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aggressioni in ospedale

La Spezia, infermiera aggredita cade e sbatte la testa

di Redazione Roma

Il responsabile dell’aggressione sarebbe parente di un ricoverato al “San Bartolomeo” di Sarzana, dove è avvenuto il fatto. La “colpa” dell’infermiera? Avergli negato l’accesso al reparto. Il presidente dell’Opi della Spezia, Falli: Offriamo alla collega la tutela legale e ci costituiremo parte civile.

Infermiera aggredita, Opi La Spezia: ci costituiremo parte civile

Continuano le vili aggressioni agli infermieri. Nel caso specifico si tratta di un’infermiera in servizio presso l’ospedale San Bartolomeo di Sarzana (La Spezia), secondo quanto riferito da fonti interne all’Asl 5 (riprese da “La Nazione”).

Un parente di un paziente ricoverato in condizioni serie, vedendosi negato l’accesso del personale sanitario, avrebbe fatto irruzione all’interno del reparto cominciando a spintonare chiunque gli si parasse davanti.

In quei frangenti così concitati – che mai dovrebbero verificarsi all’interno di una struttura di cura – un’infermiera ha perduto l’equilibrio, cadendo a terra e sbattendo la testa. Un impatto non di poco conto, considerando che la professionista sanitaria, prima di riprendersi, avrebbe perso conoscenza più volte.

Dura presa di posizione del presidente dell’Opi La Spezia, Francesco Falli: Offriremo alla collega coinvolta la tutela legale e valuteremo, di concerto con il nostro avvocato, se esiste la possibilità di costituirci parte civile. Non solo. Falli ritiene che sia giunto il momento, da parte delle aziende sanitarie e dei datori di lavoro di costituirsi in giudizio verso chi si comporta in questi termini.

Episodi che (purtroppo) non sono una novità. In particolare modo in questo periodo – prosegue – laddove gli accessi agli ospedali sono contenuti per via della pandemia. Chiediamo con forza, dunque, che venga ripristinata la presenza di un agente di polizia non solo all’interno del “San Bartolomeo” ma anche presso l’ospedale Sant’Andrea per tutelare il personale sanitario.

E proprio in merito all’Asl 5, il presidente dell’Opi La Spezia afferma: Non comprendiamo la ragione per cui l’Azienda non abbia mai chiesto un rimborso dei danni a chi si rende protagonista di questa tipologia di reato. A prescindere dai costi, che possono essere di varia natura, agendo in questo modo si interrompe un servizio pubblico. Pertanto, congiuntamente a provocare un disservizio, si determina un danno per l’intera utenza. Violenza verso i sanitari, sempre di più in trincea.

È pacifico, dunque, che bisogna fare molto di più per contrastare la violenza contro gli infermieri. Un numero su tutti? Sono 1.850, una media di 5 al giorno, le aggressioni denunciate all’Inail nel 2019 dai professionisti sanitari e dagli Oss, secondo l’ultima elaborazione fatta dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo). Il 71% riguarda operatrici donne. E ciò rappresenta solo la vetta, per così dire, considerando che tali dati includono solo gli episodi denunciati all’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, escludendo pertanto una bella fetta di “sommerso”.

Senza pensare che – secondo una recente indagine condotta da Anaao Assomed – quattro operatori sanitari su cinque non denunciano (sono il 79,26%). I motivi? Per una sorta di reticenza a fare emergere carenze strutturali, oppure perché sotto choc, o ancora per non interrompere il turno di lavoro. Così gli episodi reali sono tanti di più.

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