L’angiografia polmonare è una metodica invasiva e non esente da rischi. È stata considerata fino a pochi anni fa il “gold standard” per la diagnosi di embolia polmonare ma ad oggi si predilige l’angio-TC. A partire dagli anni ‘60 la tecnica angiografica è stata perfezionata e la sottrazione digitale ha apportato un miglioramento nella qualità delle immagini rendendo l’esame ancor più affidabile. Nonostante questo, l’angiografia polmonare può risultare utile quando i test di imaging non invasivi siano inconcludenti.
Che cos’è l’angiografia polmonare
L’angiografia polmonare è un esame radiologico che consente lo studio dei vasi polmonari attraverso l’iniezione di un mezzo di contrasto, generalmente a base di iodio, che opacizza i vari distretti permettendo di esaminare i vasi in modo selettivo.
L’esame viene eseguito tramite l’iniezione di un mezzo di contrasto mediante un cateterino endovascolare che consente di raggiungere il distretto da esaminare e visualizzare in modo selettivo i vasi e le loro diramazioni (vengono resi visibili come se fossero delle ossa).
Volendo semplificare, l’angiografia polmonare potrebbe essere definita come una “radiografia dei vasi sanguigni” (vene, arterie, capillari), anche se più invasiva e più complessa. L’esame viene eseguito utilizzando l’angiografo, un apparecchio costituito da un tubo radiogeno e con il paziente posto su un lettino radiotrasparente che consente di acquisire proiezioni multiple dei vari distretti vascolari. Un particolare software permette poi l’acquisizione di queste immagini “in sottrazione”, cioè evidenzia l’immagine dei vasi sottraendo quella dei tessuti circostanti. Per eseguire l’esame è necessario un digiuno di almeno 8 ore.
Verrà eseguita un'anestesia locale nel punto di inserzione dell’ago (generalmente l’inguine) nel quale passerà una guida metallica (Seldinger), che farà da strada al cateterino.
Viene posizionato un introduttore valvolato in modo da creare una porta di accesso attraverso cui passa il catetere per raggiungere il distretto vascolare interessato. Una volta raggiunto con il catetere il vaso prescelto si procede all’iniezione del mezzo di contrasto e si scattano le sequenze di radiogrammi.
Quando l’iniezione viene eseguita nel tronco principale della polmonare, si ottiene generalmente la visualizzazione adeguata di tutti i rami segmentari e sottosegmentari. L’iniezione del mezzo di contrasto apporta sensazione di caldo per alcuni secondi. Una volta eseguita la procedura viene rimosso il cateterino e applicata una fasciatura compressiva.
L’angiografia polmonare, nonostante sia un esame affidabile e sia il miglior test diagnostico per evidenziare ostruzioni trombotiche, viene utilizzato solo quando l’angio-Tc o la scintigrafia polmonare non sono esaustivi.
Indicazioni all’angiografia polmonare
L’angiografia polmonare ha essenzialmente due scopi: uno diagnostico e uno interventistico. Dal punto di vista diagnostico l’angiografia polmonare permette di:
- Analizzare il decorso dei vasi: essi possono presentare alterazioni come una riduzione del calibro o un'occlusione, o anomalie dilatative (ectasie o aneurismi)
- Studiare l’afflusso del sangue ai polmoni ed esaminare la loro funzione
- Identificare il vaso preciso sede di sanguinamento in caso di emorragia (e in molti casi permette di chiuderlo)
- Nei pazienti oncologici permette di studiare la vascolarizzazione e la tipizzazione del tumore per indirizzare sui trattamenti
Dopo aver eseguito la parte diagnostica si potrà procedere qualora possibile con interventi mirati alla risoluzione della patologia indicata. In generale, ogni esame angiografico può essere eseguito o solo per diagnosi o con finalità terapeutiche: in questo ultimo caso si parla di angiografia interventistica ed è quella che suscita oggi maggior interesse clinico.
Le controindicazioni
Ad oggi non si rilevano controindicazioni assolute all’esecuzione dell’angiografia polmonare, ma bisogna tener conto di alcune controindicazioni relative:
- Allergia confermata al mezzo di contrasto
- Funzione renale molto compromessa
- Blocco di branca sinistro
- Trombocitopenia severa
- Scompenso cardiaco congestizio
- Ipertensione polmonare grave (è importante in questo caso ridurre la quantità e la velocità di iniezione del mezzo di contrasto)
Rischi e complicanze dell’angiografia polmonare
L’angiografia polmonare è un esame invasivo e non esente da rischi. La valutazione del rischio viene effettuata sempre in relazione alla necessità di eseguire l’esame.
I rischi possono essere legati:
- All’inserimento del catetere
- Al mezzo di contrasto
L’inserimento del catetere può provocare, seppur raramente, sanguinamenti, infezioni o lesioni dei vasi. Talvolta nei vasi sottoposti a cateterismo possono formarsi dei trombi. Raramente la puntura può provocare un danno dell'arteria nel punto d'ingresso del catetere.
Il mezzo di contrasto può far avvertire una sensazione sgradevole di forte calore o bruciore. Si segnalano anche reazioni cutanee e prurito. Può inoltre provocare nausea o è riferito un sapore amaro o salato in bocca. Il mezzo di contrasto può apportare danni ai reni in caso di pazienti con patologie renali o diabete o provocare reazioni allergiche fino, raramente, allo shock anafilattico. L’anestesia invece è locale e in genere non dolorosa. L’angiografia inoltre espone a radiazioni ionizzanti, ma a dosi molto basse che sono giustificate dal motivo della richiesta dell’esame.
Come si esegue l’angiografia polmonare
Nella fase di preparazione del paziente rientrano informazioni e attività preliminari di cui l’infermiere deve accertarsi.
Procedura operativa
AZIONE | RAZIONALE |
Informare il paziente riguardo i passaggi della procedura | Ridurre l’ansia e appropriarsi della massima collaborazione del paziente |
Eseguire la tricotomia | Ridurre il rischio di infezione |
Assicurare un ambiente confortevole e la temperatura idonea. Rimuovere le eventuali protesi e oggetti metallici | Garantire la privacy e facilitare la corretta esecuzione della procedura |
Far assumere alla persona la posizione supina | Il piano utilizzato è il tavolo attrezzato per la scansione con raggi X |
Monitorizzare il paziente (traccia ECG e saturimetro) tenere a disposizione fonte di O2, controllare durante tutta la procedura i parametri vitali | Permette il riconoscimento delle complicanze e facilita l’esecuzione della procedura |
Eseguire un lavaggio appropriato delle mani | Previene la contaminazione sia degli strumenti e riduce gli eventuali infezioni |
Indossare i dispositivi di protezione individuale più protezione radiologica | Ridurre il rischio di esposizione biologica/radiologica sia per la persona sia per gli operatori |
Collaborare con il medico durante la procedura di inserimento del cateterino | Mantenere la sterilità e ridurre il rischio di sanguinamento |
Collaborare con il medico nell’esecuzione di manovre operative | |
Al termine dell’esame viene rimosso l’introduttore dall’accesso vascolare e viene eseguita una compressione locale | Favorire l’emostasi del vaso ed evitare la formazione di ematomi o sanguinamenti |
Registrare la procedura | Mantenere aggiornata la documentazione sanitaria |
Post-procedura
La durata dell’esame con scopo diagnostico può variare, in genere tra i 20 e 30 minuti. Sicuramente più lunga la eventuale procedura interventistica. Dopo l’esame il paziente deve rimanere sotto controllo per alcune ore. Generalmente la procedura viene eseguita in regime di ricovero. Si richiedono almeno 24 ore di riposo prima di riprendere le attività quotidiane.
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