

di Redazione

Approvato quasi all’unanimità un documento che impegna la Giunta della Regione ad attivare specifici interventi per aumentare la sicurezza, in particolare nei Pronto Soccorso, nei servizi del 118 e nei reparti di psichiatria. L’iniziativa arriva pochi giorni dopo la diffusione di uno studio condotto su oltre 3 mila lavoratori del sistema sanitario pugliese che ha messo in evidenza come le aggressioni siano capillari: il 42% degli intervistati è stato infatti vittima di violenza sul posto di lavoro.

Gli infermieri sono la categoria che ha riportato il 40% delle lesioni fisiche

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Approvato il documento che impegna la Giunta pugliese ad attivare interventi per aumentare la sicurezza nei PS, servizi del 118 e reparti di psichiatria.

Il Consiglio regionale della Puglia ha approvato nell’ultima seduta, quella di martedì 8 luglio, a maggioranza, con 28 voti a favore su 29 votanti, la mozione presentata dal gruppo Lega, con cui si impegna la Giunta regionale ad attivare specifici interventi per aumentare la sicurezza nelle strutture sanitarie, con particolare riferimento ai Pronto Soccorso, ai servizi di emergenza urgenza 118 e ai reparti di psichiatria.

La mozione chiede inoltre di indirizzare le Aziende sanitarie territoriali nell'elaborazione di strategie e programmi omogenei, specificatamente dedicati alla riduzione del rischio di violenza a danno degli operatori ed aumentando la consapevolezza sull'argomento degli stessi.

A promuovere, di concerto con le Aziende sanitarie territoriali, specifici corsi con il coinvolgimento di psicologi e altre figure professionali qualificate, per insegnare a medici, infermieri e operatori sociosanitari in prima linea le tecniche di de-escalation.

E infine, a studiare la possibilità di avviare un progetto-pilota finalizzato alla creazione a livello di Aziende sanitarie territoriali di uno sportello e/o ambulatorio in grado di offrire un supporto psicologico e cure adeguate agli operatori sanitari e socio-sanitari vittime di aggressioni sul luogo di lavoro, nell'ambito di un più ampio piano di interventi sulla prevenzione dello stress negli ambienti di lavoro.

Lo studio sul personale in Puglia: il 42% vittima di violenza, il 29% aggredito

Circa il 42% degli operatori ha riferito di essere stato vittima di violenza sul posto di lavoro, con il 29% che ha subito aggressioni nell'ultimo anno. Le categorie maggiormente interessate dal fenomeno sono rappresentate dai medici (34,7%), dagli infermieri (32,9%) e dai farmacisti ospedalieri (31,9%).

In particolare, il 40% dei lavoratori dediti all'assistenza delle prime fasce d'età della popolazione ha riferito di aver subito un episodio di violenza nell'ultimo anno. Sono alcuni dati emersi da uno studio condotto su oltre 3mila lavoratori del sistema sanitario regionale pugliese, pubblicato sulla rivista "La Medicina del Lavoro", organo della Società Italiana di Medicina del Lavoro (Siml).

Ospedali ‘far west’, dove avvengono gli episodi di violenza e chi colpiscono di più

La maggioranza (91%) degli episodi violenti - riporta ancora l'indagine - è avvenuta all'interno delle strutture ospedaliere, con un rischio di aggressione particolarmente elevato durante i turni notturni (35,1%). Tra i fattori di rischio associati al verificarsi dell'evento violento anche l'anzianità lavorativa, spesso inferiore a 5 anni (38,5% dei soggetti). La violenza verbale rappresenta il tipo di aggressione più comune (87%), tuttavia, le percentuali di violenza fisica (12%) e di molestia sessuale (3%) nell'ultimo anno risultano preoccupanti.

I fattori scatenanti delle aggressioni

Nella popolazione reclutata, 71 soggetti (2,2%) hanno riportato lesioni fisiche a seguito dell'aggressione, e di questi il 49% ha dovuto assentarsi dal luogo di lavoro, per un periodo della durata superiore alle due settimane nel 21% dei casi.

Il 29,5% dei soggetti aggrediti non riesce a identificare la motivazione scatenante l'episodio di violenza, mentre le cause degli altri episodi sembrerebbero essere legate a mancato o ritardo dell'elargizione della prestazione nel 15% dei casi, alla comunicazione di notizie infauste nel 5% dei casi, o all'interazione con pazienti psichiatrici o in stato di agitazione psicomotoria nel 4,2% dei casi.

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