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editoriale

Infermiere da bar, la specializzazione infermieristica 2.0

di M T

Se è vero che nel futuro prossimo sempre più il profilo professionale dell'infermiere sarà caratterizzato dall'infermiere specializzato, sarà importante tra le varie discipline che verranno individuate inserire l'infermiere da bar: specialista in attacchi (ma inesperto in quelli frontali), protettore scelto della professione, screditatore eccelso, portatore di luce. L'infermiere da bar scrive, scrive tanto, sui social network e sulla stampa professionale. Povere le loro tastiere, fumanti giorno e notte.

Infermieri, sempre più specializzati nella chiacchiera da bar

Satira a parte, il problema è serio, molto più serio di quanto percepito dai più. E per analizzare tutta questa serietà senza cadere e scadere nella fantapolitica professionale da gioco da tavolo, soffermiamoci un momento su alcune, semplici considerazioni.

Dividi et impera

Cari infermieri, siamo un popolo diviso e non è certo una novità. Ma sebbene la locuzione sia latina e attribuita a Filippo il Macedone (chi? Il padre di Alessandro Magno), non è del mondo classico che voglio parlare.

Esiste un paesino in Francia che si chiama Azincourt. Il paese non ha nessuna valenza dal punto di vista amministrativo, ma è antico testimone della battaglia tra inglesi e francesi, durante la guerra dei cent'anni, nel 1415.

Le forze francesi, forti della loro cavalleria, erano quattro volte e mezzo superiori a quelle inglesi, composte da fanti e arcieri. Eppure vinsero gli inglesi, grazie alla disorganizzazione francese, dovuta alla voglia irrefrenabile dei singoli nobili di mettersi in mostra con azioni solitarie e scontri tra pari grado.

Se il presente è spesso esoterico e nebuloso, la storia è chiara, lineare e spesso ripetitiva.

Come possiamo pensare di poter affrontare le sfide che ci vengono presentate se come categoria non cerchiamo una forma di unione, di sintesi di pensiero?

La teoria del complotto

Altro elemento discutibile e sul quale occorre soffermarsi un secondo a ragionare è rappresentato dalla continua ricerca di complotti, lobby, massonerie e varie ed eventuali.

Appare sempre più chiaro come questa rappresenti quasi la risposta ad un bisogno psicologico ed i toni appaiono ogni giorni più aspri, mentre le teorie che ci raggiungono talvolta sono incredibilmente fantasiose.

Esisteranno forse anche gruppi rappresentativi diversi, ma questo non può essere sempre e solo letto come una minaccia alla propria vita professionale.

La diffusione massiva di queste teorie e l'aggressività con cui alcuni rispondono a questa sensazione di minaccia generano un aggravamento notevole nel morale e nella percezione del presente, nonché una conversione di speranza in disperazione nella visione di un futuro.

Se anche qualcuno tirasse l'acqua al suo mulino, la cosa non dovrebbe per forza essere letta come un atto mirato all'offesa verso i singoli.

È proprio su questo ragionamento e sul condizionamento emotivo nella produzione di una risposta che ci giochiamo la legittimità della difesa o l'inadeguatezza della stessa, per stile o modalità.

La teoria del complotto è per sua natura sterile e logicamente infondata, atta a fomentare e vendere qualcosa (generalmente malcontento ed entrate dalla pubblicità).

Alla luce di tempi infelici a causa di fattori forti molto diversi fra loro, sarebbe molto più saggio non cercare di inasprire gli animi ulteriormente. Sempre che questo non generi interessi di visibilità ed economici, ci mancherebbe.

L'emozione ostacola la ragione

Citazione imperfetta di Conan Doyle, citazione perfetta di mio padre.

Quanto ci piace essere presi per fessi, trasportati da ire funeste e toni sempre più offensivi, lesivi, vigliacchi. Ci sono modi e modi per confrontarsi, ma anche temi e temi.

Il confronto è fondamentale e santo se si sviluppa su tematiche, idee, modalità, competenze. Se al terzo rigo si scende sempre e solo sul personale, sorpassa il confine diventando rissa verbale.

Occorre rallentare, congelare l'emozione per un secondo e ragionare. Occorre dissociarsi da determinati modi di esporre contenuti che a questa maniera si svalutano da soli, passando dalla possibilità di essere analizzati e magari adottati alla sola indistinzione nel vocìo rabbioso.

Occorre dissociarsi dalla macchina del fango, che giorno e notte produce e produce, sommergendo tutto e, un giorno, sommergendoci tutti.

Questi comportamenti mancano di rispetto non soltanto a chi sono rivolti, ma anche a chi li adotta e alla categoria intera, soprattutto se si pensa che ci sono persone che ogni secondo si rivolgono a noi, sperando in noi nel loro momento di difficoltà nello stato di salute

Rimanendo nel rispetto possiamo esprimere l'opinione più negativa e le argomentazioni più dissacranti possibili circa quanto espresso o proposto precedentemente.

Allo stesso modo, uscendo dal contesto stesso, cosa rimane?

Nessuno o centomila finti neo pensatori pirandelliani, che si accaniscono perdendo la visione pacata dello status quo. Mentre quell'altro Uno mancante si dissocia, composto, sulla sua tastiera. Che poi sarei io. Hic et nunc, qui e ora.

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