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Salute

Ozonoterapia: applicazioni, limiti e implicazioni assistenziali

di Valeria Fraccarollo

L’ozonoterapia rappresenta una pratica integrativa sempre più diffusa in diversi ambiti clinici, grazie ai suoi effetti antinfiammatori, analgesici e antimicrobici. Utilizzata in associazione ai trattamenti convenzionali, trova applicazione in numerose condizioni croniche, dal dolore muscoloscheletrico alle ulcere cutanee difficili. L’impiego dell’ozono medicale richiede il rispetto di protocolli standardizzati, un’attenta selezione delle modalità di somministrazione e un costante monitoraggio del paziente. In questo contesto, l’infermiere svolge un ruolo determinante nella gestione pratica della procedura, contribuendo a garantire sicurezza operativa e qualità assistenziale.

Meccanismi d’azione dell’ozono medicale

L'ozonoterapia è una pratica integrativa con effetti antiffiammatori, analgesici e antimicrobici.

L’ozono medicale (O₃), gas instabile ad emivita breve, deve essere prodotto al momento dell’impiego tramite specifici generatori certificati. In medicina viene utilizzato in miscela controllata con ossigeno, secondo protocolli validati.

Gli effetti biologici si basano sull’attività ossidativa controllata e sull’induzione di meccanismi adattativi endogeni:

  • Azione antimicrobica: inattivazione rapida di batteri, virus, funghi, spore e biofilm per ossidazione delle membrane e delle proteine di superficie.
  • Azione antinfiammatoria e analgesica: modulazione delle citochine pro- e antiinfiammatorie, riduzione del rilascio di mediatori del dolore, miglioramento del microcircolo e dell’ossigenazione tissutale.
  • Stimolo antiossidante endogeno: attivazione dei sistemi di difesa antiossidante cellulare, con possibile effetto anti-aging.
  • Effetto immunomodulante: riequilibrio della risposta immunitaria in alcune condizioni croniche.

Queste proprietà ne motivano l’impiego in numerosi ambiti clinici, con indicazioni in continua espansione.

Sicurezza e rischio

Se eseguita secondo protocolli standardizzati, l’ozonoterapia si configura come una procedura generalmente sicura, ben tollerata anche da pazienti fragili (cardiopatici, diabetici, oncologici). Tuttavia, richiede:

  • Strumentazione certificata
  • Controllo accurato della concentrazione e del volume di gas somministrato
  • Attenta selezione delle vie di somministrazione (vietata l’infusione endovenosa diretta)

Le principali società scientifiche di riferimento — come la Federazione Italiana di Ossigeno Ozono (FIO) e la SIOOT— forniscono linee guida operative e raccomandazioni validate.

Controindicazioni e limiti dell’ozonoterapia

Controindicazioni assolute:

  • Deficit di G6PD (favismo) nella somministrazione sistemica
  • Allergia documentata a citrati o anticoagulanti nella preparazione per autoemoterapia
  • Somministrazione endovenosa diretta (vietata)

Controindicazioni relative e limiti clinici:

  • Gravidanza (precauzione medico-legale)
  • Epilessia non controllata (possibile rischio di crisi)
  • Pazienti ipertiroidei o con malattia di Basedow (prudenze per assenza di dati definitivi)
  • Sport agonistico (vietato per uso sistemico dalle normative antidoping)
  • Terapia anticoagulante con dicumarolici (necessita monitoraggio ravvicinato dell’INR)

Implicazioni etico-legali

L’impiego di ozonoterapia, pur in crescita, richiede il rispetto di:

  • Linee guida ufficiali
  • Informazione completa e consenso informato esplicito del paziente
  • Rigorosa tracciabilità documentale

L’infermiere è chiamato a esercitare il proprio ruolo con competenza, prudenza e rigore deontologico, salvaguardando il paziente e la propria responsabilità professionale.

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