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Sanitari ucraini in Italia, Fials: solidarietà non demagogia

di Redazione

Dal 22 marzo i sanitari ucraini potranno esercitare in Italia, lo ha stabilito il Governo attraverso il Decreto “Misure urgenti per l’Ucraina”. Mentre il Nursing Up e la Fnopi esprimono perplessità, la Fials ricorda che il problema è molto più profondo e riguarda il nostro Ssn.

Sanitari ucraini in Italia: la posizione di Fials

È stato approvato lo scorso 21 marzo il decreto Decreto-legge n. 21 del 2022 (“Misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina”) secondo il quale, fino al 4 marzo 2023 i sanitari ucraini in fuga dalla guerra potranno esercitare in Italia. Si tratta di una misura temporanea che in deroga al decreto del 1999, numero 394, e alle disposizioni del decreto del 2007, consente alle strutture sanitarie di assumere i professionisti ucraini muniti di passaporto europeo e della qualifica di rifugiati.

Nursing Up: sanitari ucraini in Italia? È paradossale

Il primo ad esprimere dubbi sulla scelta del governo è stato il Nursing Up che, tramite il Presidente Antonio de Palma, ha dichiarato che si tratta di una situazione alquanto paradossale, in riferimento alla possibilità per i sanitari di esercitare senza bisogno di nessuna integrazione di idoneità dei propri requisiti, come dovrebbe avvenire per legge, per professionisti della sanità appartenenti a paesi che non rientrano nella comunità europea.

Fnopi: niente sanatorie

Più morbida la posizione della Fnopi che, per quanto dichiari che non ci tireremo indietro per accogliere e curare sia i pazienti sia i professionisti che fuggono dalla guerra guardando al futuro precisa: Niente sanatorie: per una eventuale stabilizzazione è indispensabile verificare la qualità della formazione di chiunque provenga dall’estero e comunque da una formazione differente da quella garantita in Italia. E sono necessarie le verifiche previste per legge.

Fials: solidarietà al popolo ucraino

Secondo Giuseppe Carbone, Segretario Nazionale della Fials invece, questo è il momento di mostrare solidarietà al popolo ucraino, non di fare demagogia. Alcune posizioni politiche puntano a fare rumore parlando di ingiustizie verso i sanitari italiani, ma dimenticano che anche noi viviamo un’emergenza ed è quella di carenza di personale sanitario. La decisione del governo di autorizzare i sanitari ucraini all’esercizio della professione in Italia è un modo efficace di supportare un popolo vessato dalla guerra e dare supporto alle nostre strutture. Non è una misura definitiva e nessuno esclude di poter apportare miglioramenti e modifiche nel tempo.

Eppure, precisa che l’assunzione di infermieri provenienti dall’estero non è una soluzione alla carenza di professionisti sanitari al contrario, bisogna agire partendo da una riforma del sistema universitario italiano, la sempre crescente necessità di professionisti sanitari rende ormai obsoleto il numero chiuso per i corsi di laurea nelle professioni sanitarie. Abbiamo bisogno di più professionisti e più formati per non affannare in caso di emergenze. Emergenze che questi due anni ci hanno dimostrato essere più frequenti di quanto pensassimo. Dobbiamo essere pronti.

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