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Traffico di droga, nella gang c'era anche un infermiere

di Redazione

Ci sono anche sei operatori sanitari tra gli indagati a vario titolo dell'operazione anti droga scattata a Messina all'alba del 14 febbraio. Il blitz ha portato ad eseguire 26 misure cautelari, di cui 13 in carcere e 13 agli arresti domiciliari, per associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi, peculato e falsità materiale. Dalle indagini approfondite condotte dalla Squadra Mobile, iniziate nel novembre 2020, risulta un infermiere al soldo della criminalità come figura centrale dell'inchiesta.

Furto di materiale sanitario, spaccio e green pass falsi: 26 arresti

traffico droga

Sei gli operatori sanitari, di cui uno infermiere, indagati per traffico di droga a Messina.

Su di lui si erano concentrati da tempo i maggiori sospetti in seguito ad alcune segnalazioni non solo per l'attività a delinquere ma anche per quella professionale. Si tratta di un professionista sanitario che, secondo gli inquirenti, era dedito allo spaccio di droga, facendo da intermediario per le cessioni di cocaina e marijuana.

In stretti rapporti con alcuni esponenti della malavita locale, era a servizio della banda criminale scoperta dal blitz, rendendosi disponibile all'occorrenza anche a svolgere altri illeciti per loro conto. Scoperto dalle attività di intercettazioni telefoniche ed ambientali, nonché da perquisizioni e da servizi di osservazione e controllo, la sua posizione si è aggravata allorché si è scoperto che era anche a capo di una gang di operatori che sottraevano vario materiale sanitario dalla struttura sanitaria della città in cui erano dipendenti, utilizzandolo per svolgere privatamente attività di assistenza ai pazienti.

Il reato di peculato si riferisce all'emergenza sanitaria da Coronavirus. Impegnato nelle unità infermieristiche dedite all'attività di monitoraggio e profilassi del Covid19, l'indagato avrebbe coinvolto altri cinque infermieri del Policlinico e del 118 di Messina a portarsi a casa impropriamente medicinali e altro materiale sanitario allo scopo di rivenderlo, scambiarlo o passarlo ad altri colleghi.

Il gruppo non avrebbe pertanto soltanto rubato beni materiali di proprietà della struttura pubblica usandole privatamente, ma avrebbe altresì lucrato sulle forniture sanitarie di cui si appropriavano indebitamente.

È emerso inoltre che l'infermiere avrebbe venduto anche falsi green pass, compilando e firmando false certificazioni che attestavano l'esito negativo di tamponi mai eseguiti.

È accusato infine di aver organizzato dei “punti tampone” irregolari per effettuare i test privatamente e a pagamento con il materiale sottratto all'azienda, ricavandone un introito economico. A suo carico pesa il fatto di essere stato trovato in possesso, dopo un controllo effettuato sulla sua auto nei primi mesi del 2021, di una partita di kit per tamponi, che è poi risultato appartenente allo stesso lotto di quello rubato qualche tempo prima al Centro Covid dell'Azienda Ospedaliera Piemonte della Città Metropolitana di Messina.

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