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Salute

Immunodepressione: tipologie, sintomi e trattamento

di Sara Pieri

L'immunodepressione indica uno stato di ridotta difesa immunitaria cui un paziente può essere soggetto per diverse cause. Il sistema immunitario, formato da organi e cellule quali: milza, tonsille, midollo osseo, timo, linfonodi, globuli bianchi e anticorpi, è deputato a difendere l’organismo ogni qualvolta si presenti una “minaccia” per lo stesso, quando vi è una compromissione di questo sistema si espone il corpo ad un rischio maggiore di contrarre infezioni.

Tipologie di immunodepressione

Le tipologie di immunodepressione vengono suddivise in due differenti modi: in base all’origine che causa l’immunocompromissione oppure alla componente carente o completamente assente.

CARENZA/ASSENZA Cause ORIGINE Cause
Carenza/assenza di linfociti B Mieloma, leucemia linfoide, AIDS Primaria Anomalie cromosomiche presenti dalla nascita come ad esempio: immunodeficienza comune, immunodeficienza combinata grave, sindrome di George, ecc.
Carenza/assenza di linfociti T Linfoma, trattamento chemioterapico, AIDS, trapianto d’organo Secondaria Sviluppo durante la vita secondario a cause scatenanti, come: malnutrizione, chemioterapia, tumori, AIDS, epatiti virali, asplenia
Carenza/assenza granulociti neutrofili Chemioterapia, trapianto d’organo
Assenza milza Splenectomia per cause differenti

Fattori di rischio di immunodepressione

I fattori di rischio sono legati alle cause che scatenano la patologia come mostrato in tabella, inoltre possiamo incorrere in una condizione di immunodepressione negli anziani, che hanno una produzione rallentata di globuli bianchi a causa dell’invecchiamento degli organi produttori.

E ancora: nelle persone che non assumono la corretta quantità di proteine, che servono per avere un sistema immunitario efficiente; persone sottoposte a terapie immunosoppressive come antitumorali, corticosteroidi, anti-rigetto post trapianto; pazienti con ustioni più o meno estese a causa dell’assenza della protezione cutanea che espone il paziente a patogeni esterni; trattamenti radioterapici.

Per ridurre il rischio è necessario agire sulla causa potenzialmente scatenante.

Sintomi di immunodepressione

I sintomi sono riferibili alla malattia infettiva che ne deriva dall’abbassamento del sistema immunitario, quelli comuni possono essere:

  • febbre
  • perdita di appetito
  • dolori muscolari
  • spossatezza
  • tachicardia
  • tachipnea
  • stato confusionale
  • associati a stati di polmonite, influenza, sinusite, ecc. di natura batterica, virale, parassitaria o fungina.

Diagnosi e trattamento dell’immunodepressione

La diagnosi viene definita dopo aver eseguito un esame obiettivo e raccolto l’anamnesi del paziente, associata all’esecuzione di esami ematici specifici per la conta di globuli bianchi, linfociti e anticorpi.

Il trattamento deve essere volto alla risoluzione della causa scatenante e in generale va ridotta al minimo l’esposizione agli agenti patogeni. Nei casi di immunodepressione primaria, essendo una patologia causata da un deficit cromosomico, non vi è una risoluzione definitiva ma solo terapie che possono migliorare la qualità di vita del paziente che ne è affetto riducendo il rischio di contrarre infezioni.

La prevenzione segue la medesima logica del trattamento. In campo vaccinale è necessario considerare che ci sono vaccini vivi attenuati che hanno una componente attiva del patogeno che stimola il sistema immunitario a difendersi producendo di conseguenza anticorpi, che possono quindi non essere idonei in questo tipo di pazienti che non hanno una valida risposta immunitaria; diverso è per i vaccini inattivati, poiché ottenuti da microrganismi uccisi.

Complicanze dell’immunodepressione

Le complicanze che possono derivare dall’immunodepressione sono differenti, legate a ciò che un paziente immunodepresso può contrarre, come ad esempio: polmonite più o meno grave, stati influenzali, infezioni locali (come ascessi, infezione delle vie urinarie) o sistemiche (che interessano tutto l’organismo).

Le infezioni che vengono contratte possono avere esiti favorevoli se correttamente riconosciute e trattate, specialmente se queste sono infezioni di tipo locale; mentre nei casi di infezioni sistemiche, come sepsi severe legate a stato di shock settico, la condizione del paziente risulta già da subito gravemente compromessa, possono insorgere gravi compromissioni d’organo tali da portare il paziente che ne è affetto a morte nonostante le molteplici terapie più o meno invasive che vengono messe in atto.

Infermiere

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