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COVID-19

Tutto ciò che ha un inizio ha la sua fine

di Monica Vaccaretti

Ripenso a tutto ciò che è stato finora e che sta capitando di nuovo. Sembra che non abbia mai fine, ma tutto ciò che ha un inizio ha sempre la sua fine, ho imparato sulla mia pelle. Pertanto, finirà anche la pandemia. Cambiandomi il doppio guanto pronta per accogliere un altro in fila ed invitarlo ad accomodarsi sulla sedia rossa, per un altro tampone e un'altra breve storia, penso ai colleghi in ospedale che non ce la fanno più. Certamente siamo tutti stanchi dopo un anno. Come donna ed infermiera io lo sono più degli altri. Ma non per la stessa stanchezza.

Tra lacrime di paura e di lacrimazione da riflesso per tampone

"Prego si accomodi. Come mai fa il tampone oggi?"

Dalla sedia di plastica rossa si è appena alzata una donna. L'avevo accolta con un cordiale Buongiorno signora, come mai viene oggi a trovarci? Ha qualche sintomo o ha avuto un contatto? Mio padre è morto di Covid. Condoglianze Signora. Quando è successo? Oggi. Dio santo.

Avanti un altro, poco afflusso da qualche settimana, pochi ma contagiosi. Prego si accomodi. Come mai fa il tampone oggi? Vengo per il controllo a fine quarantena. Come è andata, sta meglio signore? Ah, mai avuto niente. Solo una gran scocciatura stare a casa rinchiuso per un po' di raffreddore, non ho avuto nemmeno una linea di febbre. È esagerato tutto questo. Secondo lei noi abbiamo messo in piedi tutto questo e stiamo mascherati così per un banale raffreddore? Rispondo con educata freddezza guardandomi attorno in Fiera.

La sedia di plastica rossa è sempre lì nell'angolo, protetta agli sguardi da una intelaiatura di legno e tela di lino. Ci si è seduta buona parte della seconda ondata qui a Vicenza e da novembre ne ho visti di casi clinici ed umani. Tra lacrime di paura e di lacrimazione da riflesso per tampone. Porgo sempre un fazzoletto di carta per asciugarsi gli occhi. Mi manca il cielo, penso alzando lo sguardo al soffitto del padiglione mentre giro il tampone nella provetta dell'antigenico rapido che tengo in mano, contando fino a cinque.

Ripenso a tutto ciò che è stato finora e che sta capitando di nuovo. Sembra che non abbia mai fine ma tutto ciò che ha un inizio ha sempre la sua fine, ho imparato sulla mia pelle. Pertanto, finirà anche la pandemia. Cambiandomi il doppio guanto pronta per accogliere un altro in fila ed invitarlo ad accomodarsi sulla sedie rossa, per un altro tampone e un'altra breve storia, penso ai colleghi in ospedale che non ce la fanno più.

Siamo tutti stanchi

Siamo tutti stanchi, tutti vogliamo riprenderci la vita lasciata in sospeso da qualche parte, ma non è ancora il momento: ci vuole speranza adesso, ma non leggerezza. Ci vuole coraggio, oggi più che il 9 marzo 2020. Ci vuole stare in bolla con la testa mamma, dice mio figlio seduto alla scrivania della DAD. Siamo ancora a distanza, io e lui. Eppur ancora più vicini. Più forti. Perché teniamo in mente i nostri sogni.

Era primavera. Un anno fa. La primavera torna sempre. Ed è meravigliosa. Ed il virus non se ne va. Siamo alla terza ondata, annunciata dai virologi e già prevista - senza allarmismi ma con scientifico realismo - da chi per mestiere vede il problema dal campo e non solo sui Tg.

Covid 19 ha riempito tutto il 2020 sconvolgendo la vita a ciascuno di noi - ai sanitari un tantino di più - e si è rinnovato nel 2021 con le sue varianti che stanno facendo già il giro del globo. Non bastava quella inglese, il virus deve avere un contagioso e sarcastico senso dell'humor, a vaccini appena scoperti con la luce in fondo al tunnel che è soltanto un lumicino.

Del resto, il mondo è bello perché è vario si dice o forse avariato. E non è aviaria. Né tantomeno una semplice influenza, anche se incredibilmente c'è ancora chi tra miliardi di persone nega l'evidenza scientifica, i fatti, i morti.

Sudafricana. Brasiliana. Newyorkese e Californiana. E non è neppure un caso che le varianti prendano vita proprio nei posti con più densità di popolazione, fateci caso mentre vi assembrate con gli aperitivi in mano per tornare alla normalità a tutti i costi e per aumentare la fatturazione. Gli assembramenti tipici delle nostre società e la bellezza della socialità certamente non aiutano, così come il lavaggio delle mani fatto da qualche tempo con più dimenticanza e i nasi fuori dalle mascherine per strada.

Sento ancora gente che disserta sul fatto che è strano che un virus si manifesti in qualcuno con un semplice raffreddore e in un altro con una tale improvvisa aggressività da portare al camposanto.

Non si è mai vista una cosa del genere. Ancora c'è chi parla di complottismi. Strano davvero e pur maledettamente vero. Persino mia madre, che osserva scrupolosamente le regole sanitarie e ministeriali, talvolta forse per stanchezza sbotta dicendo di non capirci più niente.

Gli ospedali hanno chiuso e riaperto a seconda delle ondate

Sono passate tutte le stagioni e ne abbiamo passate di tutti i colori mentre le Regioni vengono di volta in volta colorate a seconda del contagio per incidenza. Adesso stiamo virando in tempi diversi verso una tonalità più accesa. Siamo stati spaventati. Rinchiusi. Mascherati. Tamponati. Ricoverati. Intubati. Lasciati liberi nel sole d'estate e sotto le feste di Natale con il senso di responsabilità addosso ed il tempo scandito dai Dpcm.

Gli ospedali hanno chiuso e riaperto a seconda delle ondate e la gente fuori si è presa ogni tanto delle boccate di ossigeno, mentre l'ossigeno scorreva a litri e ad alti flussi nelle terapie intensive e nelle sub intensive tra i ricoverati. In alcuni Paesi come in Brasile veniva pure a mancare. Datemi tutto l'ossigeno del mondo pur di non morire, qualcuno avrà detto e pensato su quei letti di solitudine e di fame d'aria.

Abbiamo visto i camion Militari di Bergamo, io non li dimenticherò mai. La Fiera di Milano trasformata in Terapia Intensiva, l'hanno riaperta in questi giorni per dare respiro a Brescia che non ce la fa, proprio come un anno fa.

Abbiamo ancora negli occhi l'orrore delle fosse comuni a New York. Ci hanno detto del legno per le bare finito in California. Abbiamo sentito per un anno intero i bollettini giornalieri, i numeri, le opinioni dei virologi e dei politici. Ad un certo punto hanno smesso di farci vedere le immagini dei caschi di ossigeno, dei corpi pronati, dei visi sfigurati dagli ematomi lasciati sulla pelle dalle ffp3, le tute anti Covid con la righetta blu.

Forse è stato in quel momento che la gente fuori ha perso la percezione della realtà, oppure ce l'ha distorta, come se il virus fosse solo un problema dentro agli ospedali e di quei pochi - che pochi non sono stati - a cui capita di finire in fin di vita.

La gente non la ferma più nessuno

Alla faccia di 100.000 italiani morti tra cui centinaia di medici e di infermieri, la gente oggi dice di non poterne più. Infastidisce persino sentirne parlare, si rivendicano libertà negate. Qualcuno dice che preferisce morire di Covid piuttosto che di fame, del resto il disagio economico è innegabile e comprensibile.

Dicono che bisogna vivere e che di qualcosa bisogna pur morire, dicono di voler correre il rischio tanto alla maggior parte passa con sintomi lievi nel giro di quattordici giorni. Che pesante però stare rinchiusi dentro casa per dieci giorni, è una sofferenza la quarantena se si sta bene, dicono, quando le persone vengono a farsi il tampone di controllo per uscire dalla positività e riprendersi la vita. Spesso quella con il bicchiere dello spritz in mano.

Nei giorni in cui l'Oms denuncia che la quarta ondata in Brasile è una strage, avvisando il mondo, qui ci sono i Navigli strapieni come non ci fosse un domani. Le piazze italiane, i vicoli dei centri storici e i corsi del popolo sono gremiti come se non ci fosse una pandemia in corso. Le strade, fino all'ora troppo tardiva del coprifuoco, sono sempre piene di traffico, che sia giallo arancione e rosso, come un normale giorno non pandemico.

La gente non la ferma più nessuno. È stata buona e ferma, affacciandosi ogni giorno a cantare e a suonare dai balconi, soltanto la primavera scorsa e soltanto per paura, io credo. Ora che di questo virus si sa qualcosa di più e che sappiamo grazie alla scienza come affrontarlo anche se ogni giorno è una sfida, a me fanno davvero male le montagne e i litorali affollati, le bottiglie e i bicchieri lasciati per terra dopo i rave party per strada, le polemiche sulla scuola, le crisi di governo anche in pandemia, i negazionisti e i no vax, un ventilato lockdown pasquale considerato una mancanza di rispetto per gli italiani, le mascherine ffp2 taroccate che non filtrano il 95%, i ritardi sulle vaccinazioni.

Infermiere

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