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Infermiera

Lavora in reparto Covid e il condominio si ribella

di Redazione

Vogliamo essere sicuri che non sia infetta. È questa la reazione che hanno avuto alcuni condomini alla notizia dell'arrivo di un'infermiera in uno degli appartamenti messi a disposizione per il personale sanitario proveniente da fuori regione per far fronte all'emergenza Covid-19. Succede a Pordenone, dove pochi ignoranti sono capaci di rovinare la bellissima immagine di una città e il bene che tanti cittadini pordenonesi stanno facendo. Così Luciano Clarizia, presidente dell'Ordine degli infermieri della provincia.

Nuova inquilina è infermiera: Vogliamo essere sicuri che non sia infetta

Una famiglia, rispondendo all’appello del Comune e dell’Ordine degli infermieri di Pordenone di mettere a disposizione gratuitamente appartamenti per poter ospitare (per un massimo di tre mesi) il personale sanitario di fuori regione che arriva per lavorare in ospedale e far fronte all’emergenza sanitaria, si è trovata suo malgrado a dover subire critiche per quell’atto di generosità.

Ancora per la serie "erosi sì, ma nel condominio degli altri", dopo la vicenda del "Grazie che ci porti il Covid" scritto in un messaggio anonimo trovato tra la posta da un'infermiera del reparto di Malattie infettive dell’ospedale San Luca di Lucca, questa volta tocca a Pordenone: l'idea di avere nello stesso palazzo un'infermiera che lavora in un reparto Covid non è andata a genio a tutti.

Alcuni condomini, infatti, si sono opposti all'arrivo di questa collega - racconta Luciano Clarizia, presidente Opi Pordenone - e hanno chiesto garanzie che fosse sana e non malata di Covid-19.

Non solo. Questo gruppo di condomini si è preso anche la briga di inviare una lettera all'azienda sanitaria in cui chiedono - continua Clarizia - chiarimenti riguardo l'utilizzo dell'appartamento, rassicurazioni e garanzie sulla situazione e le misure sanitarie presi nei confronti di eventuali locatari.

È bene sapere che chi lavora nei reparti Covid - spiega il presidente Opi Pordenone - è costantemente monitorato e certamente sano. Credo che chi debba preoccuparsi di non contrarre il virus da cittadini sprovveduti che non seguono le regole sia la nostra collega infermiera.

Questi eventi mi riempiono di tristezza e rabbia - chiosa Clarizia - perché pochi ignoranti sono capaci di rovinare la bellissima immagine di una città e il bene che tanti cittadini pordenonesi stanno facendo e continueranno a fare.

Commenti (1)

andvane

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1 commenti

La doppia Italia

#1

Ciao Luciano e ben risentito, in tutti i sensi. Hai detto proprio bene: "la mamma degli ignoranti è sempre incinta!". Ma noi che abbiamo qualche anno sulle spalle abbiamo già vissuto situazioni simili. La nostra vita professionale si svolge in un "ascensore". Oggi salviamo una vita grazie ad un intervento rapido e competente in una RCP, perché ci siamo aggiornati e pagati da soli dei corsi di formazione, e per questo saliamo in alto. Domani, invece, prendiamo insulti, botte, ritorsioni, minacce, denunce, solo perché facciamo il nostro dovere, e quindi precipitiamo giù con la stessa velocità. L'Italia ha due facce. Una è quella di chi, con abnegazione sacrifica i propri affetti familiari per poter essere di aiuto agli altri (medici, infermieri, OSS, tecnici di laboratorio e di radiologia); è quella di chi mette a disposizione i propri beni immobili a favore, pur non sapendo chi siano, di persone che vogliono aiutarci; è l'Italia di chi rispetta le disposizioni che ci sono state date da chi sta lavorando per poterci permettere di ritornare presto alla nostra vita. Ma, purtroppo c'è anche l'altra Italia: quella degli esibizionisti, degli ipocriti, dei "tanto a me non succede niente" (salvo poi trovarsi nei problemi e pretendere tutto), dei "affacciamoci alle 18,00 così ci inquadrano e ci fanno vedere in televisione". Questa è l'Italia, nel bene e nel male. Ma noi, caro Luciano, continuiamo a fare il nostro lavoro con dedizione e, per quanto mi riguarda, senza pensare alle promesse "alla fine di tutto ci ricorderemo di voi!"; continuiamo a rientrare a casa senza abbracciare moglie e figli, perché non si sa mai; continuiamo a prenderci cura di ognuno, anche se sappiamo che magari ci aveva prima insultato. Ricordiamoci che l'Italia comunque permette a tutti di essere curati, poveri e ricchi, bambini ed anziani, e noi, che vogliano o no, siamo alla base di questa piramide che ha per apice l'unico bene indispensabile, la salute.
Un abbraccio a distanza.
Andrea Vanella