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12 maggio

Pulimeno: Noi infermieri professionisti a tutto tondo

di Domenica Servidio

Roma tra le protagoniste della giornata internazionale dell’infermiere 2017. Abbiamo intervistato la presidente del collegio Ipasvi di Roma Lia Pulimeno.

A Roma con Pulimeno per parlare di #12maggio ed elezioni

pulimeno in piazza a roma con mangiacavalli

Pulimeno a fianco di Mangiacavalli oggi in Piazza del Popolo

Tra le tante iniziative promosse in tutto il mondo per ricordare Florence Nithtingale, madre dell’infermieristica moderna, non poteva mancare in occasione del 12 maggio, il collegio provinciale Ipasvi di Roma, il quale ha divulgato da qualche giorno l’importante iniziativa a cui è stato dato un nome speciale: “Il Gazebo della Salute in Piazza. Infermieri e cittadini: insieme cresce la salute”.

Gli infermieri del collegio di Roma sono presenti in piazza del Popolo con un gazebo della salute dalle 10 alle 18. Tale iniziativa che riscosse grande successo anche lo scorso anno, viene oggi condivisa anche dagli infermieri di Anzio, Civitavecchia/Bracciano, Frascati, Nettuno, Tivoli e Subiaco, con punti di ascolto aperti inoltre anche presso il Policlinico Tor Vergata, San Camillo Forlanini e il presidio territoriale Nuova Regina Margherita.

Siamo andati personalmente in Piazza del Popolo per avere maggiori delucidazioni in merito all’evento. All’evento non poteva mancare la presidente della federazione nazionale Barbara Mangiacavalli, la quale ha apprezzato l’impegno con il quale è stata realizzata questa giornata da parte del collegio capitolino.

L’hashtag #12maggioroma è diventato virale sul web.

Chi ha fortemente voluto che questo evento andasse in porto anche quest’anno è Lia Pulimeno, presidente del collegio provinciale di Roma, alla quale abbiamo fatto qualche domanda.

Oggi per gli infermieri è una giornata importante. Cosa significa essere infermiere nel 2017?

Essere infermiere vuol dire essere un professionista a tutto tondo, avere delle responsabilità. Svolgere una attività estremamente complessa, però come dico sempre io, una delle attività più nobili, perché oltre ad avere una preparazione teorica, l’infermiere ha la capacità di mettere adeguatamente le mani sulla persona, quindi entrare nell'intimo. Per cui ci deve essere da parte del cittadino la percezione dell'importanza di questa figura e su questo non ci siamo molto.

Lei è presidente del collegio più grande d’Italia con il 10% degli iscritti. Quanto è difficile ricoprire questo ruolo?

È molto difficile, è sempre più difficile, perché come ente di diritto pubblico siamo chiamati all’organizzazione, che richiede sempre più impegno dal punto di vista istituzionale. Inoltre con 33mila iscritti non è facile coinvolgere tutti o far avere loro la percezione dell’appartenenza, ma sicuramente c'è un grande input da parte nostra. L’obiettivo è cercare di far sentire i nostri iscritti il più possibile vicini a noi, in questo difficile periodo da un punto di vista occupazionale, economico e di politica sanitaria.

Piazza del Popolo il 12 maggio

Pensa ci sia ancora tanto da fare?

Assolutamente sì, c’è ancora molto da fare. Probabilmente tutto quello che è stato fatto finora è una base e solo ora si inizia ad avere qualche spiraglio di riconoscimento. Basti pensare che nella regione Lazio stanno arrivando le prime chiamate in ruolo dei dirigenti infermieristici in tutte le aziende. Si sta costituendo una rete, ora occorre regolarizzare il più possibile gli organici delle aziende che stanno soffrendo in maniera incredibile.

Il momento migliore del suo mandato e quello peggiore?

I momenti migliori sono tanti. Io sono un’entusiasta, ho sempre vissuto la professione infermieristica in maniera entusiastica, tra alti e bassi. Ogni cosa mi emoziona e vedo un coinvolgimento da parte dei giovani e mi fa piacere. Certo di momenti difficili ce ne sono parecchi, soprattutto nella componente burocratica della gestione dell’ente collegio e dal punto di vista della politica. Basti pensare alla fatica che facciamo a veder trasformare i collegi in ordini. Per la parte peggiore, devo dire che spesso ci scambiano per il sindacato. Questo probabilmente perché i colleghi non trovano nei sindacati le risposte adeguate e, vivendo disagi molto forti sul piano occupazionale, spesso se la prendono con noi. E siamo noi a pagare lo scotto.

Crede che il collegio provinciale sia poco ascoltato dalla sede nazionale?

No, anzi devo dire che sento una grande vicinanza. La presenza stessa di Barbara Mangiacavalli oggi qui con noi lo dimostra.

Si ricandida? E perché? 

Mi sono data come scadenza il mese di giugno. Devo decidere, perché dopo 42 anni di attività infermieristica ogni tanto immagino il mio futuro fuori da qui. E poi il collegio di Roma impegna h24, è difficile rilassarsi anche in ferie. Il gruppo mi sta fortemente chiedendo di proseguire, ma io ancora non ho deciso.

Come coinvolgere maggiormente gli iscritti nelle iniziative dei collegi?

Noi cerchiamo di trovare il coinvolgimento nella ricerca e attraverso la formazione e creare appeal intorno ad alcune tematiche, tramite i social e il sito. Ma il coinvolgimento reale lo vediamo nei gruppi di ricerca attraverso il Centro di eccellenza per la cultura infermieristica. Il successo del Cecri sta soprattutto nel coinvolgimento dei colleghi, nel farli sentire vivi e partecipi nella professione.

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