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Siamo eroi colpevoli

di Marco Vitali

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Da qualche mese ormai terminato il periodo “Eroi del Covid” e dopo aver mangiato pizza gratis durante i nostri turni ci approntiamo a riprendere in mano la nostra routine lavorativa e sociale. Qualche ringraziamento di tanto in tanto ancora arriva, ma questo stato di calma (apparente) ha di nuovo riportato l’immaginario della nostra figura di sanitari come figura attaccabile e criticabile: dal vivo, sui social, sulla carta stampata.

Quando il nostro prenderci cura delude le aspettative

Non è nuova la notizia che ci siano comitati in atto che vogliano denunciare le aziende sanitarie e i loro operatori con l’obiettivo di ottenere risarcimenti per i loro cari mancati a causa del Covid giustificando tutto come “malasanità”.

Siamo Eroicolpevoli. Siamo colpevoli, ma sempre presenti, per aver scelto una professione che è una forma d’arte: ci permette di prenderci cura della persona, rispettandone le scelte. Prendersi cura significa accompagnare in un percorso, non sempre facile, non sempre scontato, volto al raggiungimento di uno stato di benessere psicofisico ottimo o semplicemente migliore rispetto a quello precedente.

Prendersi cura significa talvolta accompagnare una persona al suo fine vita, limitandone il dolore o donandogli quella carezza che avrebbe desiderato. Prendersi cura significa non giudicare il motivo per il quale quella persona ha bisogno di noi, ma prendercene cura nel migliore dei modi.

Ma questo nostro “prenderci cura” può talvolta deludere le aspettative, trasformandoci così in “Eroicolpevoli”. Quelle aspettative di chi forse, erroneamente, pensa che possiamo vincere su tutto, anche sulla Morte o sulla disabilità cercando di quantificare in maniera materiale il cambiamento.

Ma se tutto andrà bene non può dipendere solo da noi

Siamo Eroicolpevoli, nonostante un virus sconosciuto abbia colpito il mondo e abbiamo cercato di prenderci cura di più persone possibili, limitandone i danni. Il peggio sembrava essere passato, ma probabilmente a causa di comportamenti non corretti di quelle stesse persone che potrebbero diventarne vittime siamo e saremo di nuovo pronti a prendercene cura, senza giudizi, senza moralismi.

Siamo #eroicolpevoli ma #semprepresenti

Siamo Eroicolpevoli per non essere riusciti a salvare Roberto dall’infarto: Sono arrivati troppo tardi, andavano lenti! Non lo hanno defibrillato in tempo. Questo si sente dire dai familiari arrabbiati.

Noi non siamo riusciti a cambiare il destino della sua vita, abbiamo provato a prenderci cura di lui in quei minuti in cui ci è stata data la possibilità di farlo. E lo abbiamo fatto senza sapere nemmeno chi fosse. E poi scopri che Roberto non si prendeva troppo cura di sé (fumava abbondantemente, era in sovrappeso, soffriva di pressione alta e non prendeva la terapia prescritta).

Siamo #semprepresenti, ma non può dipendere solo da noi

Siamo Eroicolpevoli per non aver salvato l’uso delle gambe di Sonia in quell’incidente stradale. Per estrarla dal fosso dov’era finita non è stata adeguatamente immobilizzata, il collare cervicale non era ben posizionato, devono risarcirla. Si legge questo sulla richiesta dell’avvocato.

Ci siamo presi cura di Sonia in quegli attimi; non ne conoscevamo nemmeno il nome, lo abbiamo scoperto qualche ora dopo in Pronto soccorso e abbiamo scoperto anche che era positiva al test delle droghe ed alcool.

Siamo #semprepresenti ma non può dipendere solo da noi. Siamo Eroicolpevoli quando rispondiamo allo stabilimento balneare che chiama il 118: Avremmo bisogno di un’ambulanza per un ragazzo di 20 anni si è ferito un piede con una conchiglia.

Cerchi di spiegargli che per questo tipo di chiamate probabilmente ci sarà da attendere, in quanto le ambulanze sono già impegnate in chiamate più urgenti. Ma come si fa - urla il chiamante - non si può aspettare così tanto un’ambulanza! E se uno stesse morendo?

Di nuovo, sottolinei il fatto che in quel momento ci sono persone che stanno rischiando la vita maggiormente rispetto a chi si è ferito il piede con una conchiglia, per cui ci sono delle priorità da rispettare per l’invio dei mezzi. Serve a poco, a molto poco, se poi anche l’equipaggio che interviene viene aggredito come se fino a 2 minuti prima fosse stato “in panciolle” a bordo piscina con un cocktail in mano, quando invece a bordo piscina c’era, ma a rianimare per 40 minuti un bimbo di 5 anni annegato.

Siamo Eroicolpevoli anche quando sfrecciamo su un’ambulanza con la pioggia, con la nebbia, sprezzanti del fatto che qualcuno possa non sentire le sirene, perché distratto dal telefono o dalla musica alta.

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