La società francese d’igiene ospedaliera ha pubblicato nel giugno 2017 sulla rivista Hygienes un’attualizzazione delle precauzioni standard con l’obiettivo di renderle applicabili in tutti i contesti sanitari, socio-sanitari e territoriali. Queste raccomandazioni, pur non allontanandosi dalle indicazioni del CDC di Atlanta, le riscrivono offrendo una visione che merita di essere oggetto di approfondimento.
Rischio infettivo e precauzioni standard, le raccomandazioni francesi
Vengono proposte solamente 32 raccomandazioni che sono raccolte in 7 capitoli.
Sono descritte in maniera sintetica, prive di livelli di evidenza, ma supportate da capitoli di approfondimento e specifica bibliografia di riferimento.
Hanno il pregio di avvicinarsi ai problemi che affrontiamo nella quotidianità per il controllo delle infezioni rendendole così più chiare nella loro applicazione.
Per la maggior parte di queste raccomandazioni la rete nazionale per la prevenzione delle infezioni associate all’assistenza (RéPias) rende disponibili strumenti di valutazione, formazione e comunicazione a supporto dei temi specifici che aiutano le strutture sanitarie e soci-sanitarie nell’attività d’implementazione come per l’igiene delle mani, la gestione del rischio legato agli escreti, l’igiene respiratoria (verrà sviluppata nel 2021) e l’assenza di ornamenti personali e unghie non conformi.
Ambiti di applicazione
Vediamo insieme alcuni aspetti interessanti di queste raccomandazioni. Nel primo capitolo, dedicato agli ambiti di applicazione e alla strategia di attuazione ci viene ricordato che cosa sono le precauzioni standard, quando e a chi devono essere applicate. Due raccomandazioni introducono alcuni elementi di novità.
L’applicazione delle precauzioni standard necessita anche di una misura organizzativa, ovvero di un numero adeguato di operatori sanitari rispetto alla complessità delle attività oltre i normali strumenti come la formazione, il monitoraggio e alla presenza di procedura scritte. La seconda novità è il rispetto degli obblighi vaccinali come importante integrazione alla prevenzione delle trasmissione dei microrganismi.
Igiene delle mani
Il capitolo dedicato all’igiene delle mani evidenzia innanzitutto quelle misure che nelle procedure francesi rappresentano dei pre-requisiti all’igiene delle mani cioè non indossare ornamenti personali (braccialetti, fede nuziale e orologio) e non avere unghie lunghe, con smalto o extensions. Strumenti per l’implentazione di queste buona pratica sono presenti sulla pagina web dedicata “Zéro bijou pour tous”. Sempre per quanto riguarda l’igiene delle mani viene raccomandata anche l’importanza di favorire l’adesione all’igiene delle mani nei pazienti e visitatori.
Dispositivi di protezione individuale
Nel capitolo dedicato ai dispositivi di protezione individuale - oltre ad evidenziare i motivi che devono condurci a indossare i guanti, il sovracamice e la mascherina chirurgica - si suggerisce l’utilizzo di un grembiule impermeabile in come misura di protezione della divisa.
Per quando riguarda la mascherina chirurgica, vengono indicate quelle situazioni nelle quali è necessario indossare una mascherina di tipo IIR, cioè resistente ai liquidi.
Igiene respiratoria
Oggi (direi solo oggi) conosciamo l’importanza delle raccomandazioni riportate nel capitolo sull’igiene respiratoria. Ricordiamoci che la pubblicazione di queste raccomandazione è del 2017, in quel periodo era scarsa l’adesione a queste pratiche, tanto che l’approfondimento su questo tema riporta alcune pubblicazioni che lo dimostravano.
Strumenti di supporto a questa pratica saranno presenti nel 2021 sulla pagina web dedicata della rete nazionale per la prevenzione delle infezioni associate all’assistenza (Hygiéne respiratoire).
Prevenzione degli incidenti con esposizione a liquidi biologici
Il capitolo sulla prevenzione degli incidenti con esposizione al sangue o qualsiasi prodotto biologico di origine umana focalizza l’attenzione sul rischio che corriamo durante l’utilizzo di attrezzature pungenti/taglienti e come sia necessario al termine delle attività avere a disposizione non solo un contenitore specifico per questo tipo di rifiuto, ma anche utilizzare aghi dotati di un dispositivo di protezione attivabile.
Un interessante capitolo viene dedicato alla gestione egli escreti (vomito, urine e feci) non solo in relazione al potenziale contatto diretto, ma soprattutto quello del contatto indiretto legato alla gestione dei contenitori per la raccolta degli escreti come lo sono ad esempio i pappagalli, le padelle e le sacche di urina. Per ognuno di questi contenitori occorre definire una modalità di gestione (ricondizionamento o smaltimento) dopo valutazione dei rischi correlati al paziente, al personale e all’ambiente.
L’attenzione a questo tema diventa oggi più che mai essenziale in relazione alla problematica relativa all’aumento dalla diffusione di enterobatteri resistenti ai carbapenemi (Carbapenem Resistant Enterobacteriaceae-CRE), produttori di carbapenemasi (Carbapenemase Producing Enterobacteriaceae-CPE) o di enterococchi resistenti alla vancomicina (Vancomycin Resistant Enterococcus-VRE).
Questi microrganismi colonizzano normalmente l’intestino e in alcune condizioni (es. presenza di catetere vescicale) possono colonizzare l’ultima parte dell’apparato genito-urinario, una volta diffusi nell’ambiente presentano tempi di sopravvivenza (es. da 5 giorni a 4 mesi per gli enterococchi e fino a 16 mesi per l’Escherichia coli).
Sulle pagine web della rete nazionale per la prevenzione delle infezioni associate all’assistenza sono presenti strumenti per l’implementazione di queste pratiche (Pèril fecal).
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