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Emilia-Romagna

Direttore Assistenziale, il no dell'intersindacale medica

di Redazione Roma

Non si placano le polemiche sulla proposta di legge dell’assessore Donini di istituire la figura del Direttore Assistenziale. E mentre l’auspicio del Cnc è che trovi supporto e diffusione oltre l’Emilia-Romagna, l’intersindacale medica ne chiede il ritiro. Definendola un discutibile maquillage organizzativo.

Intersindacale medica chiede ritiro proposta su Direttore Assistenziale

Prosegue la querelle, tra gli attori coinvolti, relativamente all’istituzione della figura del Direttore Assistenziale. A circa un anno dal suo annuncio, l’assessore alle Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna, Raffaele Donini, ha reso noto che entro la conclusione di luglio la proposta approderà in giunta per l’approvazione (la seduta prevista porta la data del 26 luglio, quindi il testo passerà all’esame dell’Assemblea legislativa regionale per l’approvazione ultima).

Intanto si registrano il completo supporto da parte del Coordinamento regionale degli Opi dell’Emilia-Romagna relativamente alla proposta dell’assessorato alla Salute relativamente alla modifica della legge regionale 29/2004 (“Norme generali sull’organizzazione ed il funzionamento del servizio sanitario regionale”) con l’obiettivo di valorizzare le professioni sanitarie e delle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil (la sanità necessita di innovazioni e del coinvolgimento di tutte le professioni sanitarie). Mentre la Sidmi – per quanto le concerne – auspica che l’iniziativa valichi i confini dell’Emilia-Romagna per approdare sull’intero territorio nazionale, consolidando i principi contenuti nel Patto della Salute e nel Pnrr.

Sulla stessa linea è anche l’associazione tecnico-scientifica Coordinamento nazionale dei caposala (Cnc) di Bologna, che sulla proposta inerente la nascita della figura del Direttore assistenziale – da inserire in staff alla Direzione generale – esprime pieno sostegno ed estremo interesse.

Per il Cnc del capoluogo emiliano, infatti, si creano in questo modo le fondamenta per uno sviluppo di carriera tangibile e sostenibile. Altresì verrebbe tenuta in considerazione la dura lezione imposta dalla pandemia, che ha posto in evidenza alcune criticità del Servizio sanitario nazionale e regionale, che sono state in ampia parte affrontate e superate grazie all’impegno e alla collaborazione di tutte le figure professionali che intervengono nel processo di cura. Con l’assoluta urgenza di ripensare a fondo l’organizzazione dei servizi territoriali, ospedalieri e socio assistenziali.

Auspicando che possa incontrare sostegno e diffusione, il Cnc Bologna interviene su un aspetto spesso evidenziato dai più critici, ovvero che la proposta di legge sulla figura del Direttore Assistenziale genera confusione nel riconoscere ruoli e competenze dei differenti professionisti della salute.

Nel modo più assoluto – è la replica – piuttosto si tratta di rendere operativi diritti giuridicamente già riconosciuti ad una categoria, e non significa sottrarre diritti ad altre categorie. Ma, appunto, quello della possibile confusione di ruoli e delle competenze è un tasto dolente, sul quale ritorna a premere con forza l’intersindacale medica (Aaroi-Emac, Anaao-Assomed, Anpo-Ascoti- Fials, Anmdo, Cimo-Fesmed e Fvm, Fassid, Fimmg, Snami, Sumai e Smi) che non solo definisce la proposta di legge un’iniziativa che apre l’ennesimo “poltronificio” ad alto costo, producendo confusione nella gestione clinica del paziente e sottraendo, per di più, personale, già scarso, alla attività assistenziale, ma sollecita il ritiro della modifica organizzativa proposta, rinnovando e rinforzando l’impegno a difendere il diritto alla salute dei cittadini e quello dei professionisti a migliori e più dignitose condizioni di lavoro, rispettose del loro ruolo e della loro autonomia.

Più che il fioretto, i sindacati dei medici sguainano la spada: Stiamo parlando di un discutibile maquillage organizzativo, figlio di una ricerca spasmodica di consenso che sovverte, all’atto pratico, qualsivoglia priorità di intervento sanitario per prendere il posto dell’esigenza, che dovrebbe essere in cima ai pensieri di chi è responsabile della sanità pubblica.

Quale, nello specifico? L’urgenza di ridurre le liste di attesa dei cittadini – è la replica – di rimpinguare organici drammaticamente al lumicino, di migliorare le condizioni di lavoro per arrestare la fuga dal Ssr, di riorganizzare il sistema di cura, ospedaliero e territoriale, valorizzando la attività di prevenzione.

Giornalista
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