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Ravenna: Poggiali in corsia? Radiata fino al 2026, poi valuteremo

di Redazione Roma

L’ex professionista sanitaria, assolta dall’accusa di aver ucciso alcuni suoi pazienti nell’ospedale Umberto I di Lugo dalla Corte d’assise, non potrà tornare a fare l’infermiera almeno fino al 2026. Ma il presidente dell’Opi Ravenna, Zannoni, resta cauto: Tra cinque anni valuteremo sia i carichi pendenti sia la compatibilità della posizione con la tipologia di lavoro.

Poggiali non potrà tornare a fare l’infermiera almeno fino al 2026

Daniela Poggiali è una donna libera. E il giorno dopo essere stata assolta e scarcerata – la Corte di assise di appello di Bologna, infatti, ha assolto l’ex infermiera di Lugo (Ravenna) poiché il fatto non sussiste nell’appello ter sia per la morte di Rosa Calderoni, 78enne deceduta l’8 aprile 2014 all’ospedale Umberto I di Lugo, sia per il decesso del 94enne Massimo Montanari, avvenuto il 12 marzo del medesimo anno – l’ex professionista sanitaria ha espresso il desiderio di volere riprendere in mano la propria vita. A partire dal lavoro.

Vorrei tornare a fare l’infermiera e dimostrare di essere brava nella mia professione, le sue parole. Ma, almeno fino al 2026, Poggiali non potrà tornare in corsia. Già licenziata dall’Ausl Romagna, la radiazione dall’albo degli infermieri disposta nel secondo semestre del 2017 e sospesa per via del ricorso della 49enne di Giovecca (Ravenna), si è tramutata in definitiva a gennaio 2021.

Comincia da lì conteggio dei 5 anni previsti prima di poter riformulare richiesta. Ma occorre fare attenzione: il provvedimento in essere non riguarda minimamente le accuse di avere ucciso due pazienti, dalle quali la Poggiali è stata assolta, appunto, lunedì scorso. Piuttosto, concerne i due selfie che l’ex infermiera si scattò accanto a un cadavere nell’ospedale di Lugo, imitando con smorfie il volto di un’anziana appena morta. Foto dalle quali l’ex infermiera ha cercato, tempo dopo, di prendere le distanze (Mi dispiace averle fatte, ho commesso un errore. Se tornassi indietro non lo farei più. Me ne sono presa la responsabilità e sono stata licenziata, ma quelle due foto mi hanno dipinta come serial-killer. Ed hanno pesato molto).

Ad ogni modo quegli scatti furono rinvenuti dagli inquirenti nel suo telefonino durante le indagini, per fare luce sulla scia di vittime ritenute sospette nel reparto di medicina. La direzione sanitaria pose in ferie forzate l’allora dipendente. Ormai indagata, Poggiali venne perquisita dai carabinieri del Nucleo investigativo, che trovarono i due scatti. Spingendo l’Ausl a licenziarla (con il giudice del lavoro che convalidò il licenziamento per le immagini choc). Durante il periodo di detenzione giunse pure la radiazione dall’albo, sempre per le medesime fotografie.

Ma oggi che Poggiali, 49 anni, è una persona libera, a rimanere fuori dai vari provvedimenti disciplinari è la questione furti: a pesare nei confronti dell’ex professionista sanitaria, infatti, è la sentenza per la razzia di medicinali e per ammanchi di denaro (somme tra i 10 e i 150 euro) da borse di pazienti ricoverati e parenti che li assistevano. Potrebbe essere proprio questo l’impedimento per tornare a indossare il camice.

Sul punto, il presidente provinciale dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Ravenna, Alex Zannoni, è cristallino: Nei confronti della signora Poggiali insiste un provvedimento disciplinare preso dall’ex collegio Ipasvi, dal 2018 divenuto Opi. Qualora la donna ripresentasse domanda a tempo debito, l’Ordine deciderà se accogliere o meno l’istanza, previa valutazione dei carichi pendenti della persona, ma anche esaminando la compatibilità della posizione con la tipologia di lavoro.

E proprio qui si potrebbe scontrare la condanna per i furti, considerato che – puntualizza Zannoni – l’ordine deve tutelare l’utenza, svolgendo un ruolo di garanzia delle prestazioni, del decoro nonché dell’immagine professionale.

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