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salute mentale

Eritrofobia

di Monica Vaccaretti

La paura ossessiva di arrossire in pubblico è nota come eritrofobia. Detta anche ereutofobia, si tratta di un sintomo generico di psiconevrosi che non può essere soppresso con la sola forza della volontà. È un disturbo fobico invalidante che può condizionare la vita della persona.

Che cos’è l’eritrofobia

L'eritrofobia si manifesta, oltre al rossore, anche con sintomi fisici somatici, tra i quali: attacchi di panico, sudorazione eccessiva e battito cardiaco accelerato

Si tratta di un fenomeno legato alla fobia sociale derivante dal timore del giudizio altrui. Tale paura si fonda sulla convinzione di poter essere messo in soggezione e di non saper gestire le relazioni interpersonali a causa di una eccessiva insicurezza. Non si tratta di una patologia incurabile, ma di una paura morbosa che nasce da una difficoltà emotiva.

Per un'anomala attivazione emotiva, chi soffre di eritrofobia giudica sbagliate le proprie risposte emotive di fronte agli altri, ritenuti migliori. Il rossore viene vissuto come segno di debolezza e di fragilità e per evitare di essere emotivamente vulnerabile, il soggetto si difende allontanandosi dagli altri ed evitando gli stimoli fobici.

Epidemiologicamente, l’eritrofobia si manifesta più frequentemente tra i giovani, soprattutto durante l'adolescenza. Sono colpite persone generalmente timide o molto emotive che per non perdere il controllo delle proprie emozioni tendono ad avere un controllo esasperato e continuo per ipervigilare le proprie reazioni nelle situazioni a rischio. L'unico pensiero ossessivo è che i segni dell'arrossimento non siano evidenti così che gli altri non se ne accorgano.

È una condizione che determina una sensazione di disagio, imbarazzo e vergogna così forte da spingere le persone ad allontanarsi allo sguardo, al contatto e al dialogo con le altre persone.

Come si manifesta l’eritrofobia

Comportamenti tipici dell'eritrofobia sono l'evitamento dei luoghi affollati, coprirsi il volto con il fazzoletto ed indossare sempre gli occhiali da sole. Nei casi più estremi, il soggetto tende all'isolamento. L'eritrofobia si manifesta, oltre al rossore, anche con sintomi fisici somatici quali attacchi di panico, sudorazione eccessiva, battito cardiaco accelerato, respirazione affannosa, sensazione di svenimento, vertigini e nausea. Si prova angoscia e nervosismo.

Si ha la percezione, o soltanto il pensiero, di un'improvvisa vampata al volto in specifiche situazioni sociali e senza un'apparente ragione. Arrossire, comunemente alle guance, è fisiologico e comune. Il rossore cutaneo è dovuto ad una vasodilatazione diffusa dei capillari del volto e del collo.

Normalmente l'iperemia, indotta dal sistema nervoso ortosimpatico, insorge generalmente dopo un'intensa attività sportiva e l'assunzione di alcool, per un'irritazione della pelle o per un momento di rabbia. È comune arrossire per timidezza, pur non avendone paura. Il rossore da eritrofobia, che si accompagna ad una sensazione di calore, è psicologico e necessita di un percorso di psicoterapia per evitare il marcato peggioramento della qualità di vita nelle relazioni sociali.

È una reazione fisica incontrollabile scatenata dall'imbarazzo con le persone. Nasce da una catena di pensieri disfunzionali che inducono a credere che il rossore venga subito notato dagli altri e giudicato negativamente. La paura di arrossire si accompagna al timore di apparire diversi e inferiori e di essere derisi.

La condizione è preceduta da ansia anticipatoria che spinge il soggetto a preoccuparsi ancor prima di trovarsi ad arrossire. Si forma una associazione mentale tra gli episodi di eritrofobia passati e le situazioni che devono ancora essere affrontate ritenendo che l'imbarazzo sia una risposta inevitabile.

Cause di eritrofobia

Le cause non sono ancora chiaramente identificate. L'eritrofobia può essere classificata come disturbo fobico semplice oppure fare parte di un quadro clinico psicologico più complesso ed ampio manifestandosi in soggetti che soffrono di altre fobie e/o disturbi di ansia. I fattori predisponenti sono esperienze negative e traumatiche, fortemente imbarazzanti e spiacevoli che hanno prodotto un certo grado di sofferenza psicologica, ed episodi di depressione e ansia.

Diagnosi di eritrofobia

La diagnosi di eritrofobia è clinica attraverso la valutazione per comprendere i motivi del disagio che scatenano il rossore. L'eritrofobia può essere gestita con efficacia attraverso strategie farmacologiche e psicoterapeutiche combinate, a seconda della gravità dei sintomi clinici.

L'obiettivo di cura è razionalizzare la fobia, concentrarsi sulla possibilità di reagire ai pensieri ansiogeni, affrontare le convinzioni negative associate all'idea di arrossire. Benzodiazepine, betabloccanti, antidepressivi triciclici, gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e gli inibitori delle monoaminoossidasi sono i farmaci prescritti per controllare i sintomi di ansia e depressione associate all'eritrofobia.

Trattamento

La psicoterapia cognitivo-comportamentale aiuta il paziente a non vergognarsi del rossore e permette di modificare il circolo vizioso mentale che si instaura. Se la reazione è meno angosciata, il rossore tende a diminuire. Se non si pensa troppo alla propria timidezza che fa sentire inferiori, gli episodi in cui si prova imbarazzo tendono a diminuire.

Il corpo si rilassa e non produce risposte automatiche di vergogna. L'intervento psicoterapeutico si focalizza sulla rappresentazione che il paziente ha di sé stesso e degli altri e sul recupero dell'autostima.

La persona che soffre di eritrofobia riesce così ad imparare ad esprimere le proprie emozioni e a ridimensionare la percezione di vergogna per il proprio rossore. Per eliminare le convinzioni negative associate all'idea di arrossire e quindi per cercare di risolvere le cause all'origine del disturbo fobico, si può attuare anche la desensibilizzazione sistemica che comporta l'esposizione dei pazienti agli stimoli fobici.

Una simpatectomia toracica endoscopica è un intervento chirurgico sul nervo che può limitare la fisiologica reazione del sistema nervoso che conduce all'arrossamento del volto. Se non si interviene cognitivamente, il soggetto continuerà tuttavia a provare vergogna e paura anche se il sintomo del rossore sarà alleviato dall'intervento.

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