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Emergenza-Urgenza

Pronto soccorso sotto assedio: oltre 20mln di accessi l'anno

di Redazione

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Gli accessi al Pronto soccorso hanno raggiunto numeri elevatissimi, che secondo alcune stime dovrebbero superare i 20 milioni l'anno, con un incremento in determinati periodi, legato per esempio alla stagionalità di fattori epidemiologici e alla mobilità della popolazione (periodo influenzale e periodi di vacanza e turismo). È quanto emerge, in estrema sintesi, dall'indagine conoscitiva della Commissione Affari sociali della Camera sui ricoveri di urgenza ed emergenza e sulla situazione dei pronto soccorso, presentata il 22 maggio a Roma nel corso di una conferenza stampa. Nell'indagine, in particolare, si riscontra un elevato numero di accessi impropri: numerosi sono gli assistiti che si presentano da soli al pronto soccorso; il numero di 'codici verdi' e di 'codici bianchi' supera abbondantemente il 50% degli accessi totali. Sempre l'indagine, quindi, mette in luce una situazione difficile, conseguenza di problemi complessi, spesso inveterati, connessi gli uni con gli altri. Tra le cause, la mancanza di 4.500 medici e 10mila infermieri, i tempi di attesa per il ricovero, la carenza di posti letto disponibili nei reparti di degenza causata e la difficoltà a garantire un turnover adeguato del personale.

Sette obiettivi da raggiungere per risolvere la crisi dei Pronto soccorso

pronto soccorso

I Pronto soccorso potrebbero superare, secondo alcune stime, i 20 milioni di accessi.

La mancanza di 4500 medici e 10 mila infermieri, i tempi di attesa per il ricovero con i pazienti che sostano nelle Osservazioni Breve Intensive (boarding), la carenza di posti letto disponibili nei reparti di degenza e la difficoltà a garantire un turnover adeguato di persone sono alcuni dei problemi complessi che rendono i Pronto soccorso italiani sempre più in crisi.

Sono le conclusioni dell'indagine condotta dalla Commissione Affari sociali della Camera che descrive una situazione difficile da gestire in quanto le criticità emerse sono talmente di lunga durata e interconnesse che risulta spesso problematico modificarle e correggerle.

La recente indagine parlamentare conferma che gli accessi in Pronto soccorso hanno raggiunto numeri elevatissimi. Si stima siano circa 20 milioni all'anno e che in oltre il 50% dei casi siano impropri.

In un documento approvato il 21 maggio, dopo aver sentito il parere dei rappresentanti delle società scientifiche e dei sindacati di categoria che hanno partecipato alle audizioni, la Commissione ha indicato sette obiettivi strategici su cui intervenire per sollevare la medicina di Emergenza-Urgenza dal sovraffollamento generato dalle molteplici problematiche individuate.

Le soluzioni proposte, già note ed ampiamente discusse, comprendono il potenziamento della medicina del territorio, una maggiore disponibilità di posti letto, la riduzione delle liste di attesa, la riorganizzazione del sistema dell'emergenza-urgenza, il potenziamento e la tutela del personale sanitario, la promozione della diffusione di corrette informazioni presso la popolazione.

Sembra non esserci dubbio sul fatto che, se si vuole provare a risolvere questa situazione problematica, sia fondamentale realizzare una vera e propria riforma del sistema complessivo, potenziando la medicina territoriale. Solo agendo in questa direzione si potrebbero intercettare le richieste di salute non connotate da effettiva urgenza e che attualmente si concentrano impropriamente sul Pronto soccorso, si legge nel documento conclusivo.

Gli esperti ritengono che una maggiore disponibilità e un miglior turnover di posti letto potrebbero essere ottenuti riorganizzando la medicina del territorio, sviluppando le strutture intermedie per le cure a bassa intensità nonché favorendo una maggiore integrazione ospedale-territorio.

Occorre decongestionare il Pronto soccorso sia in entrata che in uscita, attraverso l'allocazione appropriata delle basse priorità e assicurando cure ad elevata intensità alle persone che ne necessitano - si ribadisce -. Per approcciare correttamente il problema occorre passare attraverso l'erogazione delle risorse e la rimodulazione dei modelli organizzativi.

Considerate una delle cause principali del sovraffollamento, le liste di attesa rappresentano un serio ed annoso problema che deve essere affrontato in maniera organica. La Commissione ritiene che il tavolo tecnico, istituito presso il ministero della Salute per elaborare e rendere operativo il Piano nazionale di Governo delle liste di attesa 2024-2026, possa essere un valido strumento per innovare radicalmente il sistema di monitoraggio dei tempi di attesa, rendendolo sempre più tempestivo, preciso e prontamente disponibile per la programmazione.

Oltre al piano, sono certamente utili in tal senso le disposizioni della Legge di bilancio per il 2024 che stabiliscono sia l'incremento delle tariffe orarie per tutte le prestazioni aggiuntive erogate dal personale medico e del comparto sanità sia la possibilità da parte delle Regioni di utilizzare una quota non superiore allo 0,4% del finanziamento indistinto del fabbisogno sanitario nazionale standard destinandolo al recupero delle liste di attesa.

Il sistema dell'emergenza deve inoltre essere reso ancor più efficiente, agendo sui modelli organizzativi. Da più parti è stata sollevata l'esigenza di procedere alla revisione del decreto ministeriale n.70/2015 così da realizzare compiutamente l'integrazione della rete dell'emergenza-urgenza nella rete ospedaliera. Ci sono misure non più procrastinabili, come l'implementazione di percorsi alternativi per la presa in carico e la cura di situazioni classificabili come “urgenze minori”. Si tratta di realizzare percorsi a gestione infermieristica “see and treat” e di “fast track”, la presa in carico precoce, attivabili per codici a bassa e media complessità assistenziale. Sarebbe altresì di primaria importanza l'applicazione uniforme del numero unico per le emergenze 112 nel quale, su tutto il territorio nazionale, verrebbe indirizzato anche il numero 118, attualmente in uso.

Non c'è soluzione indicata che non passi dal superamento dei tetti di spesa per consentire il reclutamento di nuovo personale sanitario, ribadisce la Commissione. Individuando come la scarsa attrattività del settore sia una delle ragioni principali della carenza di professionisti, ritiene che la previsione di incentivi, non solo economici, possa essere uno strumento idoneo ad attrarre il personale sanitario. Esso deve altresì essere tutelato dalle aggressioni fisiche e verbali che colpiscono soprattutto coloro che lavorano dei dipartimenti di emergenza-urgenza.

Manca poi la cultura sanitaria, per cui accade che i cittadini non riescano a valutare i propri bisogni, soprattutto se e quando è il caso di accedere al sistema dell'emergenza, non riuscendo a distinguere un bisogno di assistenza sanitaria urgente da un sintomo che può essere affrontato in sede di medicina generale, si conclude.

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