Il pantoprazolo è un principio attivo appartenente alla classe degli inibitori della pompa protonica (IPP), impiegato per il trattamento e la prevenzione di condizioni patologiche associate all’ipersecrezione gastrica. È utilizzato in ambito clinico e domiciliare, sia in formulazioni da banco che su prescrizione, e trova indicazione in un ampio spettro di disturbi gastroenterologici. La sua efficacia, associata a un buon profilo di tollerabilità, lo rende un presidio farmacologico di riferimento nel trattamento della malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE), delle ulcere peptiche e delle sindromi ipersecratorie.
Classificazione e meccanismo d’azione

Molecola di pantoprazolo
Il pantoprazolo è un inibitore irreversibile della pompa protonica H⁺/K⁺-ATPasi, situata sulla membrana apicale delle cellule parietali gastriche. Tale enzima è responsabile della fase terminale della secrezione acida nello stomaco.
Bloccandolo in maniera selettiva, il principio attivo determina una significativa riduzione della produzione di acido cloridrico, indipendentemente dalla natura dello stimolo (gastrina, istamina o acetilcolina).
Essendo un profarmaco, si attiva solo in ambiente acido, localizzandosi selettivamente nei canalicoli secretori delle cellule parietali, dove si trasforma nella sua forma attiva in grado di legarsi covalentemente all’enzima target.
Indicazioni terapeutiche
L’inibitore di pompa protonica è indicato nel trattamento e nella prevenzione di diverse patologie correlate all’iperacidità gastrica. Le principali indicazioni approvate includono:
- Malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE)
- Esofagite erosiva confermata endoscopicamente
- Ulcera gastrica e duodenale
- Eradicazione dell’Helicobacter pylori (in combinazione con antibiotici)
- Prevenzione delle lesioni gastroduodenali da FANS in soggetti a rischio
- Sindromi ipersecretorie come la sindrome di Zollinger-Ellison
Farmacocinetica e metabolismo
A seguito della somministrazione, il pantoprazolo presenta un profilo farmacocinetico caratterizzato da un rapido assorbimento, un'elevata affinità per le proteine plasmatiche, un metabolismo epatico prevalente, attraverso il sistema enzimatico del citocromo P450 e una doppia via di eliminazione. Tali proprietà spiegano la sua prolungata efficacia clinica, nonostante la breve emivita plasmatica, in virtù dell'inibizione irreversibile esercitata sulla H⁺/K⁺-ATPasi gastrica. Di seguito si riportano i principali parametri farmacocinetici:
- Assorbimento: dopo somministrazione orale, il farmaco viene assorbito rapidamente, con una biodisponibilità assoluta di circa il 77%. Il picco plasmatico si raggiunge in 2–2,5 ore.
- Distribuzione: ampiamente distribuito nei tessuti, con un legame alle proteine plasmatiche superiore al 98%.
- Metabolismo: avviene a livello epatico tramite il sistema del citocromo P450, principalmente attraverso l’isoenzima CYP2C19.
- Eliminazione: i metaboliti inattivi vengono escreti per via renale (circa l’80%) e fecale.
Nonostante l’emivita plasmatica sia relativamente breve (1–2 ore), l’effetto antisecretivo si protrae per oltre 24 ore. Questo è dovuto all’inibizione irreversibile dell’enzima H⁺/K⁺-ATPasi, che richiede la sintesi di nuove pompe per il ripristino della secrezione acida.
Profilo di efficacia e sicurezza
Numerosi studi clinici randomizzati e revisioni sistematiche hanno confermato l’efficacia del pantoprazolo nella risoluzione dell’esofagite erosiva, nel controllo dei sintomi della MRGE e nella prevenzione delle recidive ulcerose.
Il profilo di tollerabilità è generalmente favorevole. Gli effetti collaterali segnalati più frequentemente sono di lieve entità e tendono ad essere transitori. Tra questi si annoverano la cefalea, disturbi gastrointestinali come diarrea, nausea, flatulenza, e dolori addominali.
L’impiego cronico del farmaco, come per altri IPP, può essere associato a potenziali effetti indesiderati:
- Ipo- o ipermagnesemia: può manifestarsi con crampi, aritmie, tetania, soprattutto in terapia prolungate oltre un anno. È raccomandato il monitoraggio periodico dei livelli di magnesio sierico.
- Carenza di vitamina B12: la riduzione dell’acidità gastrica può compromettere l’assorbimento della cobalamina, con rischio di anemia megaloblastica nei pazienti predisposti.
- Aumento del rischio di fratture osteoporotiche (in particolare anca, polso, colonna vertebrale)
- Maggiore suscettibilità a infezioni gastrointestinali: l’ipocloridria può facilitare la colonizzazione di patogeni come Clostridioides difficile, con conseguente rischio di colite pseudomembranosa.
- Alterazioni della funzionalità epatica (raramente)
Modalità di somministrazione e considerazioni pratiche
Somministrazione orale
La formulazione orale è disponibile in compresse gastroresistenti da 20 o 40 mg. Le compresse devono essere assunte intere, senza essere masticate né frantumate, al fine di preservare il rivestimento enterico che protegge il principio attivo dall’ambiente acido dello stomaco. Per garantire l’efficacia ottimale del farmaco, è raccomandato assumere la dose a digiuno, idealmente 30-60 minuti prima di un pasto. Questo timing consente al farmaco di raggiungere le cellule parietali nello stato di maggiore attività secretoria, potenziandone l’effetto inibitorio.
Somministrazione endovenosa
La via endovenosa è indicata nei casi in cui la somministrazione orale non sia praticabile, ad esempio in pazienti critici, in presenza di vomito persistente o in situazioni di emergenza, come nelle emorragie del tratto gastrointestinale superiore. In questi casi, viene somministrato sotto forma di polvere liofilizzata per soluzione iniettabile. Il contenuto del flaconcino da 40 mg deve essere ricostituito con 10 ml di soluzione fisiologica (NaCl 0,9%) o glucosata al 5%, e somministrato lentamente per via endovenosa diretta in un intervallo di tempo compreso tra 2 e 15 minuti. In alternativa, la soluzione può essere diluita ulteriormente per somministrazione mediante infusione continua, secondo le indicazioni riportate nella scheda tecnica del prodotto.
La scelta della modalità di somministrazione deve essere guidata dalla condizione clinica del paziente, dalla rapidità di azione desiderata e dalla possibilità di assunzione per bocca.
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