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Ambulatori cardiologia, l'esperienza del Maggiore di Bologna

di Redazione

Gli ambulatori di cardiologia nascono per la presa in carico del paziente affetto da cardiopatie nello stato di post-acuzie. Si tratta di realtà multidisciplinari la cui finalità principale è quella della presa in carico del paziente ove possibile in modo attivo, monitorando e stabilizzando se necessario le condizioni cliniche, rallentando l’evolvere fisiologico della malattia e cercando di prevenire le possibili recidive. Un esempio di gestione integrata basata su percorsi clinico–assistenziali mirati è quello degli ambulatori di cardiologia dell'Ospedale Maggiore di Bologna.

L’infermiere negli ambulatori di cardiologia: Campo d'azione

Le patologie cardiache rappresentano, attualmente, una delle più importanti cause di mortalità e il motivo più frequente di ospedalizzazione. Circa la metà dei decessi tra i 65 e gli 84 anni (157.847 uomini e 124.258 donne) avviene principalmente per cardiopatie ischemiche e malattie cerebrovascolari: il tutto associato alla continua crescita causata dall’aumento dell’età della popolazione, dalla maggior sopravvivenza alle problematiche cardiovascolari e dalla maggior efficacia delle cure.

L’instabilità e la progressiva evoluzione della patologia cardiaca richiedono un’assistenza continua a 360° al paziente, con l’utilizzo di interventi volti a migliorare la compliance del paziente.

Attualmente in Italia esistono molte realtà in cui, associata all’unità operativa cardiologia Utic per la gestione del paziente in fase acuta, vi sia la presenza di ambulatori dedicati alla presa in carico del paziente post-acuto: questi sono gestiti da un team multidisciplinare di medici, infermieri di cardiologia, tecnici di elettrofisiologia e operatori socio sanitari la cui finalità principale è quella della presa in carico del paziente ove possibile in modo attivo, monitorando e stabilizzando se necessario le condizioni cliniche, rallentando l’evolvere fisiologico della malattia e cercando di prevenire le possibili recidive.

Questa gestione integrata basata su percorsi clinico–assistenziali mirati contribuisce al miglioramento della qualità di vita della persona e dei familiari, riducendo la mortalità e diminuendo i costi per la collettività.

La figura dell’infermiere negli ambulatori di cardiologia del Maggiore

La formazione e l’inserimento del neoassunto o del trasferito all’interno di una realtà così complessa avviene sempre previo periodo di affiancamento a personale esperto: si procede per step successivi partendo dagli ambulatori diagnostici con periodo minimo di un mese per ambulatorio, successivamente per quello che riguarda le attività di Day Hospital e dell’ambulatorio TAO si procederà quando l’infermiere neoinserito avrà acquisito buone capacità gestionali all’interno di ogni ambulatorio diagnostico.

L’infermiere eroga prestazioni assistenziali all’interno degli ambulatori diagnostici assicurando una serie di attività raggruppabili in queste macroaree:

  • comunica/relaziona con il paziente in maniera efficace
  • gestisce i pazienti afferenti agli ambulatori tramite attività di front/back office
  • pianifica e gestisce le richieste di attività diagnostiche afferenti all’ambulatorio in cui eroga assistenza
  • organizza e pianifica l’attività dei singoli ambulatori nel rispetto del piano delle attività
  • indirizza i pazienti ai percorsi clinico–assistenziali corretti terminate le visite ambulatoriali;
  • fornisce e supporta il paziente con informazioni di educazione sanitaria
  • collabora/relaziona con il medico presente in ambulatorio, visto che in alcune delle attività svolte è fondamentale la stretta collaborazione con il medico affinché l’esame sia il più attendibile possibile.

Oggi svolgere attività di educazione sanitaria vuol dire incentrarsi sui comportamenti e sugli stili di vita attraverso interventi preventivi, di sorveglianza mirati alla persona, ma anche agli stili di vita e ai fattori di rischio. Aspetto fondamentale, come più volte già riportato, è il ruolo educativo svolto dall’infermiere che rientra in un processo di assistenza multidisciplinare chiamato anche educazione terapeutica: questa coinvolge la totalità dell’équipe (medici, infermieri, tecnici di elettrofisiologia ecc.) al fine di implementare un processo assistenziale a 360° che sia in grado coordinare le prestazioni fornite permettendo di aumentare la soddisfazione e gli esiti delle cure alla persona.

L’infermiere che lavora in ambito cardiologico deve essere un professionista competente e preparato dal punto di vista teorico ma anche tecnico-scientifico: deve possedere conoscenze specifiche, competenze ed abilità che gli permettono di operare in sinergia con tutti i membri dell’équipe, ma anche in autonomia in tutte quelle complesse situazioni che si possono presentare per rispondere ai bisogni della persona.

Ai professionisti è richiesta la capacità di passare rapidamente da un ruolo assistenziale ad un ruolo gestionale, frutto di esperienza associata a conoscenze di base e post-base (Legge 42/1999): a fianco delle conoscenze teorico pratiche, ruolo fondamentale è riservato all’aspetto educativo e relazionale del professionista (D.M. 739/94).

Le nuove tecnologie e gli importanti progressi in ambito cardiologico rappresentano, per il futuro, una importante sfida per tutti gli operatori sanitari del settore: l’evoluzione delle conoscenze, le evidenze scientifiche e i cambiamenti normativi/legislativi degli ultimi anni hanno influenzato la professione infermieristica indirizzandola verso ambiti sempre più specialistici.

Articolo a cura di Roberto Vacchi, Infermiere

Ausl Bologna, Ospedale Maggiore

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