La FNOPI, Federazione nazionale delle professioni infermieristiche, ha chiesto ufficialmente un tavolo di confronto sulle carenze di personale infermieristico al ministro della Salute, per studiare come modificare la composizione del personale nel quadro di invarianza delle risorse.
Pochi infermieri, rischio servizi in calo e mortalità in aumento
Se ogni infermiere assistesse al massimo 6 pazienti, sarebbero evitabili almeno 3.500 morti l’anno. Gli studi pubblicati su riviste internazionali (JAMA e British Medical Journal) parlano chiaro: a un incremento del 10% di infermieri, corrisponde una diminuzione della mortalità del 7 per cento.
In Italia ogni infermiere assiste invece in media 11 pazienti, nelle Regioni migliori scendono a 8-9, ma nelle regioni più tartassate dai piani di rientro salgono fino a 17-18 con un rischio di mortalità in più quindi che raggiunge in media il 30-35% circa.
Ciò nonostante questi numeri non si raggiungono perché gli infermieri da sempre si prodigano per garantire la maggiore sicurezza possibile anche nelle attuali condizioni di carenza.
Situazione intollerabile, serve intervento urgente a tutela dei cittadini
Per questo la FNOPI, Federazione nazionale delle professioni infermieristiche, il maggior Ordine italiano con suoi oltre 440mila iscritti, ha chiesto ufficialmente un tavolo di confronto sulle carenze di personale infermieristico al ministro, per studiare come modificare la composizione del personale nel quadro di invarianza delle risorse, come riporta sul sito ufficiale.
In Italia se mancano i medici figuriamoci gli infermieri
Il nostro Paese secondo l’Ocse, che con l’Oms e la Commissione europea critica la situazione, è quello col più basso rapporto europeo medici/infermieri, indice questo già di una forte carenza di personale tanto che siamo al 35° posto (su 36 Paesi membri) nella classifica dei Paesi che fanno parte dell’ Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.
A mancare quindi è soprattutto un serio ed equilibrato rapporto tra i professionisti che si realizzi attraverso lo sviluppo delle competenze. Infatti gli infermieri che mancano per mantenere il giusto rapporto definito a livello internazionale da Oms, Ocse e Comunità europea di almeno tre infermieri per medico (come standard minimo), sono nelle aziende sanitarie italiane 50-53mila secondo i dati che emergono dall’ultimo Conto annuale pubblicato dalla Ragioneria generale dello Stato che il Centro Studi FNOPI ha elaborato.
Nelle Regioni più tartassate dai piani di rientro per raggiungere il rapporto ottimale di uno a tre mancano oltre 9.700 infermieri (Sicilia) o 8.900 (Campania).
C’è bisogno di più infermieri quindi e, possibilmente, anche della giusta specialità per affiancare il medico specialista nell’assistenza del paziente
Attualmente, secondo la Federazione, il dibattito è attraversato da periodici allarmi di taglio “settoriale”: mancano medici negli ospedali, mancano infermieri, mancano medici di famiglia. L’assenza di ogni riferimento a orizzonti complessivi, come, ad esempio, i vincoli finanziari e reali che i diversi Ssr sperimentano e la necessità di operare delle scelte sul mix delle assunzioni (ogni assunzione ne preclude un’altra), comporta il prevalere di logiche incrementali basate sugli equilibri consolidati e sui rapporti di forza (capacità di interlocuzione e di interdizione) tra le diverse professioni e discipline.
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