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Io, infermiera interinale usata solo come tappabuchi

di Redazione

Infermieri tuttofare, pagati meno di camerieri stagionali e con orari di lavoro che rendono la vita impossibile. Concorsi pubblici con affluenze fiume, posti di lavoro come miraggi. Questo lo scenario nel quale vivono oggi gli infermieri, in una giungla contrattuale che spesso li porta a lavorare mese per mese, nell’eterna speranza di un rinnovo. Come è successo a Chiara, alla sua prima esperienza dopo la laurea.

La storia di Chiara, infermiera assunta con agenzia interinale

C’è chi pensa che essere assunti tramite agenzia interinale sia una cosa normale e per certi versi conveniente, soprattutto per la velocità con cui si può entrare in servizio.

Questo può anche essere condivisibile per certi aspetti, ma la mia esperienza da interinale non la definirei proprio positivissima.

Sicuramente il tipo di reparto in cui sono stata catapultata ha giocato un ruolo importante. Si parla di un Pronto soccorso. Sì, da neolaureata, come primo incarico, tramite agenzia interinale. Ripeto: Pronto soccorso.

Vivevo ogni giorno con la paura di fare qualche sciocchezza per la mia inesperienza. Ho avuto la fortuna di fare un tirocinio altamente professionalizzante all’università, ma è inutile: lavorare è tutta un’altra cosa!

Puó sembrare un eufemismo, ma io sono stata un mero tappabuchi delle malattie, ferie, 104 dei colleghi. Sono arrivata a lavorare 12 giorni di fila senza un riposo. Le notti erano quasi sempre doppie (facevo notte due giorni di fila) e nella maggior parte dei casi ho saltato il riposo.

È chiaro che le agenzie sono una soluzione di comodo per le aziende che si trovano in una situazione difficile dal punto di vista del personale

In qualche caso ho sentito “pesante” lo sguardo di qualche collega che mi guardava storto per l’occasione che ho avuto di lavorare senza dover passare per l’ingrato imbuto di un concorso pubblico, ma in fondo non mi sono sentita in colpa nei confronti dei colleghi in graduatoria, semplicemente perché il nostro è un incarico a tempo determinato e le tempistiche previste per arrivare ad avere un contratto direttamente con l'azienda sono sicuramente più lunghe.

In tutto questo, in realtà, chi ci rimette sono gli interinali che, pur di lavorare e vivendo con la perenne speranza di un rinnovo, accettano di fare turni che qualsiasi altro collega "normoassunto" non farebbe nemmeno sotto tortura.

Ma soprattutto ci rimettono i pazienti, perché spesso gli interinali sono alla primissima esperienza lavorativa e vengono catapultati in realtà anche molto impegnative e ad alta intensità di cure, con periodi di affiancamento ridotti all'osso.

Ho altri colleghi che hanno avuto e stanno avendo esperienze decisamente più positive rispetto alla mia; hanno turni più regolari e non sono dei miseri tappabuchi.

Ogni tanto mi faccio un esame di coscienza e penso che se dovessi dare un giudizio su questa esperienza non sarebbe totalmente negativo, perché comunque mi ha fatta crescere, ma se dovessi tornare ad essere una interinale direi no. No e poi no.

A meno che non fosse davvero la mia ultimissima spiaggia. In quel caso ammetto che ci penserei seriamente, perché purtroppo siamo messi così… e io ho un mutuo da estinguere.

Chiara, Infermiera

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