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Editoriale

Infermieri e venipuntura, la pratica da non cedere

di Ferdinando Iacuaniello

La Federazione dei Tecnici di Radiologia Medica di Bologna pubblica il 5 gennaio la locandina del "Corso Teorico Pratico di venipuntura: reperimento accessi venosi periferici in diagnostica per immagini e radioterapia" tra i docenti Giurdanella, Presidente Ipasvi di Bologna, promotore del movimento #noisiamopronti e così scatta la polemica.

L'eterno ritorno dell'identico

Ipad

Non è etico insegnare una tecnica ad uso esclusivo della professione infermieristica. Ad indignarsi più di tutti è proprio il fronte opposto al movimento #noisiamopronti. Ma facciamo un passo indietro. Analizziamo il fatto.

Possono i Tecnici Sanitari di Radiologia Medica (TSRM) organizzare un corso ECM teorico pratico di venipuntura? Sarebbe forse necessario stabilire, prima, se i TSRM possano eseguirla, una venipuntura.

Analizziamo il profilo, analizziamo il codice deontologico e le leggi che regolamentano il professionista TSRM e scopriamo che forse, tecnicamente, non potrebbero.

Allora, può un corso ECM abilitare i discenti ad una pratica non prevista dal profilo di appartenenza? E se anche tutte queste domande avessero la risposta che vorremmo, a cosa ci servirebbe tutto questo?

Saremmo forse "meno infermieri" qualora i TSRM praticassero la venipuntura? L'acquisizione di una nuova competenza da parte di altri professionisti è davvero direttamente proporzionale alla perdita di autorità dell'Infermieristica? La nostra professione non è forse un qualcosa di più grande e di maggior peso rispetto alla mera somma delle sue tecniche?

La comunità infermieristica attraverso Facebook si spacca in due: ci sono i difensori della pratica dell'atto, i quali paventano l'abuso della professione infermieristica e c'è chi vede positivamente la possibilità di concedere ai TSRM la venipuntura e la somministrazione del mezzo di contrasto, evitando così all'infermiere di turno in medicina di "soc-correre" in supporto della radiologia.  

A poche ore dall'inizio della polemica è la stessa Federazione dei TSRM a pubblicare il comunicato sulla vicenda con il quale si porta a conoscenza che il corso ...sarà oggetto di ulteriori riflessioni al fine di definire con maggiore puntualità lo scopo dell'evento formativoi ruoli e le responsabilità delle diverse figure sanitarie e le aree di integrazione professionale e operativa tra infermieri e TSRM....

Noi abbiamo sentito il diretto interessatto, il dott. Giurdanella, che con la sua analisi della questione ha dichiarato la necessità di un'ulteriore disamina di quelle che sono, allo stato attuale, le competenze definite proprie o in evoluzione degli infermieri e dei tecnici di radiologia e che l'intera questione debba essere colta come un'opportunità per aprire un necessario e, credo, proficuo dibattito su come rendere davvero operativo il concetto del lavoro in team multiprofessionali nei processi di cura e assistenza, perseguendo sempre l'idea di costruire ponti e non di costruire o mantenere anacronistici muri.

La vicenda si potrebbe considerare chiusa così. E invece no.

Non spetta certo a me dover sentenziare su cosa sia giusto o cosa sia sbagliato. Ho la mia opinione, come tutti, ma non è di questo che voglio parlare. 

Ciò che vorrei fare è focalizzare l'attenzione sul problema reale di questo polverone mediatico, che - più o meno consapevolmente - ha scritto l'ennesima pagina di guerra politico-professionale e che vedrà la sua fine, forse, il prossimo anno.

Il problema sta nei protagonisti. Per i pochi che non sapessero, Giurdanella è il favorito alla prossima scalata della Federazione Ipasvi. O almeno questo è quello che si dice "sottovoce" tra i post dei social network. Quindi quella del corso Ecm per TSRM era un'occasione troppo ghiotta da farsi scappare per "crocifiggerlo". Se al posto di Giurdanella ci fosse stato un cognome meno blasonato, la faccenda sarebbe passata in sordina come altri milioni di volantini, più o meno indecenti, di corsi Ecm per infermieri e non o si sarebbe verificata la stessa bufera?

Certezze a riguardo non ne possiamo avere, ma la presenza di altri infermieri oltre a Giurdanella nella lista degli invitati al corso Ecm in discussione qualche dubbio lo fa sorgere. Quel che è certo è che la professione è sotto attacco. Siamo in guerra, tutto è lecito. Non si fanno prigionieri, ma solo falsi alleati, che cambiano versante ad ogni mandato o al primo intoppo.

Una guerra dove tutti ti vorrebbero proprio alleato o dichiaratamente schierato all'opposizione. Se non ti schieri, invece, sei in balia del fuoco incrociato di chi, a turno, in quel momento ti percepisce a favore del fronte opposto.

Io personalmente sono pro e contro tutti. Non mi rappresentano le istituzioni, ma le persone. Ho questo brutto vizio ormai in via di estinzione di confrontarmi con l'altro prima di sentenziare o etichettare una persona. Il problema va sempre affrontato, non svicolato.

La gogna mediatica non giova a nessuno, in particolare ad una professione che cerca di emergere in una giungla assai impervia. Sono già troppe le "guerre" che gli infermieri combattono, una su tutte quella con l'ordine dei medici di Bologna.

Sia chiaro: alla professione non servono nemmeno 300 o 400 foto di infermieri in divisa che brandiscono la scritta #noisiamopronti.

A mio avviso ciò che serve è solo la consapevolezza e la convinzione di chi siamo e di cosa vogliamo diventare, per poterlo trasmettere nella quotidianità ai nostri pazienti, ai familiari, ai colleghi, ma soprattutto agli studenti, gli unici a rappresentare il vero futuro della professione.

Tutto questo ha l'aria di essere solo un sogno, mentre il mio incubo e proprio quello che gli Infermieri stessi uccideranno la professione i social le faranno il funerale.

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