Relazione infermiere-paziente: com'è possibile che si crei una relazione di fiducia tra due perfetti sconosciuti, se è vero che la fiducia nasce dalla consuetudine?
Fiducia infermiere-paziente, riflessioni di una studentessa magistrale
Negli ultimi decenni il concetto di fiducia tra personale sanitario e paziente si è evoluto. Mentre in passato ci si consegnava totalmente e acriticamente ai sanitari, oggi il paziente vuole essere partecipe delle decisioni che lo riguardano.
Quando ci si affida a qualcuno deve esistere la convinzione che non si subiranno tradimenti o aggressioni. Il concetto di fiducia è collegato con l'affidare a qualcuno qualcosa da custodire. Si affida la propria salute e ci si fida dell'agire dell'esperto, a patto di conoscere le sue strategie e le sue ragioni.
Per comprendere il motivo della nascita di un rapporto di fiducia tra infermiere e paziente risulta necessario analizzare le istituzioni ospedaliere. Esse sono delle entità sociali che devono e che tendono a rendere coerenti aspettative tra persone che non si conoscono. Il paziente ha un'aspettativa nei confronti dell'infermiere e, viceversa, il paziente rappresenta per l'infermiere un'aspettativa. Le istituzioni precedono i soggetti e rendono coerente un sistema di aspettative che, senza le istituzioni stesse, non funzionerebbe. L'infermiere agisce in un'istituzione e ricopre dunque quella funzione che dovrebbe soddisfare le aspettative del paziente. L'istituzione ospedaliera ha quindi un fine molto importante: accrescere la fiducia pubblica. Quando l'istituzione risulta essere disfunzionale, decade la fiducia pubblica e, inevitabilmente, dalle relazioni di incontro si passa a relazioni di scontro.
Ogni paziente ricoverato in ospedale vede nell’infermiere una figura rassicurante, un ponte fra la malattia e la guarigione, quando è possibile, e per questa ragione gli si affida con fiducia. Sa di dover affrontare un periodo difficile, spesso conta sulla presenza rassicurante del personale che lo cura. L'atto di fiducia può essere accordato in modo previo tra infermiere e paziente, a chi non ha ancora dato prova d’affidabilità, dando credito, anticipando un bene possibile. È un investimento azzardato sulla possibilità d’innescare nell’altro un dinamismo nuovo: innaffiare un germoglio che non sappiamo in anticipo se, quando e come potrà sbocciare. Tale modalità della fiducia, un ce la puoi fare
proferito in forma di speranza e promessa, non può nascere come improvvisazione occasionale: occorre una virtus stabile, una consistenza previa dell’agente.
La relazione di fiducia non deve comportare, come conseguenza, un eccessivo rapporto di confidenzialità. Piuttosto, il rapporto di fiducia deve promuovere la dignità e il rispetto della persona e del suo vissuto per custodire la sua intimità.
Ricordo ancora quando un paziente rimase meravigliato nel sentire che mi rivolgevo a lui dandogli del “Lei”. Fino al precedente ricovero – disse - nella mia città di origine, credevo di chiamarmi numero cinque A, o almeno, era così che mi chiamavano. Qui io sono il Signor L, ho cinquantacinque anni e sono dirigente di una farmacia
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Come professionisti sanitari noi infermieri abbiamo in custodia un bene fondamentale della popolazione: la salute. È nei nostri confronti che i cittadini nutrono aspettative riguardanti la propria salute, è a noi che affidano le proprie speranze ed è sempre a noi che richiedono affidabilità, così che la fiducia in noi riposta non sia disattesa. Nelle relazioni di cura si mettono nelle mani dell’altro la salute, la vita, la speranza, valori così fondamentali da poter essere affidati solo a chi si ritiene meritevole di fiducia.
Fiducia è consegnarsi all’altro e in nessun ambito come nell’assistenza infermieristica i concetti di affidamento e accoglimento acquistano significato.
Maria M., studentessa Laurea Magistrale Infermieristica
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