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Patologia

Insufficienza cardiaca: quando il cuore non ce la fa

di Silvia Stabellini

Si stima che oltre il 10% della popolazione con oltre 70 anni soffra di insufficienza cardiaca, una condizione cronica che deve essere seguita e curata per tutta la vita. L’insufficienza cardiaca (IC) o più comunemente scompenso cardiaco (SC), è la condizione nella quale c’è una disfunzione ventricolare per la quale il cuore non riesce a pompare il sangue in quantità sufficiente alle richieste dell’organismo.

Definizione di scompenso cardiaco

Lo scompenso cardiaco (SC) può essere definito sotto tre aspetti:

  • Clinico: cedimento dell’efficienza del cuore per un danno del miocardio che può essere diretto (es. miocardiopatie) o indiretto (es. valvulopatie, cardiopatie congenite. Ipertensione arteriosa)
  • Emodinamico: aumento della pressione diastolica di riempimento di uno o entrambi i ventricoli, che può essere causata da una diminuzione dell’elasticità delle pareti ventricolari o da iperdistensione delle fibre miocardiche
  • Biochimico-metabolico: alterato utilizzo dell’energia da parte del miocardio, con conseguente riduzione dell’efficienza cardiaca

Si può considerare lo scompenso cardiaco come una patologia progressiva che inizia con un evento scatenante (evento indice) che danneggia il muscolo cardiaco, provocando una perdita del funzionamento dei miociti o distruggendo la capacità del miocardio di generare forza e quindi impedendo una normale contrazione del cuore.

L’evento scatenante può insorgere improvvisamente (es. infarto miocardico), può essere a comparsa graduale (es. ipertensione arteriosa) oppure può essere ereditario.

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