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Inaugurata a Roma la prima casa della salute

di Redazione

Nasce a Roma la Casa della Salute

Oltre ad Angelo Tanese, Direttore Generale della ASL,  erano presenti Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, Ignazio Marino, sindaco di Roma, e Sabrina Alfonsi, presidente  del Municipio I.

A rappresentare Coordinamento del Nursing Up Lazio (Sindacato degli Infermieri) era presente il dott. Mauro Carboni, direttivo collegiale Nursing Up regione Lazio.

Questa nuova struttura propone un nuovo modello di assistenza sul territorio, più vicino alle esigenze dei cittadini e ambisce a realizzare la tanto agognata integrazione socio-sanitaria. Rappresenta sicuramente uno step importante sia verso una maggiore prossimità dell’assistenza che per un utilizzo più appropriato dei servizi sanitari. Non prevede unità di degenza e non è un pronto soccorso, ma tra i suoi  numerosi effetti speriamo di poter annoverare anche il decongestionamento dei pronto soccorso ospedalieri.

La nuova Casa della Salute, denominata “Prati – Trionfale” sarà aperta alla cittadinanza dal lunedì al venerdì dalle 7.30 alle 18.30, il sabato dalle 7.30 alle 13.30. Il Punto Unico di Accesso (PUA) della RM “E” fornirà, insieme al Municipio I, un servizio di orientamento per agevolarne gli accessi e un appropriato utilizzo.

Tra i vari servizi offerti dalla Casa della Salute Prati-Trionfale  sarà presente anche l’ambulatorio infermieristico.

Siamo  convinti che le case della salute  possano rappresentare un elemento di cambiamento che va nella direzione dei cittadini, ma siamo altrettanto convinti che il vero cambiamento sarà difficile da realizzare. Ad oggi abbiamo assistito a diverse inaugurazioni di questo modello di struttura nella nostra Regione  ma, in realtà,  non abbiamo avuto significativi riscontri. All’interno di ogni struttura troviamo situazioni anche molto diverse tra loro e non vorremmo che anche questa volta si concretizzi una modifica del contenitore piuttosto che dei contenuti.

Non registriamo ancora, da parte dei direttori generali delle ASL della nostra regione, una piena fiducia sulle capacità di presa in carico dell’utenza da parte degli Infermieri. Auspichiamo che essi osino di più e con maggiore coerenza rispetto alle reali potenzialità della funzione infermieristica. Ci attendiamo che escano dalla logica delle pressioni lobbistiche che li ingabbiano in un sistema sanitario regionale anacronistico e antieconomico.

Il nostro Sindacato sarà attento a valutare umori e segnalazioni dei colleghi Infermieri che operano all’interno di queste strutture.

Occorre ricordare che anche il raggiungimento dell’obiettivo del rientro economico imposto dal Governo alla nostra Regione passa inesorabilmente attraverso la riforma dei modelli organizzatividelle aziende sanitarie. La realizzazione delle unità a degenza infermieristica rappresenta, per noi, la riforma più significativa.

Non è un caso che il presidente Zingaretti, in ogni occasione, sottolinea il valore economico, attribuito alla realizzazione di queste unità di degenza.

Non vogliamo una riforma sanitaria regionale limitata al “taglio dei nastri”  e ai motti del tipo “meno primari, più reparti a gestione infermieristica”. Vogliamo una riforma concreta e, soprattutto, che questi reparti si realizzino e funzionino.

Un posto letto ospedaliero costa 1.200 euro, mentre per quello a gestione infermieristica è di soli 200,  per un risparmio al giorno di mille euro per posto letto, al quale si affianca un servizio assistenziale sicuro e di qualità.

Chiediamo al presidente della Regione Lazio che questi soldi non rappresentino soltanto una forma di spending review, ma che vadano a incrementare i fondi economici per la contrattazione aziendale per appesantire la busta paga degli infermieri che è la più leggera d’Europa. Chiediamo inoltre di reinvestire i risparmi derivanti da queste innovazioni anche sul versante delle assunzioni poiché il Servizio Sanitario, se vuole funzionare, deve investire sul personale.

Le aziende di servizi, e in modo particolare quelle che forniscono servizi sanitari, concretizzano il loro valore attraverso l’operato dei professionisti che vi lavorano. Solo riconoscendo questo valore si potranno raggiungere risultati soddisfacenti.

Nel Lazio mancano all'appello 4.500 infermieri e questa carenza sta pressando i colleghi in servizio, sia sul fronte della mole di lavoro che essi devono affrontare quotidianamente, sia sul versante delle responsabilità. Assicurare qualità e sicurezza dell’assistenza e salvaguardare la salute degli operatori nella nostra Regione è diventato difficilissimo. Gli infermieri,  per garantire i servizi, arrivano a lavorare fino a 17 ore al giorno.

Appare evidente che il contributo economico che gli infermieri del Servizio Sanitario Regionale stanno pagando ormai da anni, non è dato solo dal mancato incremento stipendiale (fermo al contratto 2006-2009),  ma dal fatto che esercitano costantemente sotto organico e spesso svolgendo mansioni improprie.

In attesa di una collocazione contrattuale adeguata alle responsabilità e al livello formativo e professionale degli infermieri chiediamo alla Regione delle  risposte adeguate  per compensare, almeno per la parte economica, il contributo che gli infermieri danno ormai da molti anni al Servizio Sanitario del Lazio.

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