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Attualità Infermieri

Infermieri, Sileri: valutare accorpamento con pediatrici

di Redazione Roma

Il sottosegretario alla Salute, rispondendo in Commissione Sanità, ha parlato di questa evenienza con la revisione del relativo ordinamento didattico. In parallelo c’è la disponibilità, da parte del Ministero, ad un confronto per considerare l’adesione dell’infermiere pediatrico laddove ritenuto efficace e necessario.

Sileri: valutare l’accorpamento tra infermiere e infermiere pediatrico

Ai fini di una possibile revisione del decreto ministeriale 17 gennaio 1997, n. 70 volta a considerare la partecipazione dell’infermiere pediatrico – laddove venga ritenuto efficace e necessario – all’assistenza continuativa dei pazienti pediatrici affetti da patologie croniche e rare, anche successivamente al compimento del diciottesimo anno di età», c’è disponibilità, da parte del ministero della Salute, ad avviare un confronto con la Federazione nazionale degli Opi, il ministero dell’Università e della Ricerca e il Coordinamento tecnico della Commissione salute presso la Conferenza delle Regioni e Province Autonome.

Così il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, rispondendo in Commissione Sanità al Senato all’interrogazione presentata da Mauro Laus (Pd). Ponendo, come soluzione alternativa, quella di approfondire l’opportunità di un eventuale accorpamento delle due figure professionali dell’infermiere e dell’infermiere pediatrico, con la revisione anche del relativo ordinamento didattico (presso il Mur è già stato istituito un tavolo tecnico, del quale fanno parte anche rappresentanti del ministero della Salute).

Per inquadrare meglio l’intervento di Sileri, occorre inserire il tema all’interno del quadro normativo: il sopracitato Dm n. 70 del 17 gennaio 1997 (“Regolamento concernente l’individuazione della figura e relativo profilo professionale dell’infermiere pediatrico”), infatti, individua il ruolo specifico: l’art. 1 dispone (circoscrivendone l’attività) che l’infermiere pediatrico partecipa all’assistenza ambulatoriale, domiciliare e ospedaliera dei soggetti di età inferiore a 18 anni affetti da malattie acute e croniche. Pertanto, escludendone la possibilità di partecipare alla assistenza di un soggetto adulto, ricompresa negli ambiti di competenza della figura professionale dell’infermiere, istituita con il decreto ministeriale 14 settembre 1994, n. 7 (“Regolamento concernente l’individuazione della figura e del relativo profilo professionale dell’infermiere”).

Certo, le competenze professionali attribuite all’infermiere e all’infermiere pediatrico sono richiamate anche negli obiettivi formativi qualificanti della classe “L/SNT1” dei percorsi di laurea in Professioni sanitarie, infermieristiche e professione sanitaria ostetrica con la previsione – per le figure in questione – di due percorsi distinti di laurea ai quali, ne consegue, corrispondono differenti sbocchi lavorativi.

Perseguendo quelle che sono le modalità più appropriate per assicurare la continuità dell’assistenza sanitaria, il sottosegretario Sileri – che appena pochi giorni fa si era espresso, in modo approfondito, sulla figura dell’infermiere di famiglia, attribuendogli un ruolo strategico nel Piano nazionale di ripresa e resilienza – ha rimarcato l’emergere di un bisogno crescente di definire ed organizzare una continuità assistenziale nel passaggio tra l’età pediatrica/adolescenziale e l’età adulta, che al momento attuale non appare uniformemente realizzata.

Una carenza su cui bisognerà intervenire e che viene citata anche nel Piano nazionale della cronicità (2006) – al centro (appunto) l’attenzione rispetto alle politiche per la cronicità – laddove viene affermato che permane una carenza assistenziale critica tale da rendere necessario ed urgente un intervento di sanità pubblica per la costruzione di percorsi assistenziali per il giovane adulto.

Giornalista
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