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Pit salute 2018, infermieri non hanno tempo per umanizzare cure

di Redazione

Organici ridotti all’osso e a farne le spese, nonostante la buona volontà dei professionisti e l’alto livello clinico dei loro interventi, sono i pazienti che rischiano di non avere nulla dell’umanizzazione prevista dall’ultimo Patto per la salute. È uno dei dati (allarmanti) che emergono dal Rapporto Pit salute 2018.

Rapporto Pit salute 2018: Costi e liste d'attesa bloccano accesso a cure

Gli infermieri sono pochi e hanno poco tempo per l'umanizzazione delle cure. I dati Pit Salute 2018

A fare il quadro della sanità italiana vista dai cittadini è il XXI Rapporto PIT Salute, dal titolo "Tra attese e costi, il futuro della salute in gioco", presentato oggi da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, con il sostegno non condizionante di FNOPI, FNOMCeO e FOFI.

Il male del Servizio sanitario pubblico, che impoverisce gli utenti e li spinge verso il privato, sono le lunghe liste d'attesa e i costi, soprattutto per i farmaci e per l'intramoenia, che crescono rispettivamente del 4,4% e dell'1,6 per cento.

Non solo: crescono, ad esempio, i disagi per la scarsa assistenza medico/infermieristica, dal 25,7% al 28,9%.

Le strutture in cui è maggiore il disagio sono sempre le RSA (86,5%, in calo rispetto al 89,9% del 2016), mentre le Lungodegenze crescono dal 10,1% al 13,5 per cento.

Sono i cittadini a dirlo, segnalando la progressiva riduzione del personale presente nelle strutture e i disagi che ne conseguono proprio in termini della qualità di assistenza erogata: sempre più spesso si verificano situazioni in cui i pazienti non possono disporre di assistenza appropriata, perché vi sono pochi infermieri o medici in reparto.

Quindi, come spiega lo stesso Pit Salute, da un lato si verifica un aumento del rischio di non appropriata presa in carico per il paziente, dall’altro, inevitabilmente aumenta anche il peso su infermieri e medici che si trovano la responsabilità di gestire molti pazienti con poco personale a disposizione per cui un aumento del carico di lavoro, maggiore stress, maggiore possibilità di incomprensioni tra pazienti, familiari e operatori sanitari.

Gli infermieri sono sempre meno e sempre più anziani. Il vincolo reale con cui il sistema deve fare i conti è quello di una carenza di risorse a disposizione per assumere il personale nel suo insieme, fermo paradossalmente al 2004 meno l’1,4%, cosa che ha portato negli anni a far sì che gran parte degli oltre 25 miliardi tagliati alla sanità siano stati presi dal personale. E questi, quelli messi in evidenza dal Pit Salute, sono i risultati.

Per quanto riguarda gli infermieri i cittadini lamentano la sbrigatività delle procedure e dei modi, con un contatto spesso frettoloso e poco informato con gli operatori. Anche nei casi in cui è evidente che il disagio dipende dalle condizioni organizzative e non dal comportamento del singolo, i cittadini sono comunque portati a identificare gli operatori come soggetti risolutori delle problematiche (di accesso alle informazioni su cura, condizioni del paziente, eventuale dimissione) e li investono di una aspettativa elevata.

I cittadini raccontano di mancata attenzione nei controlli e di mancati controlli nei casi più estremi: il ridotto numero di infermieri presenti nelle strutture è la causa di questa mancanza di attenzione, che non può assolutamente essere sanata dalla buona volontà e dallo spirito di abnegazione che pure moltissimi professionisti mettono in campo, perché la particolarità del lavoro che si volge in questo caso richiede lucidità e corretta organizzazione delle mansioni, per offrire al cittadino assistenza competente e appropriata.

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