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Testimonianze

In Veneto il Natale è giallo per non dire rosso

di Monica Vaccaretti

Mai così tanti contagi da fine Novembre 2020, oltre 28000, con 120 decessi. Un nuovo picco. E' record di contagi anche in Veneto, oggi. 5557 positivi. Vicenza conta 971 nuovi casi. Un boom. E 600 classi sono in quarantena. Il contagio è come lo scorso Natale ma la differenza sta nei morti, ne abbiamo un decimo rispetto a un anno fa. Crudamente vero, grazie ai vaccini. Da qualche giorno la mia città risulta essere al quinto posto tra le 26 province italiane con la maggior incidenza per 100 mila abitanti, è poco dopo Bolzano e poco prima di Trieste. In mezzo alla mappa rossa dei contagi, come nella cartina geografica. Sarà per il vento dell'Est e quello del Nord, troppo vicini alla Slovenia e al Tirolo. Sarà perché semplicemente ci contagiamo. L'incidenza regionale è di 506,3 positivi, l'Rt è di 1,15 e i parametri fissati con la soglia del 10% e del 15% per i ricoveri in area non critica e per le Terapie Intensive sono già ampiamente superati. Con una ordinanza che decorre dalla mezzanotte di venerdì 17 dicembre, il Veneto anticipa il suo ingresso in zona gialla che era previsto per lunedì prossimo. Pertanto si pone l'obbligo di indossare la mascherina anche all'aperto e viene stabilito di eseguire i test rapidi ogni quattro giorni ai sanitari e ai degenti negli ospedali. Si raccomandano inoltre i tamponi fai da te prima delle cene di Natale. Mi chiedo come le misure da zona gialla possano bastare. Servono poco o niente. Così la curva sale certamente fine al prossimo monitoraggio del 16 gennaio. Forza, coraggio. Si ricomincia.

Il Covid e le sue varianti: che fine ha fatto il mio ospedale?

Il Veneto anticipa il suo ingresso in zona gialla ma le misure anti-covid da zona gialla non bastano

La notizia mi arriva su una panchina al parco. Mi ritrovo a guardare l'ospedale oltre la recinzione e il fiume Astichello. Lo tocco con il pensiero. Sul lato dell'edificio che guarda il giardino pubblico trovano posto il Pronto Soccorso e la Rianimazione. Da qualche giorno, dai colleghi che sono ritornati a trincerarsi lì dentro, mi giungono notizie in anteprima che poi ritrovo nelle circolari regionali e nelle delibere interne. Manco dall'ospedale da oltre un anno e mezzo, tra tamponi e vaccini, ma fa male sapere che è tornato a riempirsi di Covid. Che sono stati sospesi gli interventi chirurgici che richiedono la terapia intensiva. Che i reparti vengono riconvertiti in aree Covid. Che si sospendono o riducono le attività ambulatoriali per reclutare il personale da mandare agli Hub vaccinali e nei Centri Tamponi. Che le liste di prenotazione per le visite specialistiche sono chiuse. Da due anni gli ospedali sono stravolti e stanchi, compreso chi ci sta dentro a lavorare. Che fine ha fatto il mio ospedale?

Non mi sorprendo che stia capitando ancora, è un film già visto. E con questa impennata di casi, non credo che Omicron sia diffusa in Italia soltanto allo 0,2%. Semplicemente non riusciamo a sequenziare tanto come in Gran Bretagna, così come non riusciamo a fare bene il tracciamento. La Delta è ancora dominante ma tra due mesi lo sarà la nuova variante, secondo l'Ecdc molto contagiosa. Una cosa mai vista, lancia l'allarme l'Oms. Un fulmine, dichiara il Primo ministro francese. Sarebbe da imporre ancora coprifuoco e confinamento, come stanno facendo alcuni Paesi europei.

Tra le sue mutazioni, Omicron ha la capacità di duplicare i contagi ogni 2-3 giorni. Mi chiedo soltanto come faranno gli ospedali, che sono già in affanno, a reggere uno tsunami. Perché i governi non impongono subito con rigore quelle misure non farmaceutiche richieste da Oms e Ecdc? Puntano tutto sui vaccini ma secondo le autorità sanitarie non basterà. Soltanto perché bisogna salvare il Natale? Ci saranno pure meno morti e meno ospedalizzazioni grazie ai vaccini ma gli ospedali si stanno riempiendo come lo scorso inverno. La percezione sul campo è che sia peggiore. Se con la Delta si hanno 800 ricoveri, le proiezioni matematiche sono di 8000 con la Omicron. Con questi numeri i sistemi sanitari reggerebbero soltanto 4 mesi, avvertono gli esperti. Dove li mettiamo? E delle altre patologie e degli altri pazienti non Covid che ne facciamo? Ditemelo voi che non indossate la mascherina, non evitate gli assembramenti e non vi vaccinate. Perché la regola è sempre quella, più contagi alla base più sono quelli che finiscono in ospedale.

Mentre rifletto quanto fa male e quanto mi manca il mio ospedale di una volta, mi arriva un messaggio da parte di una operatrice socio sanitario che lavora al San Bortolo. Risultata positiva in una delle ondate precedenti, si racconta in poche righe che descrivono bene quello in cui in tanti ci siamo trovati a vivere e a pensare. Oggi alla Conferenza Stampa il Governatore esorta la gente a dire grazie ai sanitari perché stanno facendo un lavoro ciclopico. Un giornalista ieri ribadiva che tutti ci devono riconoscenza. Che ce ne facciamo? Il sistema sanitario è sotto stress. Ma il sistema siamo noi. Anche la resilienza finisce.

L'amarezza più grande che prova un anno dopo, mi scrive, è che poco è cambiato. Ha ragione, mi basta pensare che i medici anestesisti sono tornati a dover prendere decisioni drammatiche, quelle che te le porti dentro tutta la vita. Mi ricordo improvvisamente che non esistono solo gli infermieri. Gli OSS, figure insostituibili nell'assistenza, sono provati tanto quanto noi. Siamo il comparto, insieme. Credo che due anni dopo abbiamo meno paura perché stiamo imparando a conoscere il virus ed abbiamo armi migliori per contrastarlo. Ci siamo formati ed organizzati. Se prima non avevamo nemmeno il tempo di avere paura, ora abbiamo quella consapevolezza del rischio che ci tiene in allerta e la paura la teniamo a bada con le evidenze scientifiche, le linee guida, i protocolli. Il coraggio, che diventa una cosa normale. Non si può avere paura di qualcosa che si conosce ogni giorno di più.

Persone non vaccinate rifiutano le cure per mancanza di fiducia

Fa male leggere sulla cronaca cittadina che ci sono anche a Vicenza - come a Schiavonia, Pavia e Bergamo – persone non vaccinate che rifiutano le cure. Che chiedono di essere curati con i farmaci per i cavalli. Che mandano a dire ai medici tramite i loro legali che vogliono la camera iperbarica. Sui tavoli della Dirigenza ospedaliera arrivano lettere di avvocati con richieste assurde. Fa male sentire primari di anestesia, pneumologia, malattie infettive e medicina d'urgenza, dichiarare che ci sono pazienti che non vogliono essere intubati neanche quando sono senza respiro. Che si tolgono la maschera C-PAP. Che cercano di strappare la mascherina dalla faccia dei sanitari. Fa male sentire che qualcuno non vuole il casco dell'ossigeno perché pensa che l'ossigeno faccia bruciare i polmoni e ancora non ci crede quando il medico spiega che l'ossigeno serve per farli respirare. Che temono di essere vaccinati mentre sono intubati, perché credono fermamente che i vaccini uccidano e che possano essere somministrati in corso di malattia. Fa tanto male sapere che in giro ci sono persone che davvero pensano che siamo noi e le nostre cure ad ucciderli. Leggo sul giornale che la maggior parte desiste e si fa curare come Dio vuole. Altri invece denunciano i medici che li hanno salvati, per un ematoma sul braccio dopo essere usciti dalla Terapia Intensiva. Fa male sapere che le persone arrivano in ospedale troppo tardi perché hanno cercato di curarsi da soli con cure alternative domiciliari.

Fa male la mancanza di fiducia verso chi cura da parte di chi deve essere curato. Fa male lo scetticismo e la diffidenza delle persone quando i medici e gli infermieri si avvicinano al loro letto per somministrare un trattamento. Fa male l'arroganza di persone che nella vita fanno altro e che ancora hanno fiato di spendere quel poco ossigeno che hanno, mentre faticano a respirare, per sentenziare su quale sia il miglior trattamento di cui hanno urgente bisogno per sopravvivere. Come si può essere saccenti mentre si muore? Come si può rischiare a tal punto la vita in nome di una convinzione antiscientifica? Fa male ritrovarsi ad essere un sanitario, sull'orlo del burn out, che si ritrova tra le mani pazienti così. Credo che non sia mai successo prima nella storia della medicina che venga a mancare in tal misura quel buon rapporto di fiducia che da sempre il paziente ha con il suo medico. Fa male l'ignoranza della gente, che pretende di saperne di più di chi ha competenze per dire e per fare il suo mestiere. Che non glielo lascia fare. Mi chiedo se fanno così anche dal meccanico. Nel frattempo a Padova gli hacker hanno mandato in tilt il sistema informatico ospedaliero, senza richiedere alcun riscatto. Sono più che delinquenti. Il guasto è ancora in corso. Non è possibile prenotare niente, ovviamente neanche i vaccini. E la scorsa notte ignoti hanno sabotato il quadro elettrico dell' Hub vaccinale ad Altivole, in provincia di Treviso. E non è stato un ladro.

Infermiere

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