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Pazienti legati a Torino, la difesa degli infermieri

di Mimma Sternativo

Vi ricordate la storia dei pazienti legati al letto nel reparto di medicina dell’ospedale San Giovanni Bosco di Torino? C’era stato anche un blitz dei Nas per accertare le responsabilità. Noi di Nurse24.it abbiamo voluto vederci chiaro e soprattutto capire come fosse andata a finire. Ebbene, il verbale redatto dai militari parla chiaro: In relazione alle determinazioni effettuate, allo stato, non paiono emergere profili penalmente rilevanti.

Pazienti legati al letto, parlano gli infermieri di Torino

infermieri torino

Gli infermieri di medicina interna del Giovanni Bosco

È il 15 giugno quando una telefonata segnala alla polizia giudiziaria che nell’ospedale San Giovanni Bosco due anziani pazienti sono legati mani e piedi e obbligati a letto. Scatta il blitz dei Nas. A distanza di giorni, quando ormai le acque si sono calmate, il collegio Ipasvi e il dirigente infermieristico della struttura, Marcello Bozzi, incontrano il personale, per parlare con loro e per comunicare che al blitz non seguirà alcun processo penale. 

Il personale della medicina interna del Giovanni Bosco risponde alle accuse e ci mette la faccia, a garanzia della miglior qualità assistenziale possibile in quel determinato contesto. Al loro fianco, dirigenti della struttura e la presidente del Collegio Ipasvi di Torino. Succede raramente che le tre parti comunichino tra di loro dandosi sostegno l'un l'altro.

Siamo tutti i giorni costretti a un lavoro massacrante con turnover, carichi di lavoro e complessità assistenziale che si sono molto innalzati negli ultimi anni – ha detto la presidente del collegio Ipasvi di Torino Maria Adele Schirru agli infermieri di medicina -. Voi avete lavorato in un modo ineccepibile e credo sia doveroso che la comunità sappia come sono andate davvero le cose. Lavorare in medicina non è facile.

Noi delle medicine non facciamo di solito tanta notizia – ha aggiunto Massimo Giusti, direttore dell’unità operativa - dal controllo ne siamo usciti bene e questo per me è fonte di orgoglio, ringrazio tutti quanti per come abbiamo gestito questa situazione. Sono stati proprio i Nas a riconoscere la nostra competenza nei confronti di una situazione drammatica.

Siamo in una unità operativa – hanno detto gli infermieri e i medici - in cui le porte sono aperte tutto il giorno, noi non abbiamo paura di mostrare il nostro lavoro. Peccato che chiunque entri possa scattare foto, che se estrapolate dal contesto, rischiano di inficiare il lavoro di tanti professionisti. I cittadini, i pazienti hanno un canale ufficiale attraverso il quale fare le segnalazioni. Noi no, siamo soli e indifesi.

A far scattare il blitz dei Nas era stata la segnalazione dell’associazione Adelina Graziani. Un atto di gravissimo giustizialismo dice Giusti. Perché alla fine poi è risultato tutto una gran bolla di sapone. I pazienti erano sì contenuti. Ma per motivi ben precisi.

Ecco infatti cosa recita in sostanza il verbale dei Nas:

Uno dei pazienti era contenuto agli arti in evidente agitazione psicomotoria. Non palesava piaghe da decubito, ben deterso, non edemi riconducibili alla contenzione, effetti letterecci puliti. I sanitari presenti confermano la contenzione farmacologica e fisica in atto

Oltretutto la famiglia era al corrente della contenzione in atto. Per quanto riguarda l’altro: Veniva dato avviso telefonico della gravità delle condizioni del paziente, ma la figlia riferiva l’impossibilità di presentarsi e provvedere all’assistenza del padre.

Di qui la necessità, secondo i medici, della contenzione.

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