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Lavorare come OSS

Operatori Socio Sanitari, turni estenuanti come in fabbrica

di Paola Botte

In Europa circa un lavoratore su cinque ha un lavoro a turni. Un impiego che rappresenta una condizione di stress per l'organismo e può provocare effetti sulla salute sia a breve che a lungo termine. Ludovica che è un OSS, fa parte di questa categoria di lavoratori e ci racconta le sue difficoltà, iniziate quando era molto giovane e lavorava in fabbrica.

Ludovica, OSS: Siamo gli operai della Sanità

Oss prepara il carrello per l'igiene del paziente

Se avessi seguito le mie aspirazioni oggi probabilmente sarei laureata in scienze dell'educazione e presterei servizio presso una Comunità di recupero per tossicodipendenti o alcolizzati. Invece ho dato retta a mia madre e da oltre dieci anni sono operaia.

Parla con rammarico Ludovica, che nel suo percorso lavorativo ha dovuto scontrarsi con la dura realtà dei turni notturni, irregolari e sottopagati.

Quando ero assunta in fabbrica, dove lavoravamo gomma e materie plastiche, avevo una turnazione che era soggetta a cambiamenti improvvisi. Per anni ho dovuto disdire centinaia di appuntamenti con amiche o il mio fidanzato di allora, perché il mio datore di lavoro ci faceva coprire turni extra. Le cose non sono cambiate quando sono diventata ASA, con la differenza che a peggiorare la situazione c'erano anche colleghi avidi di potere.

Mi riferisco a persone che pur di soddisfare il proprio ego erano disposte a far pagare ai pazienti le conseguenze dei dispetti che si facevano tra loro. Anche io sono stata una loro vittima, in particolare sono stata presa di mira da un OSS vecchia scuola che mi faceva rifare l'angolo del letto mille volte finché non era perfetto e per farmi perdere tempo ogni volta buttava a terra lenzuolo, coperta e copriletto. Altre volte, mi diceva di pulire il carrello, anche se era già stato sanificato dal turno precedente oppure trattava male un paziente e poi diceva che ero stata io. Ho rischiato il burnout a causa sua.

Dopo anni di rinnovi a due e sei mesi con enormi sacrifici e rinunce nella vita privata, Ludovica chiede al datore di lavoro di potere frequentare il corso per OSS, ma lui le risponde che non può concederle del tempo, ma che più avanti magari ci sarà la possibilità. Così la ragazza rinuncia momentaneamente, facendo affidamento sulle parole del capo. Al termine dell'ultimo contratto semestrale, però, quest'ultimo le dice che non può più rinnovarglielo, perché è costretto dalla legge ad assumere soltanto OSS.

È chiaro che lui lo sapesse già, visto che dalla mia richiesta alla scadenza del contratto erano trascorsi soltanto quaranta giorni. Ed è altrettanto chiaro che lui non era disposto a pagarmi il corso. - sottolinea Ludovica - Dopo un anno sabatico ho deciso di investire ciò che avevo messo da parte con la disoccupazione per finanziare il corso e col senno di poi ringrazio di avere fatto quella scelta

La nuova qualifica mi ha aperto tante porte, sia in ospedale, dove ho lavorato con pazienti disabili o autosufficienti, sia in RSA dove attualmente lavoro con gli anziani. Da una parte mi sento fortunata, perché so quanto sia difficile oggi trovare un'occupazione, dall'altra parte sono stremata, perché a volte salto i riposi dopo cinque giorni di lavoro tra mattine di otto ore e pomeriggi di sette.

Le notti poi sono sempre al quarto o quinto giorno, quando arrivo già da un deficit di sonno non indifferente. Il primo turno prevede un orario che va dalle sei alle quattordici, il secondo turno va dalle quattordici alle ventuno e poi la notte dalle ventuno alle sei. In rari casi, iniziamo alle sei e mezza o sette e finiamo alle tredici o tredici e trenta. Dopo la notte c'è il classico smonto/riposo, ma a causa di carenza di personale spesso il riposo salta e ricomincia il ciclo di quattro o cinque giorni di lavoro consecutivi.

Per chi lavora su turni organizzare la propria vita non è facile, non esistono sabati e domeniche, festività, ma se poi a questo si aggiunge anche una turnazione poco attenta a ridurre, come previsto dalla legge, il più possibile il ricorso al lavoro notturno, a limitare i cambi di turno improvvisi solo per risparmiare sull'assunzione di altro personale, a ridurre i riposi compensativi in base ai turni notturni svolti, allora diventa tutto più complicato.

Ci si ritroverà così con un'assistenza fatta male, da operatori psicologicamente e fisicamente compromessi, con personale costretto ad assentarsi a causa di malattia o infortunio. Si innescherà un circolo vizioso dove chi assiste diventerà l'assistito.

Commenti (2)

Paola Botte

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1 commenti

arti sanitarie

#2

Ciao free20,
il Ministero della Salute riconosce all'OSS il ruolo di Operatore di interesse sanitario, ma non di professionista. Clicca sul link in basso
http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?id=91&area=professioni-sanitarie&menu=vuoto
Per essere considerati professionisti infatti, come spiega il Senato, bisogna accedere e completare un percorso universitario.
Gli OSS rientrano dunque nell'area tecnica, ma non sono professionisti della sanità.
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Sindispr&leg=16&id=609606

free20

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1 commenti

Siamo o no professionisti?

#1

Salve, ci definiscono operai, ma noi oss possiamo definirci professionisti della sanità visto che siamo diplomati per fornire un'assistenza socio-sanitaria?
grazie