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Milano, 200 case Aler destinate agli infermieri

di Redazione Roma

Una prima tranche, fino a 200 alloggi dell’Aler, verrà destinata agli operatori in servizio presso gli ospedali milanesi. Con particolare attenzione ai dipendenti assunti di recente. A deciderlo la Giunta della Regione Lombardia, approvando una delibera presentata dall’assessore Alessandro Mattinzoli (Casa e Housing sociale) di concerto con la vicepresidente e assessore al Welfare, Letizia Moratti. Una sperimentazione anche di grande valore sociale per i nostri quartieri: gli infermieri, infatti, sono un valido e rassicurante punto di riferimento, spiegano dal Pirellone.

A Milano, fino a 200 case Aler per sostenere gli infermieri

A Milano, fino a 200 alloggi Aler da destinare agli infermieri

Un modo tangibile per sostenere gli infermieri nell’affrontare il “caro vita” milanese. Basti pensare che secondo un’indagine condotta dal Codacons, che ha analizzato il costo della vita nelle principali città d’Italia, è proprio Milano la più cara (il riferimento è all’anno 2021). Nel capoluogo lombardo per mangiare bisogna spendere in media il 47% in più rispetto a Napoli: per l’acquisto di un paniere composto da carne, pane, pesce e ortofrutta a Milano si spendono in media 99,24 euro, contro i 67,58 del capoluogo campano. Numeri approfonditi dalla Regione Lombardia che, anche riflettendo sul fatto che i quartieri possano contare su nuovi “punti di riferimento”, ha deciso di destinare 200 case Aler agli infermieri in servizio presso gli ospedali meneghini (con particolare attenzione ai dipendenti assunti di recente).

Si scrive Aler, si legge appartamenti di edilizia popolare gestiti dal Pirellone. La decisione è stata presa dalla giunta provinciale, che ha approvato una delibera presentata dall’assessore Alessandro Mattinzoli (Casa e Housing sociale), di concerto con la vicepresidente e assessore al Welfare, Letizia Moratti. Si tratta di una misura di particolare valore. Il personale infermieristico merita massima attenzione tanto per il servizio svolto ogni giorno tanto per l’impegno, gli sforzi e la passione dimostrati in questi anni segnati dalla pandemia, spiega Mattinzoli, nella convinzione che permane una grande necessità della loro professionalità e noi dobbiamo agevolare gli spostamenti in una metropoli come Milano senza pesare sui bilanci personali e familiari.

Quindi l’assessore affronta la valenza sociale di questa sperimentazione. Introdurre all’interno dei nostri quartieri figure come gli infermieri, o come quelle delle forze dell’ordine, costituisce – in particolar modo per le persone più fragili che vi risiedono – un valido e rassicurante punto di riferimento. In questo modo attingiamo ad alloggi originariamente destinati alla vendita per sostenere i servizi pubblici essenziali. Non è un mistero, poi, che i reparti delle Rsa, dov’è allarme carenza di infermieri, e degli ospedali lombardi. – e Milano non fa eccezione – si stanno svuotando per la mancanza di operatori sanitari. Tant’è che si sono cercate le soluzioni più “originali” come quella presentata dal mondo del privato che propone una misura-tampone: assumere personale specializzato proveniente da Cuba.

Tra le difficoltà di reclutamento di operatori per gli ospedali milanesi, è emersa (appunto) anche quella di individuare abitazioni a canone accessibile. Da qui il progetto di destinare alloggi agli infermieri, soprattutto quelli di più recente assunzione. Tra i requisiti dell’accordo c’è anche il possesso di un Isee (l’Indicatore della situazione economica equivalente) incluso tra 16.000 e 45.600 euro, spiegano dalla Regione (che lo scorso 7 marzo ha approvato la delibera con cui recepisce il fabbisogno di personale di Ats, Asst e fondazioni Irccs pubbliche). E la stessa Moratti ritiene che una sanità di prossimità si concretizza anche mediante provvedimenti come questi. Sono atti, infatti, che vanno incontro alle esigenze e alle necessità degli operatori consentendogli di poter essere al servizio delle nostre strutture sanitarie e della collettività con qualche pensiero in meno riguardo il proprio portafoglio. In questo modo, tra l’altro, possono anche affrontare, da soli o con le loro famiglie, la vita quotidiana un po’ più serenamente. Chiosando: È un provvedimento che evidentemente, ci auguriamo, possa avere un impatto positivo anche su quelle strutture in difficoltà nel reperire personale sanitario.

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