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Infermieri soli in ambulanza, violata la deontologia medica

di Redazione

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Nel lungo braccio di ferro tra la Regione (e le Ausl) e l'Ordine dei medici di Bologna sul 118 (ovvero sulla questione delle ambulanze senza medici), la giustizia medica sta iniziando ad emettere i primi verdetti. E le sentenze dicono che i protocolli delle Ausl, "pur trovando supporto nell'atto deliberativo regionale, si pongono in contrasto con il codice deontologico" dei medici.

Ambulanze senza medici a Bologna, violata la deontologia

ambulanza bologna

Il match tra Regione e Ordine era sulla questione delle ambulanze senza medici

Vanno però assolti, per prescrizione, almeno tre dei medici che furono sospesi dall'esercizio della professione per sei mesi dall'Ordine per aver acconsentito che gli infermieri si occupassero di diagnosi, prescrizione e somministrazione di farmaci. E per un quarto la pena va ridimensionata e limitata al solo avvertimento.

A stabilirlo è la commissione centrale per gli esercenti e le professioni sanitarie che ha esaminato i primi ricorsi contro le sanzioni disciplinari inflitte dall'Ordine dei medici. Il dibattimento risale a luglio, i verdetti sono del 13 dicembre e da poco sono comparsi sul sito dell'Ordine di Bologna con una breve nota del presidente Giancarlo Pizza che ha ritenuto utile e doveroso dare risalto a queste pronunce tipo.

Soprattutto perché, evidenzia, ritengono che i protocolli operativi in oggetto, quelli adottati per il 118, risultino in contrasto con il codice deontologico. Tuttavia per l'Ordine bolognese non si può parlare di vittoria piena: la commissione infatti ha accolto tre ricorsi annullando la sospensione di sei mesi perché le sanzioni sarebbero state comminate quando era troppo tardi.

In un quarto caso, invece, la misura disciplinare scattò nei termini previsti e dunque la commissione non annulla la sospensione, ma la riduce alla sanzione più lieve dell'avvertimento. Questo perché - si legge - la condotta del medico pur se in violazione delle regole fissate dal Codice deontologico, appare caratterizzata da una particolare tenuità, trattandosi di mero contributo alla revisione di linee guida e protocolli già in essere da un quinquennio.

Partita chiusa? Forse no. Furono infatti sanzionati, nel 2016, nove medici e l'anno dopo scoppiò il caso più eclatante, quello di Angelo Fioritti, ex direttore sanitario dell'Ausl di Bologna, che nel marzo scorso fu sospeso dall'Ordine per aver applicato la riforma del 118 voluta dalla Regione: lui, a ottobre, diceva di non aver ancora le motivazioni del provvedimento dell'Ordine necessarie per impugnare la sanzione. Il che vuol dire che altre sentenze devono ancora arrivare.

Intanto, le quattro appena uscite risalgono a contestazioni mosse nel 2015. A ottobre di quell'anno, l'Ordine contestò le violazioni deontologiche e sospese alcuni dottori: non si può, fu la tesi dell'Ordine, permettere agli infermieri di somministrare farmaci in assenza di un medico. Partono così i ricorsi che contestano la potestà stessa dell'Ordine di sanzionare dirigenti pubblici di strutture sanitarie che rispondono ad atti amministrativi. Inoltre, l'Ordine, se proprio in disaccordo, avrebbe dovuto impugnare al Tar i protocolli contestati. Ma soprattutto si dice: non si può sanzionare per atti che risalgono a più di cinque anni prima.

Sta di fatto che la commissione rigetta la tesi per cui un medico del servizio sanitario pubblico possa non sottostare al Codice deontologico della categoria (così si è pronunciata anche la Suprema corte) e quindi l'Ordine aveva il potere di sanzionare anche quei camici bianchi. Ma appunto lo ha fatto tardi. La commissione dice anche che l'Ordine è rimasto inerte di fronte alla possibilità di fare ricorso al Tar: insomma, paga il medico, ma non si tocca la norma che lo ha portato a fare ciò che l'Ordine di categoria non tollera. E che quei protocolli non vadano bene lo dice chiaramente anche la commissione, scrivendo che le determinazioni delle Ausl relative ai protocolli, pur trovando supporto nell'atto deliberativo regionale si pongono in contrasto con il Codice deontologico la cui natura giuridica può assimilarsi alla tipologia degli atti soft law. Definito questo punto, la commissione manda assolti i medici (accogliendo i loro ricorsi) perché riconosce che l'Ordine non può sanzionare per questioni su cui sono già passati cinque anni. Resta da vedere se la cosa varrà ugualmente anche per gli altri contenziosi, al momento il match Regione-Ordine sembra fermo a un primo tempo chiuso sull'1 a 1.

Pizza intanto fa tesoro della pronuncia della commissione perché sancisce la piena autonomia del piano deontologico rispetto a quello gestionale amministrativo e perché ribadisce l'ininfluenza del rapporto di impiego e del vincolo di subordinazione del medico strutturato alla dovuta osservazione del Codice deontologico e alla soggezione alla potestà disciplinare dell'Ordine.

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