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Patologia

Parotite, la malattia infettiva nota col nome di orecchioni

di Soraya Carnemolla

La parotite (o orecchioni) è una malattia endemo-epidemica: cioè sempre presente nelle collettività, con picchi epidemici ogni 2-5 anni e si trasmette soltanto da persona a persona. Tra i segni più evidenti di parotite, la tumefazione ghiandolare, dietro alla parotide, davanti e al di sotto dell'orecchio.

Cos'è la parotite e perché si chiama anche orecchioni

La parotite si manifesta con tumefazione ghiandolare davanti e al di sotto dell'orecchio (da cui il nome orecchioni)

La parotite, conosciuta anche con il termine "orecchioni" è una malattia virale, acuta, contagiosa, causata da un virus a RNA appartenente al genere Rubulavirus della famiglia Paramyxovirus, che si localizza a livello delle prime vie aeree (faringe, laringe e trachea) e delle ghiandole salivari, provoca abitualmente una tumefazione dolorosa più comunemente delle parotidi.

Le complicanze più frequenti della parotite tra gli adulti possono comprendere l'orchite, la meningo-encefalite e la pancreatite. La diagnosi è solitamente clinica; tutti i casi devono essere immediatamente notificati alle autorità di sanità pubblica. Per la prevenzione è efficace la vaccinazione.

La parotite è, come il morbillo e la rosolia, una malattia endemo-epidemica: cioè sempre presente nelle collettività, con picchi epidemici ogni 2-5 anni e si trasmette soltanto da persona a persona.

Prima dell’avvio di programmi estesi di vaccinazione, la parotite era tipicamente una malattia infantile, con la frequenza massima tra i bambini tra i 5 e i 9 anni con decorso generalmente benigno. Il 30% dei bambini infettati non manifesta i sintomi.

La parotite, sia in forma clinicamente evidente che di infezione inapparente, lascia un’immunità permanente. Anche l’immunità indotta dal vaccino dura a lungo.

Orecchioni, come avviene il contagio della parotite

L'infezione viene in genere trasmessa per via respiratoria tramite le goccioline di Flügge o la saliva; è raro il contagio per contatto diretto con oggetti contaminati.

Il virus è presente nella saliva fino a 7 giorni prima della comparsa della tumefazione della ghiandola salivare con massima contagiosità poco prima dello sviluppo della malattia.

Segni e sintomi di parotite

Dopo un periodo di incubazione di 15-20 giorni, insorgono alcuni sintomi, quali:

  • Cefalea
  • Anoressia
  • Malessere
  • Febbre di grado lieve-moderato

In seguito si ha la tumefazione ghiandolare, dietro alla parotide, davanti e al di sotto dell'orecchio (da cui il nome orecchioni). Occasionalmente, anche le ghiandole sottomandibolari e sublinguali aumentano di volume e, più raramente, sono le sole ghiandole interessate.

A questi segni si accompagna febbre alta della durata di 5-7 giorni circa. Durante il periodo febbrile le ghiandole interessate sono estremamente dolenti.

Diagnosi di parotite e trattamento terapeutico

La diagnosi viene fatta con l’anamnesi e la valutazione clinica. Si possono eseguire test sierologici sul sangue con la ricerca di anticorpi specifici, per confermare la diagnosi, solitamente consigliate per motivi di salute pubblica.

La terapia è sintomatica e di supporto; consiste nella somministrazione di analgesici, per il trattamento del dolore causato dall’infiammazione e di antipiretici per controllare la febbre.

Una dieta semiliquida riduce il dolore causato dalla masticazione. Devono essere evitate le sostanze acide (p.es. succhi di agrumi), che provocano fastidio.

Il paziente viene isolato fino alla scomparsa della tumefazione ghiandolare.

La prevenzione migliore contro la malattia è la vaccinazione. Il vaccino contiene virus vivi attenuati, cioè modificati in modo da renderli innocui, ma capaci di stimolare le difese naturali dell'organismo.

Per i bambini sono raccomandate due dosi, somministrate mediante vaccino combinato di morbillo, parotite e rosolia:

  • La prima dose tra i 12 e i 15 mesi

  • La seconda dose tra i 4 e i 6 anni

Come per tutti i vaccini vivi attenuati, la vaccinazione non viene praticata negli individui con deficit immunitario o in terapia immunosoppressiva (corticosteroidi, farmaci antitumorali o antirigetto), nelle donne in gravidanza o che desiderano esserlo nel mese successivo alla vaccinazione.

Inoltre, non devono essere vaccinate le persone che abbiano già avuto reazioni allergiche gravi ai vaccini o ai loro costituenti. Sono esonerati dall’obbligo di vaccinazione tutti gli individui immunizzati per effetto della malattia naturale, quindi i bambini che hanno già contratto la parotite non dovranno vaccinarsi contro tale malattia.

Le vaccinazioni obbligatorie sono un requisito per l'ammissione all'asilo nido e alle scuole dell'infanzia. Il vaccino conferisce un’immunità duratura nel tempo.

Effetti collaterali attribuiti al vaccino contro la parotite sono rari. Sono state registrate lievi infiammazioni nel punto dell’iniezione, modeste eruzioni cutanee.

Vaccinazione post-esposizione

La vaccinazione post-esposizione non conferisce protezione per la parotite. Le immunoglobuline per la parotite non sono più disponibili e le immunoglobuline estratte da sieri immuni non sono utili.

Il CDC (Centers for Disease Control and Prevention) attualmente consiglia l'isolamento dei pazienti infetti con precauzioni standard e relative alla trasmissione delle goccioline di Flugge per 5 giorni dopo l'inizio della parotite. I contatti suscettibili devono essere vaccinati.

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