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Infermieri all'estero

Lettera di un'infermiera emigrata. Cara Italia ti scrivo

di Redazione

Questa lettera arriva dall’Inghilterra. Porta la firma di Marta, una giovane infermiera laureatasi nel 2013. Marta ha provato a lavorare in Italia, ma senza successo. E come tanti giovani, è dovuta emigrare. La sua lettera è indirizzata all’Italia, al Belpaese che rinnega i suoi figli e li costringe a emigrare.

Lettera dall’estero: Cara Italia, ti amo e ti odio

Cara Italia, sono una ragazza di 26 anni. Sono nata nel tuo bel paese vicino a una città bellissima di nome Venezia. Ho frequentato le scuole, mi sono diplomata con te. Grazie ai miei genitori ho cominciato l'università, sempre con te. Ho seguito i corsi, studiato, frequentato il tirocinio con entusiasmo credendo di aver trovato la mia strada. Mi sono laureata in Infermieristica, ho seguito le regole. Non vedevo davvero l'ora di cominciare a lavorare, perché quello che ho studiato per tre anni è la mia passione.

Lo sai meglio di me sei un paese tra i più belli al mondo, ma tu i giovani proprio non li vuoi con te

Ho provato a starti vicino, per un anno ci ho provato, ma senza esperienza, senza raccomandazioni o senza colpi di fortuna raramente ci lasci anche solo la speranza di poter avere una vita piena qui con te, Italia.

Io però non mi sono arresa, se era l'esperienza che volevi da me, ecco che ora ti posso accontentare. Tu non lo sai perché giovani come me ne hai molti, quindi ti voglio raccontare che due anni fa sono partita per un paese non molto lontano da te, che mi ha accolta a braccia aperte, ha creduto nella mia qualifica e mi ha fatto crescere personalmente e professionalmente motivandomi con mille prospettive. 

Io Italia ti amo e amo alcune persone speciali che vivono con te con cui vorrei passare, non solo alcuni giorni al mese, ma la mia vita. Io Italia ti odio, perché tu dopo tutti gli sforzi che ho fatto ancora non credi in me, non sai nemmeno che esisto, non vuoi sapere quali sono i miei sogni e progetti. 

Non so perché ti scrivo questa lettera cara Italia, forse perché da giovane, quale ancora sono, ho dentro di me la speranza che tu possa cambiare, che ti possa accorgere che senza di noi la bellezza che rappresenti non basta.

Marta M., infermiera

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