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Patologia

Fratture del cranio

di Monica Vaccaretti

La frattura del cranio è un'interruzione nella continuità della scatola cranica, causata da un violento trauma, che può verificarsi con o senza danno cerebrale. La frattura può essere lineare, composta o depressa con eventuale estensione alla base. Una frattura cranica può essere aperta, implicando una lacerazione del cuoio capelluto o uno strappo della dura madre, oppure chiusa in cui la dura madre è integra. Si può pertanto accompagnare ad un danno del parenchima cerebrale o delle strutture vascolari e nervose che incrociano il cranio in vari punti.

Tipologie di frattura cranica

fratture craniche

Una frattura cranica può essere aperta, implicando una lacerazione del cuoio capelluto o uno strappo della dura madre, oppure chiusa in cui la dura madre è integra.

La frattura cranica lineare è solitamente benigna e non richiede alcun trattamento.

Se attraversa il decorso dell'arteria meningea media o dei seni venosi si deve sospettare un ematoma epidurale per rottura del vaso.

Tale evenienza richiede un'osservazione clinica di almeno 24 ore, soprattutto negli adolescenti che presentano una maggiore incidenza di complicanze emorragiche.

Nella frattura cranica depressa si deve presupporre l'infossamento di uno dei margini ossei, soprattutto in caso di fratture composte dette a mosaico che si localizzano nel 50% dei casi in sede frontale.

Se la parete posteriore del seno frontale è lesionata e vi è liquorrea per contemporanea lacerazione durale è necessario un intervento chirurgico riparativo precoce per evitare contaminazioni settiche cerebrali.

La frattura della base cranica spesso rappresenta l'estensione di una frattura della volta. Deve essere sospettata in presenza di ecchimosi periorbitarie (occhi da procione), retroauricolari (segno di Battle) o in caso di emotimpano ed è certa in presenza di liquorrea (rinorrea o otorrea).

I quadri più tipici interessano l'osso etmoidale, lo sfenoide e la rocca petrosa. Le fratture etmoidali si associano ad anosmia mentre quelle sfenoidali si sviluppano attraverso la sella turcica e possono comportare alterazioni endocrinologiche acute o tardive (soprattutto diabete insipido).

L'interessamento dei forami di uscita dei nervi cranici può indurre deficit corrispondenti. È possibile lo sviluppo di fistole carotido-cavernose per fratture sfenoidali. Il rilievo di emotimpano, otorrea o paralisi del VII nervo indica una frattura della rocca che può essere longitudinale oppure trasversale.

Queste ultime sono spesso immediatamente mortali e raramente comportano otorrea. Il deficit neurologico, se viene danneggiato il VII nervo, è immediato in caso di trauma, ma appare a distanza di ore o giorni nel caso di compressione nel canale facciale per rigonfiamento infiammatorio o per ematoma nelle strutture contigue.

Un deficit incompleto o tardivo è in genere regressivo. La diagnosi radiologica è difficile. La Tac talora evidenzia la frattura ma più spesso ne rileva i segni indiretti, ossia livelli idro-aerei nei seni sfenoidale, frontale o mastoideo.

Il trattamento è conservativo tranne in caso di deficit tardivo e non regressivo del VII, liquorrea post traumatica oltre la prima settimana, fratture esposte del seno frontale con liquorrea e fistole carotido-cavernose.

Solo le fratture contaminate o deformanti richiedono un intervento chirurgico

Qualora indicato, l'intervento ricostruttivo serve a riparare la breccia ossea, ricostruire la continuità anatomica riportando i frammenti di cranio in sede e riparare il danno estetico. Il cuoio cappelluto viene rasato e deterso con abbondante soluzione fisiologica per rimuovere tutti i frammenti prima di esporre la frattura.

I frammenti del cranio vengono sollevati e l'area detersa. Estese lacune possono essere riparate con innesti ossei o artificiali. Se è presente un importante edema cerebrale, la riparazione della breccia può essere ritardata di 3-6 mesi. Le ferite penetranti richiedono una rimozione chirurgica del materiale estraneo e del tessuto cerebrale devitalizzato, anche per controllare l'emorragia. Viene impostato immediatamente un trattamento antibiotico e, se indicata, viene somministrata una terapia emotrasfusionale.

Considerando che le fratture della base del cranio sono le più gravi, perché di solito sono aperte coinvolgendo i seni paranasali oppure l'orecchio medio o esterno e causano la fuoriuscita di liquido cerebrospinale, si dovrebbero mantenere detersi il nasofaringe e l'orecchio esterno.

Si posiziona inoltre nell'orecchio un tappo di cotone sterile oppure si fissa senza forza una garza sterile sotto il naso o contro l'orecchio per assorbire il liquido che ne fuoriesce. Al paziente cosciente si deve raccomandare di non starnutire e di non soffiarsi il naso.

La testa deve essere sollevata di 30 gradi per ridurre la pressione intracranica e per aiutare la rimarginazione spontanea della lacerazione. La persistenza di rinoliquorrea o di otoliquorrea solitamente richiede un intervento chirurgico. Tuttavia, la maggior parte delle lacerazioni meningee si rimargina da sola nell'arco di 48 ore o al massimo entro una settimana dal trauma.

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