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Salute

Giocare bene per crescere fiduciosi e tolleranti

di Roberto Petrini

Giocare bene è la prima cosa. Con il gioco si cresce fiduciosi e tolleranti, disponibili poi ad attuare relazioni collaborative: la base per accrescere il nostro capitale sociale. Il gioco sociale è la soluzione migliore per mitigare la deriva egoistica che sta caratterizzando l’attuale società. 

Il valore del gioco sociale

Fin da piccoli i bambini dovrebbero avere la possibilità di giocare diverse ore con i coetanei; più il bambino è piccolo e più è importante il gioco fisico, deleterio invece passare ore con videogiochi e affini.

Il neuroscienziato J. Panksepp ha rintracciato sette sistemi affettivi di base: ricerca, paura, collera, desiderio sessuale, cura, panico/sofferenza, gioco). Il sistema del gioco  permette di apprendere le regole di condotta sociale, quando è utile collaborare e quando competere; con il Gioco si apprende che è utile essere corretti e reciprocare pena il rifiuto dei coetanei.

L’essere giocoso promuove cambiamenti epigenetici sulla neocorteccia, facilitando la crescita e la maturazione cerebrale, soprattutto al lobo frontale favorendo comportamenti pro-sociali, flessibilità e creatività

Il gioco fisico è un’attività spontanea che dona piacere di per sé ed è favorito da un ambiente rilassato e poco stressante. Giocando alla lotta si capisce chi è il più forte, chi è in grado di prevaricare e chi può essere dominato, ma anche quando è utile sottomettersi per mantenere un legame con il compagno di giochi. È un’attività che dona gioia, ma ha anche una forte connotazione competitiva.

Il gioco deve essere sorvegliato da un adulto attento e pronto, che deve far sì che esso non si trasformi in occasione di dominanza quando un bambino cerca di essere prepotente con l’altro, l’adulto deve intervenire e far interiorizzare delle regole di comportamento (per la serie: non far agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te).

Giocare serve per apprendere e consolidare attività motorie utili nel quotidiano, ma soprattutto a conoscere e riconoscere con chi posso instaurare relazioni di cooperazione e chi invece bisogna evitare, perché troppo competitivo e dominante. Anche il compagno di giochi più forte ogni tanto deve penalizzarsi se vuole qualcuno con cui giocare, altrimenti prima a poi nessuno vorrà più giocare con lui.

Quando si cresce, il gioco passa dal piano fisico a quello verbale. Mentre da piccoli è importante il livello tattile - si pensi ai giochi di solletico e di come sia facile indurre il riso nel bambino - da adulti si passa a un livello più simbolico e meno corporeo.

Le amicizie che s’instaurano con i coetanei danno una certa indipendenza emotiva dai genitori favorendo il processo di "individuazione-separazione". Avere esperienza di situazioni dove ci si sente capaci e indipendenti crea un aumento dell’autostima che a sua volta rafforza il processo di maturazione e d’indipendenza emotiva.

G. Liotti e F. Monticelli ipotizzano che il gioco sociale sia un precursore evoluzionistico del sistema cooperativo; infatti, entrambi hanno in comune regole di attivazione e sequenze emozionali simili. In entrambi i sistemi prevalgono sentimenti di gioiosa condivisione e di lealtà reciproca.

Cooperare significa lavorare insieme per un vantaggio comune, la collaborazione permette un’efficienza superiore rispetto all’impegno dei singoli e da essa la collettività trae il massimo del beneficio, perché la fiducia reciproca è alla base delle relazioni sociali ed economiche. Se non vi è fiducia e tolleranza sarà necessario ricorrere a contratti articolati e costosi, a norme sociali e regolamenti complessi per punire gli opportunisti e favorire il comportamento corretto.

Collettività con un basso livello di fiducia e ristrette reti di relazione saranno poi anche povere, soffrirà il commercio, i prestiti, la fiducia nelle istituzioni; diminuirà la partecipazione alla vita politica e associativa.

I comportamenti s’influenzano reciprocamente. Se non saranno sanzionate le condotte opportunistiche, aumenteranno evasione fiscale e corruzione. Come s’inverte questa tendenza?

Panksepp ci ricorda che il gioco fisico è un istinto naturale e che dopo aver soddisfatto questo bisogno, il bambino è ben disposto ad apprendere; suggerisce dunque di iniziare la giornata scolastica con un intervallo per il gioco fisico.

Noi genitori dovremmo favorire incontri e sorvegliare il gioco, considerando che esso è il precursore del comportamento futuro del nostro bambino, prendendo atto che la società si arricchisce con individui che sanno collaborare, che sono tolleranti e fiduciosi.

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