Nurse24.it

Salute

Anticorpi monoclonali

di Chiara Vannini

La medicina moderna si è progressivamente evoluta al fine di poter essere il più possibile specifica ed individualizzata per una determinata patologia. Gli anticorpi monoclonali sono un esempio di terapia personalizzata, che sta permettendo sempre più il trattamento di patologie che fino ad ora non avevano una terapia specifica. In particolare, gli anticorpi monoclonali vengono utilizzati per il trattamento dei tumori, ma pochi anni fa sono stati utilizzati anche per specifici casi di malattia da Covid.

Perché si chiamano anticorpi monoclonali

anticorpi monoclonali

Gli anticorpi monoclonali permettono il trattamento di patologie che fino ad ora non avevano una terapia specifica.

Per essere efficaci, gli anticorpi monoclonali devono essere in grado di agire contro quel determinato antigene che ha causato la malattia. Vengono definiti monoclonali perché gli anticorpi sono prodotti in laboratorio come “cloni”.

Si distinguono dagli anticorpi policlonali poiché i monoclonali sono cloni di un solo anticorpo e si legano ad un solo antigene, mentre i policlonali vengono da diverse tipologie di cellule immunitarie e si legano a più di un antigene. Vengono utilizzati per la diagnosi e il trattamento delle malattie, ma anche a scopo di ricerca.

Patologie trattate con anticorpi monoclonali

Gli anticorpi monoclonali vengono utilizzati principalmente per il trattamento dei tumori. Tuttavia, vengono utilizzati anche per trattare:

  • Il rigetto di trapianto d’organo
  • Le patologie infiammatorie autoimmuni
  • Alcune tipologie di infezioni (es. Covid-19)
  • Osteoporosi
  • Alcuni disturbi del SNC

Le reazioni avverse erano frequenti in passato, mentre ora grazie al progresso sono sempre meno frequenti. Le reazioni avverse si verificano generalmente durante la somministrazione, che avviene per via endovenosa, o entro poche ore dal termine.

Le reazioni sono acute e sono correlate alla risposta immunitaria della persona che le riceve, nella quale si attiva la cascata infiammatoria. Le reazioni avverse possono essere lievi, come ad esempio una reazione locale nel sito di iniezione, oppure più intense come tachicardia, febbre, dispnea o nausea.

In casi gravi può manifestarsi un danno d’organo con insufficienza multiorgano che richiede l’immediata sospensione del farmaco e il supporto delle attività vitali, come la ventilazione meccanica, farmaci vasopressori, terapia infusionale o altro.

Un altro effetto collaterale che si può verificare è l’anafilassi, che non si evidenzia dopo la prima somministrazione, ma eventualmente alla seconda somministrazione, perché è necessario che il soggetto si sia sensibilizzato e questo può avvenire solamente se c’è stata una prima esposizione.

NurseReporter
Scopri i master in convenzione

Commento (0)