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Usa e getta, precari del Cardarelli scrivono a De Luca

di Paola Botte

Infermieri "usa e getta". È così che si definiscono i precari del Cardarelli di Napoli a rischio di licenziamento qualora non riusciranno ad entrare nella graduatoria del concorso indetto dall'azienda. Un rischio invece che è già una certezza per i venti di loro che non hanno superato la prova preselettiva, tenutasi il mese scorso.

Infermieri precari del Cardarelli a rischio licenziamento

L'ospedale Cardarelli di Napoli

"Lavoro è vita, e senza quello esiste solo paura e insicurezza". Inizia con questa frase di John Lennon la lettera scritta dagli infermieri precari del Cardarelli (Pis) e indirizzata a Vincenzo De Luca, presidente della regione Campania e ai sindacati.

Una paura per l'imminente perdita del posto di lavoro che in realtà esiste da molti anni, visto che alcuni di coloro che hanno sottoscritto la lettera sono precari da oltre dieci anni. Lo stesso tempo probabilmente da cui si attendeva il concorso della più grande azienda ospedaliera del Mezzogiorno e che ha visto la partecipazione, a novembre scorso, di oltre 30 mila infermieri per soli 20 posti effettivi.

Anche se i 2mila che entreranno in graduatoria, secondo le parole di Ciro Verdoliva, direttore generale del Cardarelli, avranno la speranza di essere assunti a tempo indeterminato dal Servizio sanitario regionale della Campania e di lavorare dunque in altre strutture del territorio.

Per i venti precari esclusi però nessuna speranza e per gli altri ancora tanta incertezza, così in un lungo sfogo si definiscono addirittura infermieri usa e getta.

Negli scorsi anni la sanità campana ha dato luogo ad un nuovo fronte del precariato, a causa del blocco delle assunzioni che era presente e che aveva reso necessario usufruire del lavoro interinale per sopperire alle carenze di organico.

Sono stati anni di assiduo lavoro - sottolineano i Pis - in cui si sono susseguite diverse agenzie interinali, nonostante il lavoro interinale sia per definizione di natura contrattuale temporanea. Anni che hanno dato lavoro e formato infermieri “usa e getta”. È così infatti che ci sentiamo oggi dopo tutti questi anni.

Infatti se da una parte è giusto che, dopo oltre un decennio di attesa, si sia finalmente sbloccato il concorso e che si dia spazio ai suoi vincitori, dovrebbe essere altrettanto giusto non abbandonare chi invece ha dedicato la sua vita professionale alla medesima struttura che finora ha avuto bisogno di loro. Senza chiaramente calpestare i diritti di chi ce l'ha fatta, ma trovando magari soluzioni alternative.

La politica che deve garantire la giustizia sociale, al di là del concorso, ora dov'è? - si chiedono in molti - Un infermiere che per sette anni ha lavorato e si è formato, ce l'avrà pure un valore. Un infermiere che è stato ritenuto valido per svolgere la propria professione per sette anni, può in un secondo momento, d'improvviso, smettere di esserlo?

E la lettera continua: È giusto smettere di essere ritenuti validi solo per non avere superato un test magari a causa dell'emotività o forse perché non si riteneva di principale rilevanza conoscere il fiume più lungo del mondo per essere buoni infermieri?

Domande queste a cui i Pis sperano di avere delle risposte, soprattutto in vista del Natale e del nuovo anno che di certo per loro e per le loro venti famiglie sarà un po' meno magico del solito.

In fondo, ciò che chiedono è di non essere dismessi come "scarti di lavorazione", citando le parole della lettera, ma di mettersi ad un tavolo di lavoro insieme ai responsabili di queste decisioni. Tutto per far valere la lunga esperienza e vedere premiata una dedizione che ha fatto la differenza in anni difficili per l'ospedale e la sanità campana.

A prova di quanto siano stati importanti i precari del Cardarelli, ci sono le firme, sulla lettera presentata, di molti di quelli che hanno lavorato al loro fianco. Colleghi e coordinatori infermieristici che li hanno conosciuti e apprezzati. E queste firme forse sono anche un po' il loro modo per dirgli grazie.

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